Tre giorni per riflettere, confrontarsi, fare rete e condividere. Al centro, la cultura e la creatività. È il Ravello Lab, promosso da Federculture in collaborazione con il Centro universitario per i Beni culturali di Ravello, che dal 19 al 21 ottobre ha occupato un importante spazio nel dibattito culturale del Paese con il tema “Sviluppo a base culturale – Governance partecipata per l’impresa culturale”.
Dal 2006 è un appuntamento con cadenza annuale, dedicato a quanti credono nella capacità della cultura di generare progresso, sviluppo e innovazione. Sono questi i motivi che hanno spinto Confindustria ad accettare di essere partner ufficiale di questa edizione.
Come ha spiegato Renzo Iorio, presidente del Gruppo tecnico Cultura e Sviluppo, “da tanti anni il Ravello Lab si conferma una brillante intuizione: un luogo dove si esprimono intelligenze per delineare una visione Paese e ideare progetti, sollecitando anche leve diverse da quelle legate alla sola filiera creativa e culturale”. Per arrivare puntuali a questo appuntamento, si è partiti ad aprile con un incontro preparatorio al Mibact in cui il ministro Dario Franceschini e il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, oltre ai vertici di Federculture e alla parlamentare europea Silvia Costa, hanno condiviso le raccomandazioni che avrebbero guidato i “Colloqui internazionali” in autunno.
La posizione di Confindustria, affidata ad un videomessaggio del presidente Boccia, è stata sviluppata con l’intervento introduttivo e conclusivo di Renzo Iorio e dei tre testimonial rappresentanti del Gruppo tecnico Cultura e Sviluppo: Mauro Severi, Alessandro Beda e Armando Brunini. Questi ultimi hanno arricchito, con la propria esperienza, le due sessioni tematiche dedicate alla “Pianificazione strategica, progettazione e valutazione” e a “L’impresa culturale tra risultato economico e valore sociale”. Il tema della progettazione integrata, fra livelli istituzionali e soggetti pubblici e privati, per una migliore gestione del “bene culturale Italia” è stato ampiamente dibattuto dagli amministratori pubblici, rappresentanti di istituzioni italiane ed europee.
Mauro Severi, presidente Unindustria Reggio Emilia, ha dato un suo contributo sottolineando che “l’Italia è un unico sito di pregio che chiede di essere pensato, narrato, gestito e amministrato con intenzionalità e coerenza. Occorre mettere in rete progetti d’area vasta, dotati di maggiori risorse e capacità attrattive, anche rafforzando il dialogo pubblico-privato. Sono questi i presupposti sui quali fondare la nostra, non più rinviabile, rivoluzione culturale”.
Al Ravello Lab non si fotografa solo la contemporaneità, ma si cerca anche di intercettare e anticipare le tendenze che stanno producendo fenomeni di ibridazione in cui l’impresa si interessa anche di arte e di cultura, offrendo risultati socialmente utili. Uno di questi esempi è la Gesac, la società di gestione dell’aeroporto di Napoli.
“La Gesac ha deciso di aprire l’aeroporto alla collettività e alla città di Napoli. – ha dichiarato l’amministratore delegato Armando Brunini – L’aeroporto è oggi un ambiente di promozione turistica e di valorizzazione culturale. Un luogo di narrazione e di fermento artistico. Di fatto, la prima o l’ultima esperienza culturale che si offre al viaggiatore, al suo arrivo o alla sua ripartenza”.
La cultura è sempre più un elemento portante della proposta delle aziende, consapevoli che l’accountability dipenda anche dal giudizio attribuito al marchio.
Un fenomeno che si è affermato anche attraverso la forte attenzione che l’Unione europea ha richiamato sulla responsabilità sociale di impresa (Rsi), come ricorda Alessandro Beda della Fondazione Sodalitas: “Dagli anni Duemila si è affermato il fenomeno della Rsi che vede l’impresa fortemente impegnata per lo sviluppo sostenibile, anche attraverso investimenti sociali nel territorio. Sono ormai migliaia le imprese che investono in quest’ottica. È necessario rafforzare la consapevolezza che l’investimento in cultura è parte integrante dello sviluppo sociale di un territorio”.
L’attitudine delle imprese verso la Rsi è un dato ormai consolidato, quello che sta avvenendo oggi è il tentativo di andare oltre, in cui il confine tra profit e no profit è sempre più ibrido. Questo tentativo, che in Italia porta il nome delle società benefit (introdotte nell’ordinamento giuridico italiano con la Legge di Stabilità 2016), ha avuto una portata innovativa per superare questa linea di demarcazione.
A suggellare il tutto il videomessaggio che il presidente Boccia ha voluto inviare ai relatori: “L’industria larga non può prescindere dal legame tra l’impresa manifatturiera, in senso stretto, e la cultura. – ha affermato – Da questo incontro nascono bellezza ed equilibrio, non solo del patrimonio storico-artistico”. “La bellezza – ha concluso Boccia – è anche l’eccellenza dei nostri prodotti di altissima qualità. La cultura è la linfa di ciò che siamo e sappiamo fare e non può essere considerata un elemento marginale nella vita del Paese. È un elemento sostanziale che ci consente di immaginare il futuro e una società più inclusiva e aperta, fondata sulla cultura”.