
Sviluppatasi lungo oltre settanta anni, la storia aziendale di Orion Valves ha iniziato a prendere forma a Trieste nel secondo dopoguerra, per poi crescere progressivamente di significato fino a toccare i livelli attuali. Passando per i tanti snodi temporali che ne hanno definito carattere e ambizioni, l’azienda – 78 milioni di euro di fatturato e 170 dipendenti nel 2021 — ha sempre mantenuto il proprio quartier generale nel capoluogo giuliano occupandosi principalmente di valvole per impianti di raffineria. Nel 1996, dopo un periodo di difficoltà, Orion Valves è stata acquisita dalla famiglia Farina, che nei successivi 26 anni è riuscita a rimettere le cose a posto conquistando importanti fette di mercato.
“Al momento abbiamo due stabilimenti nella zona industriale di Trieste, il primo fronte mare, l’altro cinquecento metri all’interno, e per questo motivo possiamo contare su una logistica preferenziale visto che i nostri prodotti vengono spediti esclusivamente via nave – spiega Luca Farina (nella foto in alto), amministratore delegato della Pmi del Friuli Venezia Giulia –. Inoltre, abbiamo una sede di produzione anche in Arabia Saudita in cui lavorano una cinquantina di addetti”.
Ben radicata in importanti piazze petrolifere mondiali, Orion Valves vende valvole principalmente al di là dei confini nazionali e offre la propria opera solo a progetto, almeno da quando è stata rilevata dai Farina. “Per il 70% ci muoviamo commercialmente in Medio Oriente, ma siamo presenti pure in Brasile, Canada, Norvegia, Indonesia e in altre zone – chiarisce l’ad dell’azienda triestina –. I nostri clienti sono grandi oil company come Shell, Total, Aramco, British Petroleum, che hanno Orion come fornitore qualificato nelle loro liste, permettendoci così di partecipare a questo tipo di gare. Lavoriamo, attraverso le valvole da noi prodotte, anche nei campi del gas e dell’idrogeno liquido, nuova frontiera molto interessante su cui ultimamente abbiamo deciso di concentrare l’attenzione”.
Oltre che guardare al futuro con l’attenzione necessaria per riuscire a trasmettere idee innovative alla clientela, la Pmi di Trieste continua a mantenersi focalizzata su uno dei punti forti della propria proposta commerciale. “Per noi essere capaci di rispondere con prontezza ad ogni richiesta dei committenti è assolutamente centrale. I prodotti Orion Valves sono infatti al di fuori degli standard e non possono essere comprati sugli scaffali di un negozio. In altre parole, seguiamo le specifiche che ci vengono inviate e mettiamo a punto valvole a loro modo uniche e di varie tipologie”.
In un contesto industriale del genere, con grandi player internazionali coinvolti, per Orion Valves non è sempre facile riuscire a far comprendere determinate dinamiche. Tra queste spicca di sicuro quella dell’aumento dei prezzi di listino, in particolare degli acciai speciali, aspetto strettamente legato all’impennata dei costi di energia e materiali. “Sono effetti di un periodo storico pesante che stiamo subendo più che gestendo. È la logistica a crearci i maggiori problemi, considerato, per esempio, che un container in arrivo dalla Cina ha quasi quintuplicato il suo prezzo rispetto al recente passato – sottolinea Farina –. In più dobbiamo fare i conti con tempistiche di consegna purtroppo allungate, complicazioni e incertezze capite dal cliente in alcune occasioni, meno in altre. E dipende pure molto dalla forza contrattuale che abbiamo: sui progetti nuovi spesso ci vengono incontro, mentre questo accade di rado per ordini temporalmente più datati”.
Anche la guerra in Ucraina ha influito sul lavoro all’interno degli stabilimenti triestini di Orion Valves, costretta a ridisegnare l’intensità del proprio impegno giornaliero a causa delle sanzioni comminate alla Russia. “Una situazione che ha finito per bloccare progetti di nostri committenti, fortemente impegnati in una zona in cui viene estratto il 25% del gas mondiale. Di conseguenza le supply chain si sono incastrate e siamo così forzati a doverne patire le conseguenze”.
Ma, nonostante qualche fisiologico rallentamento, le prospettive per l’azienda giuliana restano più che positive, come conferma Bruno Farina. “Dopo un 2022, diciamo particolare, pensiamo già che l’anno a seguire sarà ricco di occasioni di cogliere. Stiamo sentendo di grossi investimenti in arrivo soprattutto dal Qatar e, a meno di altri sconquassi tipo il Covid-19, il settore di cui facciamo parte dovrebbe beneficiarne”.