Basta alzare gli occhi dal prossimo gradino su cui poggiare il piede, quello a cui soprattutto gli imprenditori delle piccole imprese guardano per paura di inciampare o, peggio, con l’ansia di cadere rovinosamente, perché l’orizzonte piano piano cominci ad aprirsi. È con questa bella metafora che Bruno Scuotto, imprenditore di terza generazione di Pozzuoli, azienda di impiantistica fondata 65 anni fa a un passo da Napoli, a Pozzuoli, delegato speciale del presidente di Piccola Industria Carlo Robiglio e presidente di Fondimpresa, conclude la chiacchierata.
È una metafora che evoca gli spazi aperti, che induce all’ottimismo e alla fiducia. “Sì, per il futuro sono ottimista – conferma Scuotto –, vedo grandi opportunità, l’ho detto ai miei conterranei, questa è un’opportunità in particolare per noi imprenditori del Mezzogiorno. I grandi sconvolgimenti azzerano le distanze, come quando in un Gran Premio di Formula Uno entra la safety car e chi era dietro ha di nuovo buone chances per potersi giocare la gara, anche noi possiamo competere e recuperare il gap”.
Quello di Scuotto non è “wishful thinking” un po’ ingenuo, sa benissimo, e lo dichiara, che “la selezione ci sarà, il cambiamento porterà nuovi ricchi e insieme nuovi poveri, certi lavori spariranno, altri nasceranno. Quel che è chiaro è che per non morire bisogna evolvere: le competenze e la formazione, che è poi il campo a cui dedico da anni la mia attività associativa, faranno la differenza. Queste settimane di blocco forzato hanno liberato tempo a noi imprenditori per pensare, per guardare avanti e progettare”.
Anche l’attività di Scuotto Impianti Elettrici e Tecnologici, i sette cantieri su cui era impegnata l’azienda, si è dovuta fermare nonostante i Codici Ateco ne consentissero la prosecuzione: “Abbiamo dovuto interrompere bruscamente, non prima però di aver messo in sicurezza i cantieri, lavori di un paio di giorni. Sono rimaste attive solo le manutenzioni, della nostra quarantina di dipendenti hanno potuto lavorato in sei-sette. Poi a fine aprile è arrivato l’ok alla ripresa ma i cantieri non si riaprono schiacciando un pulsante. I cantieri non sono digitali, sono analogici”.
Ovvero? “Significa che nonostante già dal 27 aprile abbiamo organizzato la ripartenza, ad oggi – risponde Scuotto – quasi un mese dopo, siamo riusciti a riattivarne uno solo. La particolarità della ripartenza è davvero figlia di questo Paese: c’è uno iato enorme tra la norma scritta e la sua attuazione, dipende tutto dall’interpretazione, che non è mai univoca. Per esempio, il protocollo di sicurezza nazionale: non si è avuta una lettura univoca sul livello di responsabilità. Intanto il Covid-19 non è classificato come malattia ma come infortunio, con tutto quel che ne consegue.”
Nei cantieri per ogni tipo di lavorazione vanno utilizzate mascherine diverse, quelle chirurgiche servono in certi casi, le certificate Ffp2 in altri e le certificate e comprese nella lista dell’Inail per altri ancora: “Questa complessità ha rallentato enormemente le riaperture. Per non dire che al cantiere di Lecce, visto che gli spostamenti tra Regioni sono ancora vietati, non siamo proprio riusciti a tornare. Abbiamo dedicato molto tempo alla formazione e informazione del personale, a spiegare come rispettare le regole per la pulizia e la sanificazione delle postazioni e per l’impiego delle protezioni. Competenze che rimarranno, anche ad emergenza finita e che i nostri lavoratori hanno molto apprezzato”.
È ancora sulle competenze che il delegato speciale di Piccola Industria insiste: “Come Confindustria e Fondimpresa insistiamo sempre su quanto siano importanti competenze e formazione nel mondo del lavoro del futuro, che sarà diverso dall’attuale, l’economia si sposterà e genererà lavori nuovi. Nella pandemia abbiamo scoperto le potenzialità del digitale, della comunicazione a distanza, dello smart working: tutte tecnologie già disponibili ma che eravamo impreparati ad adottare e che entreranno di prepotenza nel bagaglio formativo prossimo venturo. Anche l’istruzione e la formazione a distanza segnano l’inizio di una nuova cultura”.
“Per chi è in cassa integrazione è importante accedere alla formazione – continua –, acquisire nuove competenze e avere accesso a carriere migliori, ai settori in crescita”. A proposito di cassa integrazione Scuotto, fortunatamente, non ha registrato difficoltà: “Era la prima volta che facevo ricorso a questo strumento e devo riconoscere che in poche ore l’Inps ha acquisito la richiesta e che i sussidi sono stati erogati”.
Scuotto indica come settori trainanti della ripresa dopo il lockdown la manifattura e le infrastrutture: “Il terziario, il turismo non riusciranno subito a rialzarsi. Bisogna accelerare le attività edilizie, i cantieri delle piccole e grandi opere. Come chiede il presidente dei costruttori di Confindustria, Gabriele Buia, vanno sbloccate le opere avviate, ferme o rallentate, anche sburocratizzando le procedure. L’incentivo del 110% sulle ristrutturazioni per il risparmio energetico, per interventi antisismici e per l’impiego di energie alternative ha una doppia valenza: crea lavoro e mitiga l’impatto ambientale”.
Se l’edilizia e le infrastrutture si sbloccano, ripartono l’impiantistica e molte altre filiere industriali. Nella crisi Bruno Scuotto guarda alle opportunità. Ed è ottimista anche per i piccoli ma concreti segnali che qualcosa si sta già muovendo, per esempio affiora una tendenza ad unire le forze per essere più competitivi: “Le gare pubbliche per la fornitura e la manutenzione degli impianti non si sono mai fermate – conclude – e stanno determinando un maggior ascolto reciproco tra imprenditori: mi telefonano per propormi di partecipare insieme ai bandi e io stesso in queste settimane ho fatto lo stesso”. C’è vita oltre i prossimi scalini da superare.