“Avere un’idea è un’ottima cosa. Ma è ancora meglio sapere come portarla avanti”: sarebbe d’accordo lo stesso Henry Ford ad associare questa sua frase all’attività del Fantini Club di Cervia e soprattutto del suo “ideatore”, Claudio Fantini, che ha messo al centro della filosofia dello stabilimento balneare di famiglia lo sport e il benessere come stile di vita (e di impresa).
Saper innovare, anticipare i desideri dei propri clienti, rendere realtà quello che gli altri ancora nemmeno immaginano: tutte caratteristiche che ogni imprenditore vorrebbe possedere e che non mancano a Claudio Fantini, amministratore del Fantini Club di Cervia, diventato negli anni un caso di studio a livello nazionale. Sentire la passione che trasmette quando racconta quello che è riuscito a creare fa venir voglia di partire subito per immergersi nell’atmosfera del Club.
Tutto inizia nel 1959 quando i genitori di Claudio, Antonio e Fiorina, acquistano il “bagno Fantini” a Cervia, piccola cittadina della riviera romagnola famosa per la produzione del sale, ma già allora rinomata per il turismo balneare e termale.
Dagli anni ‘60 ad oggi di strada lo stabilimento ne ha fatta tanta e nel tempo, grazie anche alle capacità, alla visione e alla lungimiranza del figlio Claudio, è sempre più cresciuto. Da una concessione balneare si è passati a sei e la struttura copre attualmente un’area complessiva di 35mila mq dotata di molti comfort: due ristoranti, otto punti bar, una spa, campi da beach volley, paddle e basket, una palestra, una scuola di surf e di catamarano per un totale di dipendenti che in alta stagione arrivano a cento.
Un centro poliedrico, con un pacchetto di servizi a 360° che va dai classici del turismo balneare con lido e hotel fronte-mare, fino ai matrimoni sulla spiaggia, senza dimenticare la possibilità di organizzare eventi e meeting aziendali (da 20 a oltre mille partecipanti), grazie a sale interne ed esterne, dotate delle migliori tecnologie e modulabili per allestimenti “su misura”.
Il vero asset vincente del Club, però, è l’attenzione verso lo sport, una passione che Claudio ha coltivato da sempre. “Alla fine degli anni ‘70 giocavo a pallavolo, i primi tornei sulla spiaggia li facevamo insieme agli amici – ricorda lo stesso Claudio – con mamma che ci montava le reti da pesca per dividere il campo. Lo stabilimento divenne pian piano la spiaggia più frequentata dai giocatori di pallavolo anche importanti, della nazionale, tanto che i presidenti delle diverse squadre venivano lì a fare il mercato”.
La svolta che incide nell’attività dello stabilimento arriva qualche anno dopo, nel 1984: al ritorno da un viaggio in California, Claudio decide di lanciare il primo torneo nazionale di beach volley, un’espressione – ci dice – nata proprio nel Bagno Fantini.
Da quel momento cambia il modo di concepire la spiaggia, che si lega al concetto di benessere e di sport: nel 1996 nasce Sportur, un progetto che rivoluziona il modo di concepire la vacanza unendo il mondo del turismo a quello dello sport. Grazie a questa nuova visione il Club viene sempre più scelto dagli sportivi come location per stage, oltre che per trascorrere le proprie vacanze. Negli anni sono passati campioni di tutte le discipline e nazionalità: da Pantani a Maradona, da Jonha Lomu a Josefa Idem, da Danilo Gallinari ad Alex Zanardi, fino a Maurizia Cacciatori e Katia Serra.
Fiore all’occhiello di Sportur sono la Granfondo Via del Sale, una manifestazione sportiva sulla lunga distanza che coinvolge ogni anno oltre cento aziende e 6mila ciclisti, e la tappa italiana dell’Ironman, lo spettacolare triathlon super lungo, con oltre 8mila atleti provenienti da più di 70 paesi.
Dal prossimo mese di maggio, poi, partirà la Sportur Accademy, dedicata alle aziende: un percorso formativo di 1/2 giorni per migliorare le performance dei manager attraverso l’esperienza diretta di esperti e sportivi di fama mondiale perché “lo sport serve per il fisico, è vero – sottolinea Claudio – ma è anche una grande palestra per la mente e aiuta le persone a migliorare i risultati e a raggiungere gli obiettivi”.
Le novità al Fantini Club non si fermano: “Il turismo è una scatola vuota, sono i contenuti, i servizi che motivano le persone a scegliere una struttura piuttosto che un’altra”, ragiona Claudio, che per seguire questa filosofia, con la consueta capacità di intercettare i desideri dei propri clienti e per avvicinare le persone a uno stile di vacanza e di vita sano e attivo, lancia “HQ Italian Lifestyle” che poggia su quattro pilastri: sport, food, cura del corpo, positività e momento sociale.
Un’offerta unica nel panorama nazionale, con oltre 200 giorni di apertura l’anno e un ricco calendario di eventi, che non si è fermata neanche davanti alla crisi pandemica da Covid-19. Gli ampi spazi a disposizione, insieme all’adozione di tutte le misure richieste dai protocolli di sicurezza, hanno consentito il proseguimento di un’attività “normale”. Non solo, per restare in contatto con i propri clienti, è partito il Fantini Club Live: una serie di incontri di approfondimento in diretta su tematiche relative al mondo dello sport, del turismo, del food e della comunicazione, in compagnia di ospiti d’eccezione come Arrigo Sacchi, Alessandro Benetton, Dan Peterson, Stefano Domenicali, Lorenza Bonaccorsi e il presidente della Regione, Stefano Bonaccini.
Quest’anno il Club vuole essere protagonista di una “rivoluzione” green in chiave di sostenibilità ambientale, un tema di sempre più stringente attualità e che i clienti notano con particolare attenzione. Riduzione degli sprechi, tutela dell’ambiente e cura della salute: sono le tre parole d’ordine della nuova stagione. Oltre al riciclo – che già si fa dallo scorso anno, grazie a un eco-compattatore che trasforma le bottiglie di plastica in PET in nuove bottiglie di plastica riciclata – ci sarà un maggiore utilizzo dei pannelli fotovoltaici; poi saranno installati rubinetti a tempo per ridurre il consumo dell’acqua; sarà vietato fumare in gran parte delle aree dello stabilimento; non saranno più utilizzati prodotti in plastica monouso e il ristorante proporrà un menù a filiera corta per promuovere l’enogastronomia del territorio.
Niente male per un “Bagno” che nel 2019 ha festeggiato i 60 anni di un’attività andata ben oltre ombrelloni e lettini.