Non c’è bisogno di avere clienti a Mosca per comprendere che gli effetti economici del conflitto in Russia presto si sentiranno anche in realtà distanti centinaia di chilometri. Il caso di oggi ci porta nell’area industriale di Borgo Vercelli, in Piemonte. Qui ha sede la Setvis, fondata nel 1917 – epoca in cui produceva bottoni e interruttori elettrici in cornunghia, materiale povero di origine animale – e oggi specializzata nello stampaggio di materie plastiche, nella prototipazione e costruzione di stampi, nonché nella stampa 3D.
Parlando con l’amministratore delegato Giorgio Baldini (nella foto in alto), che gestisce l’azienda insieme con il fratello Roberto, direttore tecnico, si percepisce una certa preoccupazione e la difficoltà di prevedere quale sarà lo scenario dei prossimi mesi. “È tutto da vedere perché noi non abbiamo clienti in Russia ma i nostri committenti sì. Immaginiamo, dunque, che un qualche calo di richieste dal mercato russo ci sarà, ma soprattutto temiamo l’inflazione che sta cominciando ad avvertirsi sui banchi dei supermercati. Produrrà una flessione dei consumi al dettaglio – spiega l’imprenditore – e c’è da aspettarsi che dopo l’estate arrivino cali nelle richieste anche a livello industriale. È come un’onda”.
Il conflitto in Ucraina si è innestato in una situazione già difficile, determinata dal rincaro dei prezzi delle materie prime partito nel 2021 e dall’aumento dei costi energetici, che le imprese hanno cominciato a rilevare in bolletta nell’ultimo trimestre dello scorso anno. “La guerra non aiuta – commenta Baldini –. Quand’anche finisse in tempi brevi, cosa che ci auguriamo, restano le sanzioni. Bisogna vedere fino a quando e in che proporzioni le lasceranno in vigore”.
La Setvis produce componenti in plastica che servono a realizzare prodotti o macchinari nei settori della meccanica, nautica, packaging, tessile, lavorazione del legno, valvolame e rubinetteria.
Si parte dalla progettazione del pezzo per poi costruire lo stampo e avviare la produzione in serie. Si tratta di piccoli lotti, che possono variare da un minimo di 300/400 unità fino a un massimo di 50mila o 100mila pezzi. Nello stampaggio a iniezione, tecnologia abbastanza consolidata insieme con quella dello stampaggio a compressione, si usano tecnopolimeri – policarbonato, nylon, resina acetalica per fare qualche esempio – e materiali in fibra di vetro o in fibra di carbonio.
Fino ad oggi, racconta ancora l’imprenditore, sono sempre riusciti ad approvvigionarsi, nonostante la congiuntura sfavorevole, grazie anche al fatto di consumare piccoli volumi. “Ma i prezzi sono andati alle stelle – sottolinea Baldini –. In un anno abbiamo avuto rincari del 100% o 120%, altri del 50% o 60%, mentre nei casi più fortunati i materiali sono lievitati comunque del 30%. Le faccio un esempio: la resina acetalica, che prima veniva venduta a 1,40 euro al chilo, oggi è sopra i tre euro. E così, dopo aver mantenuto invariati i nostri listini per tanti anni, nel 2021 abbiamo dovuto ritoccarli ogni mese. Purtroppo, nel momento in cui il materiale rappresenta il 40% o il 50% del costo del prodotto, non abbiamo alternative. Ho dovuto valutare anche singoli casi per capire se il cliente era in grado di sopportare gli aumenti”.
Nel corso dei mesi la situazione non è mutata, conferma Baldini, e nell’ultimo trimestre del 2021 si è aggiunto il rincaro della bolletta. “Per noi l’energia elettrica non era mai stata un costo rilevante, purtroppo lo è diventato ed è una voce molto difficile da controllare. Ci aiutiamo con i pannelli fotovoltaici, grazie ai quali copriamo all’incirca il 25% del consumo, ma adesso stiamo pensando di trovare altre soluzioni per essere autonomi”, aggiunge l’imprenditore.
Alla Setvis, infatti, non è abitudine perdersi d’animo e questa piccola impresa, che fattura due milioni e mezzo di euro e dà lavoro a trenta dipendenti, ha già dimostrato di saper cogliere le opportunità. Nel 2017, per esempio, ha usufruito degli incentivi previsti dal piano Industria 4.0 per costruire il nuovo stabilimento, spostandosi dalla vecchia sede storica, nel frattempo inglobata dall’area urbana, per collocarsi nella zona industriale di Borgo Vercelli, vicino all’ingresso dell’autostrada. “Abbiamo interamente ripensato il reparto stampaggio, che oggi possiamo monitorare completamente da remoto”, spiega Baldini. Investimenti che sono proseguiti anche lo scorso anno con l’acquisto di un’altra pressa.
Sul versante dell’innovazione di prodotto l’impresa vorrebbe sviluppare qualcosa di proprio e si sta orientando nell’ambito delle colture idroponiche. “Sicuramente si tratta di un mercato di nicchia, ma credo che la sensibilità verso il concetto di autosufficienza andrà crescendo – commenta l’imprenditore –. Stiamo quindi facendo prove di stampaggio di materiali che hanno base polimerica con l’aggiunta di fibre vegetali”.
La Setvis, inoltre, si distingue per essere stata una delle prime aziende, in Piemonte, a credere nello strumento della rete d’impresa, che ha costituito nel 2013 sotto il nome di Integrated Mechanical Team insieme con altre cinque aziende: Prosino, Stamperia Bosatra, Arnaldo Fuselli, Fonderia Alfredo Togno e Steam. “La nostra caratteristica è di avere dimensioni simili, operare in conto terzi ed essere a gestione familiare. Facciamo mestieri diversi, ma abbiamo in comune alcuni clienti e così abbiamo pensato di proporci insieme nel mercato della subfornitura. Partecipiamo alle fiere, dividiamo i costi e forniamo al cliente un prodotto più completo”.
Proprio alle fiere si apprezzano i vantaggi della tecnologia di stampaggio in 3D, l’ultima in ordine di tempo ad essere entrata nella routine della Setvis. “I materiali adoperati sono sempre termoplastici o resine. La stampa in 3D consente di generare un pezzo tridimensionale in tempi brevi senza dover costruire lo stampo. È molto utile per fare i prototipi: si presentano in fiera e se c’è risposta da parte della clientela si realizza lo stampo e si avvia la produzione in serie”, conclude Baldini.