Alcuni di noi, spinti da un profondo senso di dignità ed esasperati dall’impossibilità di ottenere risultati dai propri sforzi, sono giunti addirittura, per l’attaccamento alle proprie imprese e ai propri collaboratori, a gesti estremi.
Oggi dobbiamo interrogarci sul futuro della casa comune Confindustria in vista dell’imminente rinnovo della presidenza nazionale e svolgere una serena riflessione, anche autocritica, sul nostro ruolo all’interno del sistema confindustriale e sul senso stesso della rappresentanza in questo momento storico.
Siamo, quindi, consapevoli che il ruolo della rappresentanza vada profondamente rielaborato e aggiornato, consci che l’impresa e gli imprenditori non possano essere portatori solo d’interessi di parte, ma debbano interpretare anche gli interessi delle comunità di riferimento sui propri territori e dell’intero sistema paese.
A tal fine diviene urgente recuperare innanzitutto la nostra identità, non tanto per la componente Piccola Industria, quanto per la nostra Confindustria: un’identità smarrita da quando si è indebolito il ruolo della rappresentanza, intraprendendo un percorso che ci ha portato a una tendenza che potremmo definire “ecumenica”.
Questa volontà, quasi necessità, di dare voce a tutti senza scontentare mai nessuno ha svilito i contenuti di molti concetti e valori di riferimento, gli stessi fondamenti della rappresentanza così come dovrebbe essere intesa dal sistema Confindustria.
Tutto ciò ha causato lo svuotamento di significato di molte nostre prese di posizione, rendendole deboli, opache, poco incisive e intempestive per un’effettiva considerazione da parte degli attori di riferimento, in primis il governo del paese.
La nostra capacità di sostenere appieno interessi e posizioni da tutelare è venuta meno insieme alla forza di comunicare in modo chiaro e autorevole le nostre idee e i nostri progetti per il paese.
Diventa, quindi, necessario recuperare la nostra identità partendo dai valori di riferimento, in ragione dei quali tracciare percorsi e obiettivi, soprattutto oggi che abbiamo una nuova riforma da attuare pienamente.
Bisogna recuperare l’anima che appare assopita, perché senza di essa non possiamo pensare di essere credibili e autorevoli verso l’esterno e verso i nostri interlocutori.
Partiamo dalla convinzione che non rappresentiamo piccoli imprenditori, ma capitani coraggiosi che sfidano enormi complessità per fare grandi le imprese.
Vogliamo, innanzitutto, rafforzare i nostri valori: meritocrazia, responsabilità sociale, etica di impresa, consapevolezza del nostro ruolo che deve essere di leadership.
Dobbiamo diventare punto di riferimento per i giovani, all’insegna del consolidamento di una forte cultura d’impresa per fare della “fabbrica” Italia un leader europeo.
Vogliamo tornare a rivestire un “ruolo politico” nella sua accezione più alta, inteso come la capacità di portare avanti iniziative e progettualità senza timori e senza cedere a compromessi, convinti di operare nell’interesse non solo delle nostre imprese, ma dell’Italia e delle prossime generazioni. Troppo spesso in quest’ultimo decennio abbiamo dimenticato questa identità, limitando le nostre azioni nel perimetro dell’attività delle nostre imprese.
Siamo oggi consapevoli che i tempi sono maturi per un ruolo fondamentale di Piccola Industria all’interno di Confindustria.
Abbiamo la certezza che gli imprenditori delle piccole e medie imprese possano assumere la responsabilità e la leadership della rappresentanza, nell’interesse delle imprese del manifatturiero e dei servizi, ma soprattutto nell’interesse di un paese moderno, all’avanguardia, competitivo, come può e deve essere l’Italia di oggi.
Il percorso fatto dalla Piccola Industria di Confindustria in questi ultimi dieci anni dimostra la maturazione della nostra imprenditoria, grazie alla forte crescita della cultura d’impresa e di un sempre più consapevole ruolo di responsabilità sociale.
Abbiamo dimostrato una costante attenzione a temi che sono diventati nel tempo dei veri e propri mantra, quali il credito e la finanza d’impresa, le relazioni industriali e, ancor più, la grande attenzione a un ponte con le nuove generazioni (il progetto Pmi Day), il quotidiano impegno, particolarmente incisivo con l’attuale presidenza, per lo sviluppo nelle imprese italiane di una cultura dell’innovazione continua (startup e Pmi innovative, progetto Lean e cluster “Fabbrica Intelligente”).
Tutto ciò ha permesso a Piccola Industria di rivestire un ruolo di leadership e di capacità di rappresentanza. Noi imprenditori della Piccola Industria ci proponiamo come attori di un nuovo corso che trovi la sua ragion d’essere in questi valori e auspichiamo che attorno a questi principi e a questa identità possiamo ritrovarci insieme a chi in essi si riconosce e insieme a noi voglia collaborare all’Impresa più importante di tutte: l’Impresa Italia per le future generazioni.
Una Piccola Industria responsabile per una Confindustria che guardi al paese deve caratterizzarsi come leader del cambiamento, capace di delineare una politica industriale incisiva con il più ampio coinvolgimento del Sistema.
Al vertice confindustriale vuole un industriale manifatturiero, autorevole e indipendente, carismatico e di comprovata attitudine alla leadership, di lunga militanza, con un’approfondita conoscenza del Sistema e della tecnostruttura e che sia contraddistinto da una forte attitudine alla delega, all’ascolto dei territori, alla sintesi delle diverse sensibilità e a una comunicazione efficace.