È sicuramente un periodo storico a dir poco complesso per molti imprenditori italiani tra cui Alessandro Giorio, presidente e titolare dell’omonima azienda che ha sede a Montà, nel cuneese. Il fermo forzato della produzione in Ucraina, ma anche le notizie mancanti su un tir carico di legno pregiato che era in viaggio per l’Italia hanno di fatto cambiato le carte in tavola al lavoro giornaliero della Pmi piemontese – 16,5 milioni di euro di fatturato (in Italia) nel 2021 a fronte di 25 dipendenti –, ora costretta ad attingere, con molta fatica e pagando prezzi inevitabilmente più alti, ad altri mercati. Il tutto per trovare il legno necessario per creare pavimenti, pavimentazioni sportive, settori importanti come pure quelli del design d’interni, di architettura, arredamento e finiture di lusso in cui Giorio è altrettanto attiva.
Eventi come la guerra in Ucraina, poi, non sono destabilizzanti solo per l’impresa in sé stessa. Vanno infatti ad incidere pesantemente sulle vite di chi ci lavora e in questo caso sulle 130 persone che, fino a un paio di settimane fa operavano all’interno dello stabilimento ucraino di Zvenyhorodka, a 200 chilometri da Kiev. “Sapere che la gran parte di loro è dovuta partire per andare a combattere è sicuramente la cosa che mi fa più male – sottolinea Alessandro Giorio (nella foto in alto) –. Sono rimasti solo in due a presidiare la fabbrica. Gli ucraini sono gente estremamente ospitale, ragazzi e ragazzi che hanno sempre dato l’anima per l’azienda: quando c’è stata la necessità di tenere aperto pure sabato e domenica non hanno detto di no. Sono stato spesso da loro e mai una volta che, per esempio, mi sia trovato a mangiare da solo. Hanno un grande senso della famiglia e quelle cene nelle loro case sono stati veramente bei momenti durante i periodi passati a Zvenyhorodka”.
Nella speranza che la situazione possa migliorare al più presto, intanto Giorio e il proprio team sono in giro per l’Europa in cerca del legno adatto ai bisogni dell’impresa cuneese. “Ci siamo divisi i compiti e mentre io, dopo Croazia e Slovenia andrò in Ungheria, gli altri al momento sono in Serbia, Bulgaria e Romania. Ma è molto difficile trovarlo e se ce la fai sei comunque obbligato a strapagarlo: ti fanno un prezzo e non c’è scelta, considerato che ognuno tira l’acqua al proprio mulino. In più va detto che i pannelli di substrato di betulla prodotti esclusivamente in Russia e Bielorussia sono in pratica irraggiungibili a causa delle sanzioni e i conseguenti blocchi delle esportazioni stabilite per quei paesi. È diventato tutto molto complicato, insomma”, spiega il presidente della Giorio.
Le esportazioni, che costituiscono il 70% del fatturato, sono principalmente verso la Cina, dove la Pmi di Montà è riconosciuto leader del settore del mobile. Le produzioni in legno create dalla Giorio arrivano pure in altre zone del mondo che apprezzano il modo di lavorare italiano. “Per quanto riguarda invece le pavimentazioni in legno pregiato siamo presenti in Francia, Germania, Austria, come pure negli Stati Uniti e Corea del Sud. Siamo un’azienda con una struttura definita che può contare su una filiera ben organizzata, ma i due anni della pandemia e adesso la guerra in Ucraina stanno purtroppo destabilizzando il nostro settore. E poi vedo che anche i ragazzi impegnati assieme a me a fare funzionare l’impresa stanno subendo pesantemente il momento. Sono giù di morale per questa somma di eventi distruttivi e perlopiù impronosticabili”.
Il riuscire a riaprire i battenti in Ucraina per poter lavorare nuovamente il legno anche in quello stabilimento è ovviamente il primo auspicio nei pensieri di Giorio, costretto da qualche tempo a rimandare i progetti che dovevano garantire alla sua azienda un’ulteriore accelerazione sulla strada della crescita. “L’idea primaria riguardava lo sviluppo di nuove rotte verso Dubai e, più in generale, l’approdo su mercati mai battuti in precedenza. Ampliare la clientela, insomma, attraverso un progetto triennale che avrebbe dovuto regalarci ancora maggiore produttività e competitività all’estero. Tutto questo ora ha subito un deciso stop: finché la situazione non sarà chiara non potremo fare altro che rimanere abbottonati, senza perciò avventurarci in mosse azzardate”, conclude Giorio.