Studio Martini Ingegneria ha sede a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, ma la sua visione è fortemente improntata all’internazionalizzazione. Con importanti commesse pubbliche vinte in Africa e Medio Oriente, lo studio è fortemente impegnato a svolgere un ruolo di facilitatore per lo sviluppo socio-economico delle aree in cui è attivo.
Come e quando nasce Studio Martini Ingegneria?
La società di ingegneria “Studio Martini” nasce nel 2002 dall’evoluzione dello studio professionale “Studio Ing. Antonio Martini” che opera nel settore dell’ingegneria civile dal 1991. La nostra mission è fornire servizi di ingegneria di qualità offrendo soluzioni tecnicamente ed economicamente adeguate alle specifiche esigenze del cliente.
Com’è strutturata la società e qual è il fatturato?
La sede principale dello studio si trova a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso. Poi abbiamo una sede in Sudafrica, a Johannesburg, e una in Israele, a Tel Aviv. Come gruppo siamo 75 persone, tra dipendenti e collaboratori, e nel 2022 abbiamo eseguito servizi di ingegneria pari a sei milioni di euro.
Quali sono i settori in cui operate?
Siamo specializzati in servizi di progettazione e direzione lavori e consulenza tecnica per infrastrutture di trasporto, idrauliche e telecomunicazioni, sia in Italia che all’estero.
Africa e Medio Oriente quando sono entrati a far parte della vostra strategia di internazionalizzazione? E perché proprio queste aree geografiche?
Abbiamo cominciato a lavorare in queste aree nel 2012, mossi dalla ricerca di luoghi nei quali la nostra esperienza nella progettazione di infrastrutture potesse trovare un mercato per lo sviluppo delle comunità locali. Crediamo, infatti, che in Africa e Medio Oriente ci sia grande richiesta per il nostro tipo di servizi, essendo zone in cui le infrastrutture sono in via di sviluppo e crescita. Questo ci consente di creare reali opportunità di mercato e scambio di conoscenze.
Come sono nati i contatti e in quali paesi operate nello specifico?
La nostra esperienza in Africa comincia grazie ad un incontro in Confindustria Treviso con l’allora ambasciatore del Sudafrica. Dopo ne sono seguiti altri presso l’ufficio commerciale sudafricano in Italia con alcuni operatori locali, con i quali abbiamo sviluppato in partnership una prima società in Sudafrica. Da qui è partita la nostra avventura nel continente, che ci ha portato, ad oggi, ad avere una società 100% Studio Martini Ingegneria con sede a Johannesburg.
In Israele, invece, è iniziato tutto con la mia partecipazione ad una missione organizzata da ICE-Agenzia assieme ad Ance e Oice nel paese, dove ho potuto avere i primi contatti con operatori locali. A questa sono seguite altre missioni, organizzate autonomamente dalla nostra società con l’assistenza di un partner commerciale locale. Sempre in Israele, abbiamo in corso un’importante collaborazione con una nota società locale, con la quale ci siamo aggiudicati un progetto per opere idrauliche per conto di Mekorot, la società nazionale che segue il ciclo integrato dell’acqua.
Ci può illustrare brevemente un progetto dalla nascita fino alla realizzazione e spiegare a che tipo di problemi si può andare incontro nella realizzazione?
Mi fa piacere parlarle del progetto di espansione dell’acquedotto della città di Pretoria in Sudafrica, dove, oltre ad avere una sede della società, come già detto, ho anche sostenuto l’esame di Stato e sono iscritto all’Ordine degli ingegneri ECSA (Engineering Council of South Africa, ndr).
La prima fase del progetto è consistita nella partecipazione alla gara che, in questa occasione, abbiamo fatto con la nostra società locale in associazione con tecnici del posto, al fine di soddisfare i requisiti di BEE (black economic empowerment) richiesti dallo Stato del Sudafrica. Dopo l’assegnazione dell’incarico, abbiamo sviluppato il progetto svolgendo l’attività tecnica e specialistica presso la nostra sede italiana e facendo svolgere e seguire localmente le attività di topografia, geologia e i rapporti con le istituzioni e la comunità locale.
