C’è anche un modello che arriva dal Friuli Venezia-Giulia per far ripartire le aziende in sicurezza, un modello che può essere riproposto in altre Regioni, come ha raccontato Il Sole 24 Ore. A partire da un territorio che vanta una lunga esperienza di accordi innovativi e di relazioni industriali avanzate e partecipate, Confindustria Alto Adriatico – nata dalla fusione tra Confindustria Venezia Giulia e Unindustria Pordenone – ha siglato un accordo con Cgil, Cisl e Uil per garantire che nel periodo in cui si dovrà convivere con il virus le fabbriche siano luoghi sicuri.
“Il patto è maturato grazie all’esperienza di anni – ha detto il presidente degli industriali, Michelangelo Agrusti – che trova oggi, in questa condizione straordinaria, la possibilità di una sua applicazione immediata. Un’intesa che perseguivamo da tempo e che andrà oltre l’emergenza”. L’accordo coinvolge l’intero sistema produttivo locale, comprese le aziende di piccole dimensioni e che non hanno rappresentanza sindacale. “L’obiettivo – ha spiegato ancora Agrusti – è raggiungere tutte le imprese, anche le più piccole, per rendere ancora più efficaci le misure di prevenzione dal contagio nei luoghi di lavoro”.
Il patto prende le mosse dall’indagine che Confindustria Alto Adriatico ha condotto a inizio aprile nel pordenonese su circa 300 aziende per complessivi 15mila lavoratori: la prima buona notizia è che in nessuna delle imprese sondate sono stati rilevati (alla data del sondaggio) casi di contagio originatisi in azienda; la seconda buona notizia è che tutte hanno aderito al Protocollo di regolazione delle misure per il contrasto ed il contenimento del Covid-19 negli ambienti di lavoro che Governo e parti sociali hanno siglato a Roma il 14 marzo, dando attuazione concreta alle misure di precauzione previste.
Secondo l’indagine il 60% delle imprese ha costituito il “Comitato” per l’applicazione e la verifica delle regole contenute nel documento, con una presenza particolare in quelle di maggiori dimensioni: il modello messo a punto con l’accordo prevede che siano questi “Comitati” interni, e nelle Pmi il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza a livello territoriale, a gestire la ripartenza nella Fase 2 e sovrintendere alla definizione della nuova organizzazione del lavoro necessaria a garantire l’applicazione delle prescrizioni sanitarie da adottare.
Sarà l’Organismo paritetico provinciale – l’ente bilaterale composto dai rappresentanti degli imprenditori e dei sindacati con medici consulenti esterni esperti in prevenzione ed epidemiologia dell’ASS 5 di Pordenone che si sta insediando – il punto di riferimento per l’informazione alle imprese, ai responsabili del servizio prevenzione e protezione sul lavoro, ai medici e ai rappresentanti dei lavoratori, sulle terapie per fronteggiare il Covid-19 e sull’evoluzione dei protocolli tecnici da adottare nei luoghi di lavori.