Il rinnovo del Parlamento di Strasburgo assume un valore del tutto particolare perché negli ultimi mesi si è trasformato inevitabilmente nel terreno di scontro della battaglia politica interna. È un peccato.
L’Europa non è strumento da blandire o condannare in base alle proprie convenienze; l’Europa è un valore da condividere, un’architettura imperfetta da migliorare, ricordando sempre che le regole democratiche sulle quali è stata costruita non sono un risultato compiuto e definitivo, ma vanno riaffermate e alimentate nel tempo. Faccio nostre le parole di Stefano Rodotà, insigne giurista e accademico, che ebbe a dichiarare: “Cancellare la solidarietà significa alimentare ancora di più conflitti e lacerazioni sociali che stanno mettendo in serio pericolo la democrazia. L’Europa non può essere ridotta a un mercato dominato dalla finanza e dai sacrifici imposti ai più deboli. Uccidere la solidarietà significa uccidere la speranza, significa espropriarci della possibilità di pensare un futuro in cui i legami fraterni tra gli uomini ritornino ad essere una priorità”.
Mai come in questo momento, dunque, è importante cogliere l’occasione dell’assemblea per una profonda riflessione partecipata dalle forze sociali e le istituzioni fino ai massimi livelli. Come non sottolineare il significato della autorevole e straordinaria presenza del Capo dello Stato e quella di molti esponenti del Governo? Proprio il presidente Sergio Mattarella pochi giorni fa ha ricordato il ruolo dei corpi intermedi, riconosciuti dalla Costituzione come “pilastro portante della vita della Repubblica” e alla Repubblica stessa ha affidato il compito di “colmare le fratture che si aprono nella società”.
La sensazione, e insieme il nostro auspicio, è che finita la lunga campagna elettorale, tutte le parti concordino in un deciso cambio di passo per dare al nostro Paese lo slancio di cui ha indifferibilmente bisogno. Gli imprenditori sono pronti a fare la loro parte, ma serve un “serrate le fila” per (ri)costruire quella massa critica sistemica che fa la differenza sui mercati internazionali.