Ricchissimo di spunti per il futuro, ma anche ben ancorato ad un presente capace di regalare soddisfazioni in tutto il mondo, l’impegno giornaliero all’interno di Microgate – fatturato 2020 intorno a 11 milioni di euro e 44 dipendenti – è legato ad un approccio strategico che ha radici ben fondate nell’open innovation. Un modo di proporsi alla clientela internazionale che è anche prodotto della leadership di settore guadagnata sul campo, uno status conquistato negli anni riuscendo a seguire l’intero progetto di sviluppo tecnologico nelle tre fasi della progettazione, prototipizzazione e, infine, produzione.
Nel quartier generale di Bolzano vengono costantemente alimentate quattro aree di sviluppo: i sistemi di controllo per telescopi e ottica adattiva, quelli di cronometraggio professionali e di valutazione della performance atletica, oltre all’analisi della camminata con l’obiettivo di riabilitare gli arti inferiori. “Soprattutto nel campo della messa a fuoco delle immagini provenienti dall’universo disponiamo di una tecnologia unica al mondo, utilizzata dai telescopi più grandi, come quelli che operano nel deserto di Atacama in Cile (nella foto in alto un rendering di ALMA, Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, il più grande progetto astronomico esistente che vede la collaborazione delle comunità scientifiche dell’Asia orientale, dell’Europa e del Nord America con il Cile, ndr) ) o negli Stati Uniti – spiega l’amministratore delegato della Microgate, Vinicio Biasi –. Mentre nel 2004 abbiamo dato vita, da uno spin-off con il Politecnico di Milano, a Micro Photon Devices, compagnia che fa contatori di fotoni. Una tecnologia molto interessante e strategica in grado di essere sviluppata ad alti livelli nei settori del biomedicale, industriale e astronomico”.
Negli anni a seguire l’azienda con base nell’Alto Adige ha proseguito a crescere, scegliendo di allargare il proprio campo d’azione anche oltre oceano. “Nel 2010 abbiamo anche fondato a Mahopac, nello stato di New York, una società di tipo commerciale che vende negli Stati Uniti i nostri apparecchi capaci di curare la performance atletica e altri in ambito medicale. Poi nel 2019 abbiamo creato qui a Bolzano un centro di alta performance di nome Pro Motus, operante nei settori della medicina sportiva, dietologia, fisioterapia, palestre sia per riabilitazione che per la preparazione fisica di atleti anche di grande spessore internazionale”, chiarisce Biasi.
Particolare, invece, la genesi di un’impresa resa operativa dai fratelli Biasi nel 1989, team di engineering votato da sempre all’implementazione continua delle innovazioni. “Microgate è nata un po’ per caso da un’idea venuta a mio fratello Roberto, al tempo atleta nella nazionale italiana di sci, che da universitario studiò un sistema per inviare il segnale di partenza al cancelletto via radio” – sottolinea l’ad dell’azienda bolzanina –.
Di li in avanti, con l’aiuto prezioso dell’ingegner Federico Gori, nello stabilimento altoatesino si sono iniziate a mettere in gioco quelle capacità industriali e tecnologiche che hanno successivamente portato l’azienda a fornire cronometri all’80% delle nazionali di sci mondiali, nel ciclismo a Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta, nel nuoto e alla Federazione italiana cronometristi, in assoluto il miglior cliente di Microgate. “Le nostre attrezzature – spiega l’imprenditore – vengono utilizzate anche dalla Federazione tennis svizzera, e perciò pure da Roger Federer, come del resto da Novak Djokovic, con cui abbiamo svolto alcuni test. Collaboriamo con le più importanti università al mondo che si occupano di biomeccanica e scienze motorie, con i campioni olimpici Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi e altri nostri clienti sono le squadre di calcio della Champion’s League: Chelsea, Barcellona, Bayer Monaco, Liverpool ed altre”.
Generando una percentuale di export sul fatturato di poco inferiore all’80%, la Microgate è attualmente attiva in 50 paesi. “Nel campo dell’ottica adattiva siamo così all’avanguardia che pur se nell’investimento di un miliardo e mezzo di euro per il progetto European-Extremely Large Telescope la parte di budget dell’azienda è comprensibilmente piccola, senza la nostra tecnologia che è il cuore del telescopio non potrebbero certo andare avanti – commenta Biasi -. E per il futuro prossimo stiamo mettendo a punto un progetto per utilizzare le tecnologie legate all’ottica adattiva pure nelle telecomunicazioni e un altro che usa la crittografia quantistica per garantire la sicurezza delle informazioni attraverso l’uso dei fotoni”.