Da oltre un mese sono sul campo fornendo gratuitamente le “mascherine” che hanno progettato e realizzato usando la tecnologia della stampa 3D. A beneficiarne sono l’ospedale di Busto Arsizio, dal quale è partita la prima richiesta di aiuto quando è scoppiata la pandemia, e altre strutture sanitarie soprattutto in Lombardia.
Stiamo parlando della squadra di Elmec 3D, l’unità specializzata nella manifattura additiva di Elmec Informatica, una delle maggiori società di servizi e soluzioni It per le aziende presente con sette sedi in Italia – la principale a Brunello, in provincia di Varese – e una in Svizzera.
Il gruppo ha creato un dispositivo d’emergenza, che consiste in un supporto flessibile da indossare, una “mascherina” per l’appunto, all’interno della quale trova posto il filtro per caschi Cpap, l’unico disponibile in larga quantità presso l’Ospedale al momento della richiesta iniziale. Il materiale scelto è il poliuretano termoplastico e la tecnologia adoperata è la HP Jet Fusion.
Prima di arrivare a una versione ottimizzata sono state fatte diverse prove raccogliendo i suggerimenti del personale medico, in particolare per migliorare la tenuta stagna. Il vantaggio offerto dalla stampa 3D è proprio questo, ovvero poter procedere per piccoli aggiustamenti in tempi brevissimi adattando il prodotto alle esigenze di chi dovrà adoperarlo. “Per noi si è trattato di una bella sfida – racconta Martina Ballerio, Business Unit Manager di Elmec 3D – che ci ha consentito di aiutare la struttura in un momento in cui altri dispositivi non erano disponibili. Il nostro, ci tengo a precisarlo, è un prototipo e la Regione Lombardia ha incaricato il Politecnico di Milano di effettuare delle analisi per giungere a un’approvazione tecnica”.
Nel frattempo il team, composto da 15 persone con competenze che spaziano dalla meccanica al design industriale fino all’ingegneria dei materiali, si è messo al lavoro su altri progetti per mettere a punto altre componenti per tutelare la salute degli operatori sanitari. Parliamo di supporti per visiere, ad esempio, o di componenti che servono a mantenere pulita l’aria in uscita dai respiratori.
In generale la stampa 3D permette di realizzare componenti e prodotti molto diversi tra loro utilizzando uno stesso materiale e questo ha messo al riparo l’azienda dalle difficoltà riscontrate da chi lavora in altri settori. “La polvere che adottiamo proviene dalla Germania, altri consumabili li reperiamo in Italia”, spiega ancora Ballerio, che aggiunge: “In un momento come questo il fatto di operare in una catena di fornitura semplificata è un vantaggio. Con lo stesso materiale possiamo creare componenti molto diverse fra loro e questo ci consente di sopperire alla momentanea indisponibilità di un fornitore”.
Elmec 3D, ricordiamo, lavora principalmente come fornitore per il settore meccanico, dove la sostituzione di alcuni pezzi in metallo con equivalenti realizzati in polimeri tecnici di alta qualità è un fatto sempre più frequente, una volta appurato che le proprietà meccaniche siano ottimizzate per l’applicazione. “Spesso il metallo viene usato più per abitudine, non perché ce ne sia una vera necessità, e questo implica costi e sprechi elevati che non sarebbero necessari”, fa notare Ballerio.
Con l’esperienza dei dispositivi di protezione l’azienda conferma il proprio interesse anche per il biomedicale. In passato, ad esempio, ha realizzato riproduzioni di organi per le equipe degli ospedali Niguarda e Sacco di Milano finalizzate alla preparazione di complessi interventi chirurgici. Più recentemente, grazie a una protesi stampata in 3D, ha consentito a un atleta di handbike di risolvere alcuni problemi da affaticamento e dolore durante gli allenamenti.
Oggi la produzione di mascherine prosegue, circa un centinaio al giorno, e finora ne sono state distribuite alcune migliaia. “I nostri supporti sono anche sterilizzabili. – conclude Ballerio – I medici possono quindi riutilizzarli e anche l’ambiente ne beneficerà. Infine, stiamo lavorando alla personalizzazione delle maschere in funzione della singola fisionomia grazie ad un sistema parametrico, questo permetterà un ulteriore e specifica adattabilità al volto, rendendo il dispositivo sempre più efficace e adatto alla persona”.