Nella nostra sede di Mogliano Veneto abbiamo tecnici abituati a sviluppare progetti con le più disparate normative tecniche che, di volta in volta, ci vengono richieste. Dopo aver ultimato il progetto ci siamo confrontati col committente per la messa a punto dello stesso per l’appalto. Poi la nostra società, tramite i tecnici assunti sul posto, ha sviluppato la direzione lavori.
Una difficoltà riscontrata è stata proprio il rapporto con i tecnici locali, che hanno un approccio professionale diverso dal nostro. Sicuramente per i lavori eseguiti all’estero, è fondamentate il supporto e il confronto con le istituzioni italiane presenti sul posto. In questo caso la Camera di Commercio Italo Africana è stata di grande aiuto.
Nei paesi esteri in cui siete attivi operate con investimenti pubblici o privati?
Operiamo principalmente con investimenti pubblici, essendo coinvolti nel settore di progettazione delle infrastrutture – e qui parliamo di trasporti, risorse idriche come acquedotti e fognature – ma anche nel settore della logistica. Normalmente l’approccio ai mercati di queste aree avviene con la partecipazione a tender internazionali per i progetti finanziati dalle Ifis (International financial institutions, ndr) come World Bank e Africa Development Bank, i cui beneficiari sono gli enti governativi pubblici dei rispettivi paesi.
Negli ultimi anni abbiamo notato anche la richiesta di investitori privati, che puntano sul settore delle infrastrutture e che hanno bisogno di progettisti.
Che tipo di attenzione trova rispetto all’ecosostenibilità?
Indubbiamente in questi paesi la sensibilità a questi aspetti è inferiore rispetto alle nuove tendenze italiane ed europee. In ogni caso, da anni, questo tipo di sensibilità all’ecosostenibilità e all’ambiente trova maggiore riscontro a livello mondiale, in quanto tutte le Ifis devono rispettare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile promossa e raccomandata dalle Nazioni Unite.
Come può contribuire una società di progettazione come SMI allo sviluppo, alla condivisione di know how e all’integrazione regionale del continente africano?
Sicuramente coinvolgendo i tecnici locali nei progetti che ci vengono assegnati. Questo significa che ogni volta che ci muoviamo, Studio Martini Ingegneria stabilisce joint venture con società, o esperti locali, che ci permettono di approcciare non solo il mercato locale, ma anche di abbracciare l’intero contesto socio-culturale del paese dove operiamo.
Per quanto riguarda il know how, c’è uno scambio continuo di informazioni e conoscenze, che non è sempre unidirezionale ma va ad arricchirsi l’uno con l’altro. Sul punto posso aggiungere che è capitato di ospitare colleghi di altri paesi nei nostri uffici in Italia per confrontarci e discutere su soluzioni innovative da applicare ai nostri progetti in Africa che gestivamo in comune.
A cosa lavorerete nel 2023 e dove?
Al momento abbiamo già acquisito un accordo quadro per un importante incarico di progettazione di opere idrauliche in Israele. Stiamo lavorando a un acquedotto in Ghana e anche le nostre attività in Sudafrica stanno proseguendo. Continua anche la nostra collaborazione con Banca Mondiale e diverse istituzioni delle Nazioni Unite nel controllo tecnico dei progetti. In particolare, abbiamo in corso un’importante attività in ambito di costruzione della nuova cittadella della giustizia a Bucarest. Abbiamo inoltre in corso gare nella Repubblica Democratica del Congo, in Mozambico e in Ruanda.
Tra gli obiettivi del 2023 c’è il consolidamento della nostra posizione in Congo e lo sviluppo dell’attività nei paesi dove siamo già presenti con la nostra sede, oltre che l’incremento della collaborazione con le imprese di costruzione italiane che operano all’estero.
(Prossima uscita: 17 febbraio)
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Dal Pozzo (Sodimax): “Lavorare in Africa significa andare in Africa”