
IL PATTO PER LA FABBRICA HA MOSTRATO UN METODO. LA POLITICA SEGUA

STEFANO ZAPPONINI
Quando l’impegno non è quello di dare soltanto una prospettiva, ma quello di una prospettiva che sia credibile, allora la sfida vale l’impegno.
Giochi di parole a parte, l’obiettivo delle Assise di Verona era chiaro ed era anche l’unico che meritasse lo sforzo straordinario che ha comportato. L’ampia partecipazione
degli imprenditori italiani, uniti in un atto corale di responsabilità verso il Paese, lo ha dimostrato.
Per alcuni si è trattato di un atto dovuto, ma per i più ha rappresentato un atto naturale, in un contesto politico sempre più confuso e incerto, che si stava avvicinando ad un passaggio elettorale carico di incognite, contraddizioni e paradossi, dove l’unica certezza era, per appunto, l’incognita dell’esito.
Sarà stato forse anche per questo motivo che gli italiani, con l’ampia partecipazione al voto, hanno voluto lanciare un messaggio di consapevolezza e di difesa della democrazia.
Fortunatamente – ma forse non si è trattato di sola fortuna – l’Italia si è presentata a questo appuntamento con i fondamentali senza particolari criticità: in termini reali il Pil è cresciuto in linea con le previsioni del Centro Studi Confindustria, il deficit pubblico in sostanziale diminuzione all’1,9%, così come il debito di mezzo punto; virtuoso anche
il bilancio tra le entrate, che aumentano dell’1,6 %, e le uscite, che hanno registrato un incremento dello 0,5%.
Guardando al mondo delle imprese un dato interessante, che ci porta ai livelli dei primi anni Duemila, attiene alla sensibile riduzione dei fallimenti, una flessione registrata in tutte le aree geografiche con una percentuale di maggiore diminuzione nel Nord Ovest e Nord Est.
Ma una prospettiva credibile, quand’anche in un contesto senza particolari criticità, di per sé sarebbe potuta bastare?
Forse sì, per alimentare una prudente speranza. Certamente no, per costruire certezze. Occorrono le azioni. Nasce così il “Patto per la fabbrica”, venuto alla luce dalla
volontà delle parti sociali di compattarsi e non di dividersi, dalla comune intenzione di costruire un percorso condiviso per rimettere le imprese al centro dell’economia e le persone al centro della società.
Un quadro importante di certezze nelle relazioni industriali, frutto di un efficace, responsabile ed esemplare ruolo di regolazione economica e sociale svolto dalle parti sociali; ecco il (quasi inatteso) epilogo di un percorso lungo e complesso: un innovativo modello contrattuale, capace di rispondere ai bisogni delle persone, delle imprese e quindi della competitività del nostro Sistema. Qual è, dunque, la ricetta? Prospettiva credibile e coerenza nelle azioni. Detta così sembra facile, ma sappiamo che non lo è affatto. Ora, però, sappiamo che è possibile. Speriamo lo sia anche in altri ambiti. A cominciare dalla politica. E proseguendo da parte nostra in una responsabile agenda di priorità, mettiamo in pratica i principi della sostenibilità, come ci ricorda il prossimo Forum a San Patrignano.