L’appello di Andrea Zanotti, presidente di Fondazione Golinelli è accorato: “Se in questa fase non si investe con coraggio e responsabilità, si rischia di distruggere tutto quanto di buono fatto in questi anni per promuovere e far crescere le startup. Non ci sono risorse o sono tutte congelate, non si può aspettare ancora molto la primavera per scongelare le scorte, altrimenti molte realtà, giovani e promettenti, ma ancora fragili, non ce la faranno a sopravvivere. Dovremo imparare ad agire in un mondo nuovo, ma ora non è vietato sbagliare, è vietato stare fermi”. Proprio le startup rischiano di essere tra le principali vittime dell’epidemia di coronavirus.
Coerentemente con questa preoccupazione Fondazione Golinelli – costituita nel 1988 a Bologna da Marino Golinelli, fondatore di quella che sarebbe poi diventata Alfasigma, società farmaceutica di prima grandezza – insieme a G-Factor (l’incubatore-acceleratore della Fondazione) ha annunciato di avere scelto le cinque startup su cui ha deciso di investire attraverso la seconda edizione di “Life Science Innovation 2020”, il bando internazionale con cui ha messo a disposizione un milione di euro per progetti di innovazione e nuove imprese nei settori pharma e biotech, medtech, nutraceutica, bioinformatica e bioingegneria, 720mila euro in denaro e 280mila in servizi.
I team che hanno superato positivamente la selezione – Bacfarm, Lighthouse Biotec, Nib Biotec, PerFormS e Recornea – avevano sottoposto progetti che spaziano da tecniche diagnostiche e soluzioni terapeutiche innovative a dispositivi tecnologici per il trattamento di malattie degenerative e approcci d’avanguardia per analisi del sangue a procedure innovative nel settore della dermocosmesi. Saranno coinvolti nel programma G-Force, partito giovedì 30 aprile ed erogato inizialmente da remoto per rispettare le misure di contenimento del coronavirus. Le risorse erano destinate ad essere suddivise equamente tra otto startup: poiché solo cinque hanno superato la selezione per un totale di 625mila euro le risorse non investite saranno ri-utilizzate nella prossima call.
“Ci siamo affacciati in maniera inedita un anno e mezzo fa al panorama italiano con l’obiettivo di rappresentare un modello realmente funzionale alla realtà produttiva e finanziaria del nostro Paese – spiega Antonio Danieli, amministratore unico di G-Factor, aperta appunto nel 2018, e direttore generale di Fondazione Golinelli –. Per la call Life Science Innovation 2020, abbiamo ricevuto 137 candidature, con un aumento dell’8% della partecipazione rispetto alla prima edizione del bando e una maggiore attrattività dall’estero”.
I cinque team avranno l’opportunità di intraprendere un percorso di incubazione e accelerazione con G-Factor – la cui missione è promuovere lo sviluppo dell’impresa nascente per creare una nuova imprenditorialità ad alto contenuto innovativo, scientifico e tecnologico – e saranno coinvolte nel programma G-Force che accelera i talenti e la crescita dei gruppi nella dimensione imprenditoriale e in quella scientifica attraverso workshop, monitoring, coaching, recruiting e matching con potenziali partner industriali.
Per rispettare il distanziamento sociale Fondazione Golinelli e G-Factor erogheranno il programma da remoto: la prima fase di formazione-accelerazione di tre mesi sarà personalizzata su ciascuna iniziativa imprenditoriale attraverso webinar e videoconferenze, con contenuti informativi messi a disposizione da imprenditori, manager internazionali, docenti e staff di G-Factor. Le tematiche trattate vanno dalla validazione del mercato e la sua analisi ai modelli di business e al mondo degli investimenti fino alle tecniche per presentare al meglio la propria idea imprenditoriale ai diversi target.
Conclusi i tre mesi di G-Force, le startup verranno presentate a importanti partner industriali nazionali, poi seguirà la fase di mentoring di sei mesi, che si chiuderanno con la presentazione a una platea di investitori composta da fondi di investimento, venture capital, business angel e Family Office.
I cinque progetti fanno capo a team delle Università di Cagliari, Torino e Modena e Reggio, da Pordenone e da Udine e Singapore: si va dall’estrazione dei carotenoidi, biomolecole antiossidanti alla conta ed estrazione da campioni di sangue di cellule tumorali circolanti senza doverle marcare, a una nuova modalità di screening del tumore alla prostata senza uso di biopsia, a un prodotto dermocosmetico all’avanguardia per trattare l’infiammazione della cute e infine a un dispositivo medico che migliora la vista dei pazienti affetti da cheratocono.