La moda è un settore fortemente legato all’export. Quale impatto vi aspettate e che significa soprattutto per le Pmi?
Inutile nascondere che per il settore della moda, tessile e accessorio l’impatto del coronavirus è stato ed è disastroso. Abbiamo subìto un crollo degli ordini dall’estero che, per molte imprese, rischia di rivelarsi fatale se si prolungherà nel tempo. Il nostro tessuto produttivo si compone in larga misura di Pmi, e soprattutto quelle B2B, soffrono molto questa situazione. Ma c’è voglia di andare avanti, di tutelare le filiere, ma soprattutto di lavorare sulle collezioni e di tornare a produrre bene. Nel rispetto dell’incolumità e salute individuale e collettiva, bisogna guardare al futuro con ottimismo. Ci auguriamo di tornare alla normalità già dopo l’estate, ma le ripercussioni sui budget si avranno anche per l’approvvigionamento delle collezioni primavera/estate 2021, con un impatto anche sulla prima parte dell’anno prossimo.
Come valuta le misure prese finora dal governo? Per il settore della moda ci sono particolarità di cui si dovrebbe tenere conto?
Ciò che è necessario, soprattutto da parte della politica, è tutelare il made in Italy anche attraverso campagne di comunicazione che facciano chiarezza sulla sicurezza dei nostri prodotti. Le misure eccezionali e straordinarie adottate per l’incolumità di tutti sono corrette e condivisibili: è fondamentale contenere il diffondersi del virus il più possibile per poterne arginare l’impatto sia sull’economia che, in primo luogo, sulla salute delle persone. Siamo un’industria che vale oltre 95 miliardi di fatturato e che dà lavoro, direttamente, a più di 620mila persone. Siamo un’eccellenza mondiale, l’unica filiera produttiva integrata da monte a valle che riesce a garantire l’assoluta qualità in ogni fase della creazione del capo di abbigliamento. Per non disperdere questo know how unico al mondo si renderanno necessari interventi forti a supporto delle imprese del settore, come sgravi fiscali e sostegno all’occupazione.
In questo momento drammatico per il Paese cosa vorrebbe dire i suoi colleghi imprenditori?
Di non mollare. Ciascun imprenditore dovrà fare il massimo per tutelare da un lato la salute dei propri collaboratori e quella collettiva, ma anche tutelare la propria impresa, e vedo una forte determinazione dei miei colleghi nell’andare avanti. I nostri settori, i nostri prodotti, la nostra creatività sono insostituibili nel mondo. Ce la faremo solo se resteremo insieme, come insieme dobbiamo combattere questa epidemia. Per questo a livello di associazione, abbiamo già chiesto al governo aiuti sulle scadenze fiscali e i pagamenti delle rate dei mutui; dall’altra parte il sistema bancario deve continuare a sostenerci. Per tutto il comparto che rappresento ho un messaggio: teniamo duro, insieme. Lavorando all’unisono, ce la faremo.
Articolo pubblicato sul numero di aprile dell’Imprenditore