Torna a far parlare di sé e del significativo valore delle proposte annualmente veicolate il Premio nazionale per l’innovazione (PNI), promosso dal PNICube, l’associazione italiana che riunisce gli incubatori universitari, e giunto alla 20esima edizione. Ad ospitare la due giorni (1 e 2 dicembre prossimi) sarà il palazzo dell’Emiciclo dell’Aquila (nella foto in alto), dove i finalisti si contenderanno il titolo di vincitore assoluto, quattro riconoscimenti settoriali e, per la prima volta, il premio Green&Blue, che darà la meritata visibilità ai progetti imprenditoriali che si impegnano a pensare soluzioni per contrastare l’emergenza climatica.

ALESSANDRO GRANDI
“Sono oltre 3mila i neo-imprenditori che hanno presentato poco meno di un migliaio di idee di impresa e oltre 400 business plan con l’obiettivo di sviluppare nuove imprese innovative. Il tutto passando per un percorso generativo unico, legato alla ricerca accademica – ha spiegato il presidente dell’Associazione Italiana degli Incubatori Universitari (PNICube), Alessandro Grandi nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa –. Progetto che l’Ocse ha riconosciuto come best practice per la capacità di mettere in rete i network locali per la promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità accademica”.
Nel corso della prima giornata di Innovation Expo, startup & spinoff, aziende, investitori e “open innovator” potranno accedere agli stand dei migliori progetti d’impresa hi-tech italiani, realtà con cui, a seguire, avranno anche la possibilità di valutare eventuali opportunità di business. Il giorno successivo, invece, al termine di una mattinata ricca di sfide nel corso della quale scenderanno in campo i migliori progetti di impresa hi-tech nati dalla ricerca di 53 atenei ed incubatori universitari di 16 regioni d’Italia, verrà infine proclamato il vincitore del PNI 2022.
La business plan competition più importante d’Italia vedrà in gara i 67 progetti innovativi che hanno superato la selezione delle StartCup, competizioni regionali collegate alle università italiane e agli enti di ricerca pubblici associati a PNICube, che, nata nel 2004, ha lo scopo di stimolare la nascita e accompagnare verso il mercato nuove imprese ad alto contenuto di conoscenza generate dal mondo accademico.
Quest’anno il PNI è organizzato dall’Università degli studi dell’Aquila in collaborazione con il Gran Sasso Science Institute (GSSI) e l’associazione Innovalley. In questo momento, tra le altre cose, l’ateneo aquilano è capofila nel progetto “Vitality – Ecosistema innovazione, digitalizzazione e sostenibilità per l’economia diffusa nel Centro Italia”, approvato dal Miur nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e sviluppato dall’hub di Abruzzo, Marche e Umbria (HAMU) e dalle università delle tre regioni.

EDOARDO ALESSE
“Vitality è un progetto a forte valenza territoriale, un partenariato esteso finanziato con 120 milioni di euro, che raccoglie tutte le università di Abruzzo, Marche e Umbria, più altri partner privati e pubblici. È uno degli strumenti attraverso i quali si opererà per il rilancio di territori che condividono alcune fragilità, demografiche, sismiche e climatiche, nell’ottica di attrarre progetti imprenditoriali – sottolinea Edoardo Alesse, rettore dell’Università degli studi dell’Aquila –. Strutturalmente, l’ecosistema è organizzato con un hub, l’Università dell’Aquila, che ha il compito di interagire col ministero, governare i flussi economici da distribuire agli spoke, monitorare l’andamento della spesa, verificare che non ci siano problemi e segnalarli qualora ce ne fossero, perché uno dei problemi centrali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, com’è noto, è la tempistica. Bisogna chiudere nei tempi stabiliti: non ci sono margini per avere proroghe. I temi al centro dell’ecosistema sono quelli che vengono dalle strategie regionali in termini di sviluppo imprenditoriale e innovazione”.