Il suo territorio è uno dei più colpiti dal contagio. Come è cambiata la sua vita nel quotidiano e la vita in azienda?
Viviamo e lavoriamo in Veneto, una delle regioni dove prima si è manifestata la presenza del Covid-19 nel nostro Paese, e tra quelle con più persone che vi sono entrate in contatto. Abbiamo adottato tutte le misure di prevenzione, nei luoghi di lavoro e in tutta la nostra vita sociale, con senso di responsabilità. Purtroppo, le disposizioni sono spesso state incerte, confuse se non contraddittorie, aggiungendo disagio in una situazione senza precedenti. La mia azienda, Alf Dafrè, così come gran parte del sistema industriale trevigiano e padovano sono rimasti aperti fino al 25 marzo, avendo già adottato anche prima le più rigorose misure di sicurezza per i lavoratori e dove possibile lo smart working. La nostra associazione, Assindustria Venetocentro – Imprenditori Padova Treviso è impegnata da settimane in uno sforzo straordinario nel dare assistenza alle oltre 3.500 imprese socie in questa situazione di assoluta complessità e nella gestione dello stop produttivo, in considerazione anche della forte presenza internazionale delle nostre imprese, quindi nella gestione delle persone, delle merci e delle forniture, nell’organizzazione stessa del lavoro. È una crisi da “tempo di guerra” che, superata l’emergenza sanitaria che ora ha priorità, richiederà misure senza precedenti per affrontare l’emergenza economica e sociale a tutela delle imprese e del lavoro.
Che tipo di richieste e problemi segnalano gli imprenditori? La produzione sta andando avanti?
Il sentimento degli imprenditori è di forte preoccupazione per il presente e soprattutto per il futuro, perché vi è la massima incertezza su quando potrà essere superata questa situazione difficile. Le imprese di turismo, trasporti, commercio, edilizia hanno per prime subìto un danno impressionante; la meccanica e le produzioni manifatturiere che ora si sono in gran parte fermate riportano perdite gravissime.
Se dovesse indicare tre cose che il governo dovrebbe fare subito per aiutare le imprese a ripartire.
Servono subito importanti misure di sostegno per il mancato fatturato di questi mesi e per mantenere la liquidità nelle imprese, che pur restando chiuse, devono pagare fornitori, tasse. Nessuna dovrà fallire e si dovranno contenere le perdite di posti di lavoro. Occorre estendere gli ammortizzatori sociali, sospendere o azzerare le scadenze fiscali e contributive. Al contempo, è fondamentale rilanciare gli investimenti nel medio lungo periodo, affinché da questa grave emergenza il nostro Paese possa uscire rinnovato e con nuove opportunità, anche pensando alle generazioni future. E serve anche una forte azione di comunicazione per la reputazione internazionale e il made in Italy. Deve essere un impegno al quale tutti dobbiamo contribuire nell’interesse comune, con serietà, responsabilità e visione.
Articolo pubblicato sul numero di aprile dell’Imprenditore