“Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita davvero. Ma su un punto non c’è dubbio.
Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.” (Haruki Murakami)
L’Italia arriva, ovviamente inconsapevole, all’appuntamento con il Covid-19 perdendo abbrivio, con un Pil in contrazione dello 0,3% nell’ultimo trimestre del 2019. Il primo trimestre 2020 sconta una caduta del Pil del 4,8% come conseguenza del lockdown e una contrazione della produzione industriale del 29,3% a marzo su base annua e del 18,4% delle vendite al dettaglio. Le contrazioni a doppia cifra, esito inevitabile delle chiusure conseguenti alla crisi sanitaria, ci spingono ad interrogarci sul futuro che ci attende e sul contesto in cui si troveranno a riprendere l’attività le nostre imprese.
Per provare ad immaginare alcuni scenari possibili è innanzitutto imprescindibile analizzare i tratti salienti di questa crisi e capirne in profondità eventuali analogie e differenze rispetto alle crisi passate. Il tratto che sembra più caratterizzare questa crisi, oltre alla sua esogeneità – è una crisi sanitaria, non economica o finanziaria nell’origine – è la sua fortissima asimmetria.
È asimmetrica tra le varie economie mondiali nel senso dell’asincronicità, alcuni paesi sono stati colpiti prima altri dopo, ma anche nella disponibilità di strutture sanitarie e personale medico adeguato, nell’autosufficienza nella produzione di dispositivi di contrasto al virus complessi (respiratori, apparecchi da terapia intensiva) e semplici (mascherine, gel igienizzanti, alcool).
Solo la Germania è un esportatore netto di entrambi, nella capacità e velocità di reazione dei paesi alla crisi anche in base al proprio funzionamento democratico interno, nelle garanzie di una copertura sanitaria universale, pubblica o privata, gratuita o a pagamento, nella composizione demografica dei vari paesi, nella loro ripartenza (fig.1).
Figura 1 – Import di manufatti per paese (variazione percentuale a prezzi costanti)
È asimmetrica anche all’interno dei paesi: colpisce molto più duramente i servizi dell’industria, più le attività che prevedono interazione sociale: dal turismo alla cultura, alle attività ludico- ricreative, alla ristorazione e l’hotellerie, ai trasporti, ma anche le filiere industriali strettamente connesse, l’aeronautica, la cantieristica navale, l’automotive, e di conseguenza tutti i componentisti (fig. 2).
Privilegia quei comparti di prima necessità nell’emergenza sanitaria, la farmaceutica, il biomedicale e i dispositivi medico-sanitari, ma anche quelli che sono emersi come nuove necessità: i dispositivi informatici per la scuola a distanza e lo smart working, l’alimentare per i pasti preparati in casa, i dispositivi sportivi per la casa, l’home comfort, l’e-commerce, il delivery, solo per citarne alcuni (fig. 3).
Figura 2 – Il fatturato per settore delle imprese in Italia (variazioni a prezzi costanti)
È asimmetrica anche tra prodotti all’interno degli stessi comparti, prendiamo per esempio l’alimentare, dove crolla la componente legata a ristoranti, mense e catering, mentre esplode il consumo a casa e anche qui retrocede la cosiddetta quarta gamma, il pronto fresco, porzionato, spesso in porzioni singole, a favore di lieviti e farine. Evidentemente gli impatti non sono e non possono essere neutrali: i produttori non soffrono tutti allo stesso modo, sia per tipo di business, sia per dimensione, capacità di resilienza e liquidità nei tempi lunghi della crisi.
Figura 3 – Il quadro dei consumi durante e dopo Covid
Occorre, allora, oltre ed imprescindibilmente ad aiuti tempestivi e ingenti dalle autorità pubbliche nazionali e internazionali, mettere in campo le migliori energie per contrastare una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi e disegnare una ripartenza, oltre la crisi sanitaria, oltre il distanziamento sociale, che faccia perno sul capitale intellettuale e sociale con cui questa crisi ci ha costretto a confrontarci.
La via per una vera modernizzazione del paese è tracciata: dalla scuola a distanza allo smart working, dagli approvvigionamenti strategici alla tecnologia, alla ricerca, al 5G, agli investimenti in sanità e tecnologie medico-sanitarie e in istruzione, a tutti gli investimenti volti a preservare e diffondere un lifestyle che sia davvero ecologico (fig. 4).
Le opportunità per i moltissimi spiriti imprenditoriali in questo Paese, così come per proficue collaborazioni pubblico-privato su tutti i temi di ricerca, non sono mai state così tante e così ben focalizzate, sprecarle sarebbe un po’ come nel dopoguerra vanificare il sacrificio di molti.
Figura 4 – Gli spunti per ripartire (variabili chiave)
Fonte: Prometeia su dati World Bank, ITC, Eurostat, OECD, BVD.