
Sono 20.154 le imprese in rete e 3.985 i contratti conclusi. Dati che confermano il successo di questo modello di aggregazione.
L’avventura delle reti d’impresa è partita dal basso, come risposta alle esigenze di pmi che cercavano soluzioni di aggregazione innovative per incrementare la competitività.
A tale scopo, in un quadro di crisi economica profonda, viene introdotto nel 2010 il contratto di rete. Un modello unico che si differenzia da altre forme di collaborazione delle imprese, perché si articola su un programma di azioni condiviso, obiettivi misurabili in un tempo concordato e non comporta obblighi tributari, né vincoli societari. RetImpresa, l’agenzia di Confindustria, ha lavorato sin dall’inizio al fianco del Governo portando avanti un programma ambizioso di sviluppo delle reti.
In poco meno di dieci anni è stato un vero boom. L’utilizzo delle reti è continuato anche quando nel 2012 è venuto meno l’incentivo fiscale originariamente previsto, con il meccanismo della sospensione di imposta degli utili reinvestiti. Infatti, i contratti di rete hanno continuato ad aumentare. Nel solo ultimo anno l’incremento è stato del 32%. Ciò a conferma che le reti non dipendono dalle agevolazioni pubbliche, ma dall’interesse delle imprese verso lo strumento.
Le reti coinvolgono imprese di tutte le dimensioni, forme societarie e di qualsiasi settore, con una prevalenza per quelle con attività manifatturiere, tra le quali spiccano i settori dell’agroalimentare, costruzioni, meccanica, servizi tecnologici.
Il 73% è costituito da reti multisettoriali, una peculiarità tipica dello strumento, efficace proprio per l’integrazione delle varie competenze e la costruzione di un modello di sviluppo che integra manifattura e servizi.
Il 27% delle reti riguarda imprese che insistono su più regioni. Un dato importante nella strategia di sviluppo delle filiere.
L’identikit delle imprese in rete evidenzia un profilo che può davvero considerarsi a “5 stelle”. Da quanto emerge dallo studio realizzato nel 2016 dal Centro Studi Confindustria, Istat e RetImpresa, le aziende risultano più produttive, efficienti, innovative, orientate all’estero (il nuovo rapporto verrà presentato a fine novembre con i dati sull’incremento realizzato in termini di occupazione e fatturato, ndr).
Il mondo delle reti sta contribuendo alla crescita del Paese.
Lo strumento piace alle imprese perché consente di affrontare meglio il mercato, realizzare qualunque progetto di crescita, salvaguardando autonomia e identità di ognuna: le aziende, infatti, possono contare su collaborazioni, sinergie, condividere know how, reperire conoscenze e risparmiare sui costi. Ma c’è di più: le reti danno riconoscibilità e forza al network anche verso l’esterno (istituzioni, banche), rafforzando il potere contrattuale delle singole imprese.
Queste caratteristiche di flessibilità, economicità e trasparenza rendono lo strumento particolarmente interessante per le pmi, che hanno forte identità e competenze, ma più difficoltà, per dimensioni e risorse, a negoziare individualmente con grandi committenti, istituzioni e operatori economici.
Qualche esempio? La rete “RaceBO”, che ha riunito aziende meccaniche subfornitrici nella “Motor Valley” di Bologna per migliorare prodotti e risparmiare costi; la rete “100% Campania”, che ha aggregato alcune aziende cartarie per migliorare il riciclo e la sostenibilità ambientale, riducendo sprechi e costi; la rete “PoEMA” sull’innovazione, formata da aziende del territorio di Avellino della componentistica dell’aerospazio; la rete “Export Italia”, le tre reti per il welfare realizzate a Trento, Bolzano e Brescia, da aziende associate che hanno aderito a una convenzione di RetImpresa e condiviso un programma per l’erogazione di servizi ai dipendenti, risparmiando sui costi e stimolando l’offerta di mercato locale.
E queste sono solo alcune delle reti di successo e tante altre sono le possibili modalità di utilizzo delle reti nel marketing e comunicazione, formazione e qualità, risorse umane e gestione amministrativa. La palla è alle imprese, ma il gioco è di squadra, con le istituzioni e gli altri stakeholder, se si vuole arrivare alla vittoria della competitività.