Il suo territorio è il più colpito dal contagio. Come è cambiata la sua vita nel quotidiano e la vita nella sua azienda?
Nella provincia di Lodi hanno sede oltre 15mila unità locali che impiegano circa 57mila addetti, occupati nel settore “storico” agro-alimentare, in quello chimico e farmaceutico, con particolare evidenza della cosmetica e in quello elettronico. Un tessuto produttivo prevalentemente manifatturiero che in questo momento è in grande sofferenza.
Le misure restrittive e di contenimento sanitario per contrastare l’ulteriore propagarsi del contagio da coronavirus, seppur doverose e necessarie, bloccano le imprese e i lavoratori della zona rossa. Questa situazione ha riflessi anche sulle altre imprese del territorio. Nella mia, come in tutte le aziende che sono ferme, il personale non può arrivare, le merci non escono dagli stabilimenti, l’attività è limitata al telefono e alle mail.
Che tipo di richieste e problemi le segnalano gli imprenditori? La produzione sta andando avanti?
La prima azione auspicata dalle imprese del territorio è un intervento urgente affinché venga rimosso il blocco operativo e produttivo. Qualche deroga è stata concessa, ma i casi sono molto pochi. Il fatturato di questi giorni di fermo è indubbiamente perso e un possibile recupero nei prossimi mesi è difficile da prevedere. In questi momenti, pur mantenendo attenzione e cautela per contenere il propagarsi di un clima di psicosi, la situazione va fronteggiata in tempi rapidi e con misure non convenzionali che non guardino solo all’emergenza di queste settimane, ma possano essere di sostegno anche dopo il riavvio delle attività produttive.
Cosa chiede al governo per aiutare le imprese a ripartire?
Serve un’operazione straordinaria che sostenga il tessuto produttivo nella sua totalità, un piano che guardi alle indicazioni di Confindustria e che possa contrastare gli effetti negativi che stanno investendo le nostre imprese. Vanno attivate misure dirette a garantire liquidità alle imprese, come il potenziamento delle attività del Fondo di garanzia per le Pmi e la dilazione, in un maggior lasso temporale, del pagamento dei debiti tributari. Inoltre, è fondamentale stimolare e incentivare gli investimenti privati e l’occupazione giovanile anche attraverso contratti come l’apprendistato. Una strategia condivisa e forte che sappia guardare oltre l’emergenza contingente e che non lasci sole le imprese.
Articolo pubblicato sul numero di aprile dell’Imprenditore