Il pensiero inteso come razionalità, e fino ad oggi alla base della nostra esistenza, starebbe per lasciare il passo al concetto di condivisione concepito come fattore guida della nostra azione quotidiana. Sarebbe questo il nuovo modo di “sentirci umani” dopo la pandemia per Valeria Vaccari, docente presso la Scuola Bolognese di Psicoterapia cognitiva e al master “Intercultural Competence and management presso il Dipartimento di filosofia, pedagogia e psicologia dell’Università di Verona.
Una tesi stimolante. A mio avviso potrebbe funzionare a condizione di essere dotati di una comprovata capacità di proposta e altrettanta di ascolto. Non l’una o l’altra, ma ambedue insieme. Saremo in grado? Parrebbe proprio di no. Nel quotidiano – rincresce rilevarlo – abbiamo continue conferme di questa nostra incapacità. Prendiamo, ad esempio, la crisi politica di questo inizio anno.
È stata definita “incomprensibile” per settimane da politici, giornalisti e commentatori quando, alla resa dei conti, si è palesata come la crisi più chiara del mondo: semplicemente, la maggioranza è risultata in disaccordo su quasi tutti i temi più urgenti e importanti, sui quali l’esploratore Roberto Fico, in qualità di presidente della Camera dei deputati, ha tentato il rilancio. Ammettiamolo, un disaccordo latente da tempo. Non c’è stata la lucidità di leggerlo in tutta la sua profondità ed è mancata, cosa ancor più grave, la responsabilità di prenderne tempestivamente atto.
Per fortuna lucidità e responsabilità non sono mancate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, capita l’aria, ha calato “l’asso Draghi” e chiamato l’ultimo giro. Esatto, l’ultimo giro. E se tante volte a qualcuno fosse sfuggita la gravità della situazione, ecco servito puntuale, chiaro e convincente, il richiamo alla massima responsabilità.
Il 13 febbraio è nato il 67° governo della nostra era repubblicana. Mario Draghi ha scelto una composizione mista, tecnica e politica, assegnando i ministeri che più direttamente saranno coinvolti nella preparazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza a figure tecniche come Daniele Franco all’Economia, Roberto Cingolani alla Transizione ecologica, Vittorio Colao all’Innovazione tecnologica ed Enrico Giovannini alle Infrastrutture e ai Trasporti. Figure di comprovata competenza perché questo è quanto occorre. Serve per far ripartire il Paese, serve alla politica per riprendersi quel ruolo e spazio che le compete e che pare abbia smarrito.