Per sostenere il processo di integrazione europea, messo a dura prova dalla Brexit, è necessaria oggi una forte risposta politica che rilanci con forza lo spazio unico europeo. L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, considerata inizialmente come un potenziale fattore disgregante, ha dimostrato il contrario. E lo testimonia una recente indagine di Eurobarometro. In quasi tutti gli Stati Membri il fronte populista ed antieuropeo è in forte calo, probabilmente spaesato e spaventato dalla reale uscita del Regno Unito dall’Unione europea.
Su quali dossier si sta impegnando attualmente?
In questa prima parte di legislatura, come membro della Commissione Trasporti ho avuto l’onore di portare a compimento il dossier sulla più grande riforma ferroviaria europea, il Quarto pacchetto ferroviario che propone finalmente l’apertura del mercato dell’alta velocità in Europa con la possibilità, anche per le nostre imprese, di poter concorrere negli altri paesi per la prestazione del servizio. Considerata la competenza e l’appeal che molte imprese italiane suscitano in Europa, sarà una grande opportunità per la nostra industria. Oltre a questa riforma in questi mesi abbiamo portato a compimento il Regolamento per l’accesso al mercato dei servizi portuali e la trasparenza finanziaria dei porti – un importante dossier che aprirà nuovi scenari per i porti europei e renderà maggiormente competitivi anche gli scali italiani che per posizionamento geografico potranno giocare un ruolo da protagonisti grazie anche agli investimenti fatti sulla rete infrastrutturale – e la Direttiva europea sui Servizi postali. Poi c’è il mio impegno da vicepresidente del Parlamento, nel cui ruolo ho deleghe importanti come quella al bilancio del Parlamento, dove sto lavorando per razionalizzare le spese, e quella sul Mediterraneo e il Medioriente.
In che modo si sta adoperando affinché le proposte a cui state lavorando possano avere un impatto positivo sull’industria italiana?
Nei sette anni passati nel Parlamento europeo ho potuto constatare quanto l’industria italiana sia apprezzata in Europa. Innovazione, investimenti, idee possono portarci a essere leader nel nostro continente e non solo. Per fare questo occorre però stabilire un rapporto sempre più stretto e sinergico tra Europa e imprese, non disperdere le energie e soprattutto coinvolgere le diverse potenzialità italiane a tutti i livelli. Per tornare a crescere come Paese e per essere più competitivi a livello internazionale ed europeo in un contesto economico e commerciale sempre più globalizzato, occorre fare gioco di squadra. Solo così sarà possibile valorizzare i nostri talenti e promuovere maggiormente le nostre produzioni.
Cosa deve fare l’Europa per essere più vicina ai cittadini e alle imprese?
L’Europa rappresenta una grande opportunità poiché, oltre a finanziare molti progetti nel settore della ricerca e sviluppo, sostiene direttamente le imprese attraverso alcuni programmi specifici come COSME, EaSI e Horizon 2020. In questo senso è fondamentale che le imprese conoscano e sappiano intercettare sempre maggiori fondi comunitari, che sono una grande risorsa soprattutto in questo momento di crisi. Abbiamo la necessità di investire sulla formazione dei futuri programmatori europei e sviluppare sinergie tra imprese e autorità locali per disperdere meno possibile gli investimenti che l’Europa mette a disposizione tramite la programmazione finanziaria pluriennale. Per essere capaci di fare sistema, però, dobbiamo rendere più flessibile il nostro ordinamento e le riforme, come quelle proposte con il referendum costituzionale, saranno una scelta obbligata.