“Mi chiede se sono preoccupato? Certamente, come tutti. Ma le strade sono due: trasformare questa preoccupazione in rabbia e rancore oppure rimboccarsi le maniche, elaborare una visione del futuro e cercare di metterla in pratica”. La razionalità del pensiero convive con l’ottimismo del cuore nelle parole di Diego Mingarelli, 42 anni, ceo di Diasen, azienda chimica specializzata in prodotti green per l’edilizia con sede a Sassoferrato, a pochi chilometri da Fabriano.
La crisi provocata dallo scoppio della pandemia comincia a farsi sentire anche qui, in questa bella realtà marchigiana che a gennaio ha festeggiato i venti anni di attività. Tuttavia, rispetto ad altre aziende attive nella filiera delle costruzioni e nonostante il settore dell’edilizia sia uno dei più colpiti, la Diasen è riuscita ad attutire meglio di altri gli effetti sul primo trimestre, che si è chiuso senza grossi scossoni. Come mai? “Abbiamo percepito da subito la gravità della situazione e a fine febbraio, d’intesa con alcuni nostri clienti, siamo riusciti ad anticipare ordini che sarebbero partiti ad aprile – spiega Mingarelli –. In questo modo abbiamo garantito la continuità produttiva conciliandola con la sicurezza di tutte le persone che lavorano con noi e per noi”.
Alla Diasen, di fatto, un vero e proprio lockdown non c’è stato. “Rientriamo nei codici Ateco che hanno potuto proseguire l’attività – continua l’imprenditore – e specialmente all’inizio abbiamo vissuto una situazione a doppia velocità: da un lato la domanda estera che tirava ancora, dall’altro l’Italia che si stava fermando. Se avessimo dovuto chiudere avremmo perso quote di mercato non più recuperabili”.
Il calo si avverte adesso e infatti il mese di aprile si è chiuso con una contrazione del fatturato del 30%, ma è del tutto fisiologico considerato che i cantieri hanno lavorato a singhiozzo e poi si sono fermati. Sulla ripresa legata alle riaperture di maggio le aspettative di Mingarelli sono prudenti. “Gli effetti non saranno immediati – spiega –. Chi ha progetti già avviati cercherà di portarli a termine, ma chi aveva in programma nuovi investimenti farà valutazioni più ponderate, come è logico che sia. Il 70% del giro d’affari della Diasen proviene dai mercati esteri, che al momento rappresentano una grande incognita. Fare un business plan adesso è la cosa più difficile perché lo scenario è incerto e difficile da interpretare – sottolinea –. Eppure le banche lo chiedono lo stesso. La liquidità serve per comprare tempo in attesa che ripartano gli investimenti. In primis quelli pubblici – è l’auspicio di Mingarelli – perché la domanda in alcuni settori è prossima allo zero e sarà difficile che le imprese, che si stanno già indebitando per superare questi mesi, accettino di fare nuovi investimenti”.
Nell’attesa, una parte dei 40 collaboratori della Diasen e Mingarelli sono al lavoro e si stanno sperimentando modelli di cooperazione e collaborazione interna validi e innovativi. “Ripartiamo dai tre valori della nostra azienda: resilienza, green e digitale”, racconta l’imprenditore. Ce li spiega? “Essere resilienti vuol dire adattarsi ed essere capaci di rispondere al cambiamento, quali che siano la sua natura, i rischi che determina e le finestre che apre su nuovi scenari e su equilibri inediti. La resilienza per noi è una forma mentis che va coltivata a prescindere dalle congiunture, come investimento collettivo di lungo periodo. Ci siamo quindi presi questo tempo, di ‘rallentamento obbligato’, per fare delle valutazioni strategiche sull’azienda – racconta –. Abbiamo misurato, ad esempio, il nostro grado di solidità finanziaria, la liquidità di cui disponiamo, il nostro fabbisogno nei prossimi mesi, esaminando le trasformazioni e le innovazioni che potrebbero rendersi necessarie vista l’incertezza del momento”.
Sul green c’è poco da aggiungere perché tocchiamo un importante aspetto identitario dell’azienda. È il biglietto da visita della Diasen, che fin dalla sua costituzione ha scommesso su un modo differente di concepire il proprio ruolo, sia come produttore di soluzioni che non impattano sull’ambiente, che come attore della filiera. “Siamo convinti che in un momento in cui le persone sono costrette giocoforza a restare a casa, il benessere delle abitazioni unito all’attenzione al risparmio energetico diventino temi ancora più centrali”, aggiunge Mingarelli.
Il terzo valore è la digitalizzazione, intesa come la capacità di utilizzare le nuove tecnologie per migliorare sia i processi produttivi che la comunicazione esterna e interna all’azienda. Un esempio? “La scorsa settimana abbiamo lanciato Diatherm, un software realizzato in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche che consente ai professionisti del settore – ingegneri, architetti – di calcolare il livello di isolamento termico dei materiali tenendo presente i parametri della nuova normativa europea in materia”, spiega Mingarelli. Una novità importante di questi tempi perché consente di effettuare in autonomia e su una piattaforma user friendly valutazioni sul benessere abitativo e sulla qualità degli ambienti in cui si vive e si socializza che in precedenza obbligavano a modalità “fisiche” di confronto. “Con l’utilizzo di webinar abbiamo continuato a dialogare e confrontarci quotidianamente con i nostri collaboratori in smart working, con i clienti sparsi per il mondo, per mantenere sempre vivo lo spirito di appartenenza alla comunità aziendale”.
Di questa fase l’imprenditore sembra voler portare a casa soprattutto gli insegnamenti e nuove idee per il futuro, necessarie ora più che mai. “In ogni caso per affrontare il futuro servirà lavorare di squadra. Le persone sono al centro. Nelle aziende piccole questo è ancora più vero. In Diasen siamo una comunità, una famiglia che ha imparato ad ampliare i confini delle relazioni e dello scambio – conclude –. Solo insieme potremo guardare al futuro con fiducia”.