Con il traguardo del 4 maggio e della fase 2 alle viste, le imprese che sono state messe in lockdown dai decreti del Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus si preparano a riaccendere i motori. “Ma se spegnere tutto è stato facile, ripartire non sarà per niente semplice”, mette subito in chiaro Giovanni Baroni, delegato per Energia sostenibile ed Economia circolare di Piccola Industria. Nemmeno per chi, come il suo gruppo, ha potuto continuare l’attività anche in queste settimane. “La forte discontinuità prodotta dall’epidemia obbliga ognuno di noi imprenditori a condurre un’analisi attenta e approfondita dei prodotti che ha in portafoglio, dei processi che utilizza e dei mercati di riferimento, per farsi un’idea chiara delle prospettive future. Ci sono settori che rischiano di non avere più domanda”.
Amministratore delegato del gruppo X3Energy, sede operativa a Parma, Baroni prende spunto dalla sua esperienza personale per spiegare le difficoltà che ogni imprenditore si trova a dover gestire in questa fase imprevista e imprevedibile. “Il nostro gruppo – spiega – opera nel settore energetico, su tre linee di business: distribuzione di metano compresso per autotrazione, ingegneria dell’efficienza energetica e servizi di consulenza per società energetiche nella gestione dei processi aziendali. Tutte e tre rientrano pienamente nei codici Ateco a cui era consentito proseguire l’attività, ma questo non significa che abbiamo lavorato come prima delle chiusure indotte dalla diffusione del Covid-19”.
Come era facile prevedere, il crollo della circolazione automobilistica ha prodotto un andamento speculare dei consumi di metano, come è accaduto del resto per tutte le reti di distribuzione dei carburanti: “I volumi che prima vendevamo in un giorno, ora li vendiamo in una settimana, mentre i costi fissi, gli affitti, il personale, sono rimasti gli stessi. Abbiamo registrato una caduta dell’85% degli incassi”.
Meglio è andata per la linea di efficienza energetica: “Le prime tre settimane abbiamo lavorato a pieno regime – continua Baroni – e completato le commesse che avevamo in pancia. Una parte dei nostri clienti, però, aveva l’azienda ferma e questo si è riverberato anche su di noi, mentre altri, vista la situazione, si sono chiusi a riccio”. Quasi nella normalità i servizi di consulenza, i più resilienti, date le loro caratteristiche.
Per la sua cinquantina di dipendenti X3Energy non ha fatto ricorso alla cassa integrazione: “Parecchie persone hanno potuto continuare a lavorare in smart working – racconta il delegato per Energia sostenibile ed Economia circolare di Piccola Industria –, altre le abbiamo gestite con l’anticipo delle ferie”. Nessun problema per il gruppo relativamente all’applicazione delle nuove regole, dal distanziamento sociale alle altre misure di tutela della salute, né nelle pompe di erogazione del metano e nemmeno in sede, dove sono stati recuperati spazi comuni.
“Non sono i nuovi protocolli sanitari a preoccuparmi, quelli si trova il modo di rispettarli. Il punto è che non basta riaprire, il 4 maggio non torna tutto magicamente come prima e abbiamo risolto i nostri problemi. La criticità della ripresa sta nella domanda – queste le previsioni di Baroni –, che è ancora più importante della questione della liquidità, di cui tanto si parla. Se la domanda sarà assente o assai ridotta e i costi dei servizi e dei prodotti, come appare probabile, in aumento, che futuro avranno le aziende? L’imprenditore tiene duro se vede una prospettiva, se l’attesa è troppo lunga, diventa invalicabile”.
Torniamo a X3Energy e allo scenario con cui dovranno confrontarsi le imprese che operano nel settore dell’energia: la distribuzione dei carburanti rimarrà in affanno e registrerà perdite fino a quando il traffico veicolare non riprenderà a crescere, tornando ai livelli precedenti, con il metano che confermerà il suo spazio nella transizione energetica: “Nell’attuale congiuntura l’approdo all’elettrico si sposterà in avanti”, questa la valutazione di Baroni. L’efficienza energetica continuerà ad essere uno dei settori in crescita, anche se nel breve è ipotizzabile che non poche aziende decidano di rimandare gli investimenti a tempi migliori: “Noi stiamo lavorando molto sui servizi digitali gestibili da remoto, il futuro è in questi dispositivi, nel salto tecnologico”.
“La discontinuità è marcata – insiste Baroni – e le variabili in campo, come ha registrato l’ultimo studio di Prometeia, troppe, mentre mancano modelli previsionali attendibili a cui affidarsi. Anzi, è venuto meno uno degli assunti fondamentali dei manuali di economia: che le commodity non possono mai andare in negativo. Invece, il petrolio ha sfidato le nostre convinzioni, crollando sotto la soglia dello zero. Complicato, davvero, capire quali saranno le prospettive future”.
Il timore principale è che le aziende riaprano ma finiscano per non riuscire a mantenere l’attività: la pandemia e le sue ricadute sul sistema economico italiano amplificano le fragilità che già prima affliggevano le piccole e medie imprese. Dalla sottocapitalizzazione all’indebitamento fino al passaggio generazionale e al rischio delle insolvenze, in un panorama in cui nessuno più paga nessuno. La confusione politica, poi, non aiuta: “Con X3Energy siamo presenti anche in Colorado, sono curioso di vedere chi, e come, ripartirà prima, se gli Stati Uniti o l’Italia”.
Giovanni Baroni pensa alle imprese, agli associati di Piccola Industria: “Dobbiamo mantenere calma e freddezza. E operare in due direzioni: verso l’interno, stando vicini e dando risposte agli imprenditori della nostra base sociale che chiedono all’associazione di adoperarsi, di tutelare e difendere le loro attività, che sono poi le loro vite. E verso l’esterno, operando al meglio possibile e coprendo tutti i livelli decisionali, nazionale, con il governo, regionale e provinciale. Siamo soddisfatti dell’accordo che abbiamo raggiunto con la Regione Emilia Romagna per la ripartenza, con il presidente Stefano Bonaccini abbiamo lavorato bene”.