Mi sembra innanzitutto il caso di sottolineare come il metodo ampiamente democratico, adottato con la riforma Pesenti, abbia stimolato un’ampia partecipazione, attraverso le varie anime del Sistema: territoriali, categorie, componenti Piccola Industria e Giovani Imprenditori, singoli associati. Questo è il primo dato da evidenziare; come riportato dal collegio dei Saggi infatti, è emersa chiaramente una volontà di partecipazione e di profondo interesse, ciò con buona pace di molti autorevoli commentatori esterni.
Oggi, ripartiamo dalla “casa comune” con un nuovo presidente, ma soprattutto ripartiamo con infinito entusiasmo e voglia di rimboccarsi le maniche per contribuire al rilancio del Paese, mettendo finalmente alle spalle un lunghissimo periodo di difficoltà e trasformazione, che ha visto le nostre imprese impegnate in una strenua resistenza per sopravvivere.
L’ottimo lavoro del presidente Squinzi, al quale inviamo il nostro più caloroso saluto e al quale vogliamo esprimere il nostro grazie per l’immane impegno di questi anni, ha permesso di tenere unità la nostra Confindustria, al di là di momenti nei quali si è segnato il passo, causa anche il sensibile calo degli associati dovuto principalmente alle contingenti difficoltà di molte aziende.
Oggi ripartiamo con la volontà di rilanciare una Confindustria al passo con i tempi (abusare del consunto termine “nuova”, sarebbe fuorviante) e cosciente di rappresentare la più importante componente datoriale del Paese; in grado di mettersi in discussione con tutte le altre realtà coinvolte nel ruolo della rappresentanza, ma soprattutto di interfacciarsi al Governo diventandone interlocutore autorevole e privilegiato, consapevole di poter portare proposte concrete per un rilancio del sistema Italia e l’avvio di una politica industriale che permetta ai nostri imprenditori, liberati finalmente da quei “lacci e lacciuoli” citati da Guido Carli, di investire e di sviluppare progetti, creando posti di lavoro e ricchezza per l’intera nazione.
Con la scelta della presidenza Boccia emerge netto e chiaro un importante segnale di coesione e partecipazione delle componenti PMI, dei Giovani imprenditori e soprattutto dei territori, rappresentati da molte aree delle cosiddette periferie. Queste varie anime di un’unica identità, si aspettano una Confindustria capace di prendere posizioni, nel caso anche scomode, per far sentire alta e forte la voce degli imprenditori italiani, che è ben lungi dall’essere una voce di difesa di interessi particolari e corporativi, ma è la voce di chi chiede da anni di poter svolgere al meglio il proprio lavoro per creare nuove opportunità per le future generazioni e benessere per la Comunità.
Chiediamo innanzitutto che venga interpretata la forte esigenza di rinnovamento della “casa comune” che è latente da tempo; ma certo non condividiamo l’utilizzo di slogan inneggianti alla “rottamazione”, che purtroppo sono stati sbandierai da alcuni associati, per celare la mancanza di veri progetti volti a un rinnovamento responsabile.
Auspichiamo una Confindustria che sappia riconquistare un ruolo di rappresentanza e possa così recuperare l’identità da tempo sbiadita, rivendicando in maniera forte il proprio ruolo che è fondamentale per la sopravvivenza di una nazione che voglia in futuro ricoprire il posto che, negli anni passati, ha ricoperto l’Italia.
Per arrivare a ciò dovremo costruire una Confindustria che non faccia “sconti” di sorta per motivi di quieto vivere, ma sappia viceversa prendere posizioni anche scomode alle quali non venire meno per alcun motivo. Una Confindustria che rivesta un ruolo politico in senso ampio e alto, il che non vuol dire propendere per un “partito”, ma parteggiare sempre per l’Italia e per i suoi interessi all’interno di un condiviso e necessario sistema europeo.
Una Confindustria che non sarà mai “contro” il Governo, o contro chicchessia in una contrapposizione di classi sociali, ma sempre a “favore” di proposte di politica industriale che vadano verso i giusti interessi delle imprese, che sempre più stanno avendo e avranno coscienza e attenzione al proprio ruolo sociale.
Buon lavoro dunque Vincenzo, su di noi e sul nostro impegno di piccoli e medi imprenditori potrai sempre contare, per poter costruire insieme la Confindustria di domani, la Confindustria per l’Italia.