
Camminare in uno stabilimento produttivo, sentire il rumore dei macchinari, le voci dei dipendenti, toccare i materiali. Ascoltare il racconto di un’esperienza di successo, ma anche gli incidenti di percorso e le difficoltà incontrate in questi anni così duri tra pandemia, guerra e crisi energetica. E poi entrare nel vivo di un territorio, con le due dinamiche e complessità, stringere la mano a chi quell’area la vive e ne coordina attività importanti.
Sono i tasselli-chiave del percorso di attenzione profonda alle imprese che da mesi vede in campo il vice presidente all’Organizzazione e marketing di Confindustria Alberto Marenghi. Un nuovo filone di valorizzazione del brand che lo scorso 21 novembre ha portato alla presentazione del filmato L’anima dell’impresa al Mudec di Milano: sintesi di 14 storie di altrettanti imprenditori raccolte dal regista Riccardo Festinese e destinate al grande pubblico, dal prossimo anno. Un video che ha emozionato la sala, i relatori sul palco, il presidente nazionale Carlo Bonomi presente alla serata di lancio, e i tanti che hanno seguito la diretta LinkedIn.
Dallo scorso agosto Marenghi ha seguito sul campo tutte le tappe dell’iniziativa in un lungo viaggio per l’Italia. Un percorso che continuerà anche nei mesi a venire: è in costruzione un calendario di incontri con alcune delle realtà più interessanti e rappresentative del nostro tessuto produttivo, per lo più poco esposte e di medie dimensioni. Micro-mondi dove si crea valore ogni giorno, spesso sotto traccia, con impegno mai banale e di squadra.
Una prima parte del progetto si è chiusa, con la presentazione a Milano del video-sintesi “L’anima dell’Impresa”, che per la prima volta ha acceso i riflettori sulla vita quotidiana e le emozioni di chi guida un’azienda. Sono stati mesi intensi: cosa porta a casa di questa esperienza?
Prima di tutto una grande energia e una accresciuta consapevolezza. I testimonial che hanno scelto di essere con noi in questa avventura – e che ringrazio per la passione e l’apertura con cui si sono messi in gioco – hanno profili molto diversi tra loro e sono impegnati settori distinti, oltre che basati in zone lontane tra loro dal Nord al Sud Italia, ma sono accomunati da tratti comuni: grande slancio, competenza fuori dal comune e visione. Ognuno mi ha lasciato qualcosa: lo dico in modo sentito e non formale. Si sono raccontati senza filtri e ci hanno fatto entrare nel loro mondo, mettendoci a contatto con le loro persone, quella “famiglia allargata” che per noi imprenditori – nessuno escluso – sono i dipendenti dell’azienda. Le loro parole trasferiscono in modo autentico la bellezza del fare impresa in Italia: un portato che vale più di tanti proclami.
Lo scambio in queste realtà ha aperto la strada ad un percorso di maggiore vicinanza al tessuto produttivo, sui territori. Come proseguirà?
Girare ogni settimana nelle aziende, per mesi, ci ha permesso di riscontrare ancora una volta l’importanza di esserci, di osservare e ascoltare dal vivo chi rappresentiamo. Un aspetto ancora più significativo dopo una fase di necessario rallentamento degli incontri in presenza, dovuta alla pandemia.
È un approccio che oggi assume nuovo valore: essere vicini alla nostra base, nel senso più “fisico” e concreto del termine, è l’unico modo per coglierne i bisogni e sostenerla. Una connessione indispensabile e una prospettiva dove la diversità – di vedute, di settore, i territorio – diventa un collante e non un ostacolo. Questo permette di costruire ponti e di sentirsi Sistema, ritrovando ovunque – da Palermo a Bergamo – un comune portato valoriale. Io mi sono sentito a casa in ciascuna delle imprese che ho visitato. In alcuni casi ho ritrovato imprenditori con cui anni fa avevo condiviso esperienze – da Giovane Imprenditore, nei miei primi passi in questa organizzazione – in altri ho conosciuto persone di spessore che non avrei altrimenti incrociato, magari perché poco presenti nei grandi eventi o in occasioni pubbliche.
Apprezzo il fatto che siano sempre scambi informali, senza sovrastrutture, cui spesso partecipano anche i dipendenti. E apprezzo i momenti di confronto diretti, orizzontali, che ho sempre a valle con le associazioni. Per questo ho già in calendario una visita a Palermo (la visita si è svolta a metà dicembre, ndr), in due aziende di valore, e una seconda a inizio anno a Firenze. Vorrei riuscire a visitare almeno due realtà al mese, da qui in avanti.
Anche nel percorso che verrà ci saranno momenti di confronto con le persone di struttura delle associazioni, con un focus particolare sulle azioni di valorizzazione del brand.
L’abc del marketing è conoscere prima di proporre azioni, e ascoltare prima di progettare. Vale per qualunque marchio sul mercato e vale per Confindustria. Per noi non sono importanti solo le necessità delle imprese – nostro principale stakeholder, al centro di ogni scelta “della casa” – ma anche quelle di chi nella nostra organizzazione dialoga con loro ogni giorno, cura la relazione. La struttura ha un ruolo-chiave nel supporto che possiamo offrire alle aziende, e nel posizionamento del Sistema. In altre parole: non ci interessa parlare di servizi, rappresentanza, identità in modo astratto. Vogliamo farlo in forma dinamica, seguendo le trasformazioni della fase attuale, restando agganciati a tutte le componenti dell’organizzazione e del tessuto economico.
Il recente incontro fatto a Bergamo con la struttura, ma anche quello di Aosta, sono stati preziosi in quest’ottica e ci aiutano a implementare l’approccio di “marketing diffuso” per il quale il rafforzamento della base è obiettivo di tutti, a prescindere dai ruoli. A livello centrale non si può prescindere da una visione globale, osmotica. E torno al punto di partenza: esserci. Il percorso fatto, e quello che ci aspetta, è un modo concreto per dire “noi ci siamo”.

DA SINISTRA IN ALTO, IN SENSO ORARIO, IL VICE PRESIDENTE ALBERTO MARENGHI CON GLI IMPRENDITORI BRUNO VIANELLO, ANTIMO CAPUTO, LINDO ALDOVRANDI E SERGIO MANELLI
(Articolo pubblicato sul numero di dicembre dell’Imprenditore)