Considerato il faro del Corno d’Africa, sede dell’Unione Africana e uno Stato di riferimento per la politica continentale, l’Etiopia ha visto negli ultimi 15 anni la sua economia crescere in maniera esponenziale (con una media del 9,5% all’anno), staccandosi di netto dalla media subsahariana.
Nonostante la complessa situazione che sta vivendo sul piano politico interno, il paese resta uno degli Stati leader dell’Africa e merita di essere seguito nell’evoluzione economica della congiuntura attuale. Il governo sta attuando una serie di strategie di sviluppo e di diversificazione economica partendo dall’espansione del settore agricolo, che impiega l’80% della popolazione e puntando alla crescita di servizi e industria per attrarre investimenti esteri e proporsi come hub manifatturiero.
Il paese concorre anche e soprattutto sulla realizzazione di progetti infrastrutturali e parchi industriali. Tra i primi basta citare la costruzione della Great Renaissance Dam o la ferrovia che collega Addis Abeba (nella foto in alto) con Gibuti, che riduce i tempi di percorrenza e i costi di trasporto.
Strettamente legati a questi progetti infrastrutturali sono i parchi industriali. I maggiori sono l’Hawassa Industrial Park, l’Eastern Industry Zone, il Bole Lemi Industrial Park. Non da ultimo, è stato inaugurato il parco agroindustriale di Bulbula che, come sottolineato dal Primo Ministro Abiy Ahmed Ali, faciliterà la transizione strutturale tra agricoltura e industria, oltre a dare impulso alla trasformazione del Paese.
Anche al netto della nuova congiuntura internazionale aperta dalla crisi ucraina, il governo etiope ha annunciato un piano per aumentare la superficie dedicata alla coltivazione di grano estivo dagli attuali 160mila a 400mila ettari. Secondo le informazioni fornite da Isayas Lemma, Direttore per lo sviluppo delle colture presso il ministero dell’Agricoltura, l’Etiopia intende raggiungere l’autosufficienza e diventare un esportatore netto di cereali.
Nell’attuale contesto, al netto delle dovute cautele, l’Italia continua a mostrare interesse per le potenzialità e le opportunità che l’Etiopia offre. Il nostro Paese vanta con l’Etiopia relazioni bilaterali storiche e intense e una tradizionale collaborazione in ambito economico-commerciale. Le imprese italiane sono presenti nel settore dei grandi progetti infrastrutturali (We Build, Cimolai) e dell’energia elettrica. Vi sono aziende italiane anche nei settori ingegneria, automotive e veicoli commerciali (IVECO), macchinari, macchine agricole (CNH), tessile, impianti e macchinari per irrigazione, trasporti (Italferr e Messina Line).
Molte aziende stanno riprendendo rapporti industriali e commerciali nel paese, ma chiedono supporto per la ripresa dell’operatività finanziaria sia delle banche italiane, attraverso l’emissione di lettere di credito, sia di Sace per quanto riguarda le garanzie. Si tratta di una problematica centrale nell’ambito della ripresa delle collaborazioni bilaterali tra le imprese italiane e quelle etiopi, in cui il ruolo della diplomazia risulta strategico.
Fare business in Etiopia può essere complesso, ma è possibile. Emblematici sono i casi del Gruppo Carvico, azienda tessile bergamasca che ha recentemente aperto un impianto produttivo in Etiopia e di Saer Elettropompe, storica azienda di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia. “Ritengo l’Africa il continente del futuro – racconta la presidente e amministratrice del Gruppo Carvico, Laura Colnaghi Calissoni – ed è questo uno dei principali motivi che ci hanno indotto ad investire in Etiopia. Ci confrontiamo comunque con realtà sociali poco avvezze alla cultura industriale dei paesi più progrediti e consideriamo la burocrazia un grave ostacolo al progresso e sviluppo dei paesi africani”.
Ma anche Ivo Mauro Favella, Ceo di Saer Elettropompe, è dello stesso avviso. “L’esperienza Saer in Etiopia dura da molti anni con il supporto dei nostri locali distributori dislocati nelle diverse regioni – spiega –. Siamo particolarmente orgogliosi che il mercato etiopico si rivolga a noi quasi esclusivamente per prodotti complessi tecnologicamente e destinati allo sviluppo agricolo e più recentemente alla gestione delle acque nere. Saer ha risposto ad una richiesta di trasferimento di tecnologia richiesto da Ethio Engineering, inviando un progetto per una linea di assemblamento di pompe complesse attraverso un sistema di learning by doing. Ethiopian engineering sta valutando il progetto, che rappresenterebbe la prima azienda di produzione pompe in Africa a sud del Sahara con eccezione del Sud Africa”.
Il Business Forum Italia – Etiopia, che avrà luogo subito dopo la missione del ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio ad Addis Abeba, si pone l’obiettivo di dare continuità al dialogo che l’Italia da sempre ha con l’Etiopia e rilanciarlo dopo la difficile situazione attraversata dal paese a causa dei vari shock che l’hanno colpito, fornendo un quadro generale e prospettive più specifiche di settori considerati strategici per l’Etiopia e in cui le aziende italiane possono trovare spazi di intervento interessanti.
Il presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, Massimo Dal Checco, che ha fortemente voluto la realizzazione dell’evento, afferma: “Dare concretezza al dialogo attraverso l’organizzazione di incontri business to business tra la delegazione imprenditoriale etiope e le imprese italiane, affiancando così l’azione della diplomazia economica, è la prima azione di follow up che Confindustria Assafrica & Mediterraneo intende realizzare in questa fase di rilancio, nell’ambito di una più ampia azione strategica verso il paese a supporto delle relazioni economiche e industriali delle imprese italiane interessate a operare in Etiopia”.