Ci siamo addormentati all’inizio del 2020 che il mondo andava in una determinata direzione, ci siamo svegliati in un mondo fatto di distanziamento fisico, di allontanamento. È la rivoluzione del Covid, radicale come la prima, la seconda, la terza e la quarta rivoluzione industriale: una rivoluzione universale, una pandemia, che ha cambiato la nostra vita. Non si è trattato e non si tratta, dunque, di una “sola” tragica emergenza sanitaria con milioni di malati e, pensando all’Italia, di più di 136mila morti registrati tra l’inizio del 2020 e la fine del 2021.
La filosofia, come sempre, ci viene in aiuto per comprendere la realtà: “Noi non siamo i signori dell’universo – scriveva Salvatore Veca poco prima di morire alla fine del 2021 –. Noi siamo nello stato contingente dell’essere ‘creature’, nel senso che il mondo non è in alcun caso nostro. Il nostro slogan ‘una sola umanità, un solo pianeta’ va integrato con la glossa che ci ricorda che, come viventi, noi non siamo soli. Questa glossa elide la pretesa illusoria dell’eccezionalità antropocentrica”. È la lezione della pandemia: “Come siamo parte della natura e della cultura, così apparteniamo alla comunità vivente. Nel nuovo mondo, infatti, c’è spazio solo per la prospettiva dell’ecologia radicale e della giustizia sociale”.
Per voltare pagina e guardare al 2022 con fiducia è necessario riflettere sulle parole, perché come diceva il filosofo francese Joseph Joubert, “cercando le parole si trovano i pensieri”. Dietro ai vocaboli, infatti, si nasconde la nostra visione della vita e della realtà.
Prendiamo una parola della pandemia per tutte, la parola positivo. L’universo pandemico ne ha invertito la valenza e positivo è diventato un termine negativo o quantomeno difficile da pronunciare. Al pensiero “positivo” possiamo sostituire il pensiero “propositivo”, quello cioè finalizzato a mettere davanti a tutto una serie di propositi.
Il primo proposito è la consapevolezza che, in un momento di grande difficoltà come quello attuale, occorre far parlare la scienza. In piena quarta ondata e con la variante Omicron che avanza non si tratta di censurare le voci, ma quantomeno di ascoltare anzitutto quella degli scienziati.
Il secondo proposito è che sia giunto il tempo di tornare a leggere la parola “io” all’incontrario, aggiungendoci la lettera N così da formare la parola “noi”. Ci siamo addormentati – per tornare da dove eravamo partiti, al giovedì 30 gennaio 2020, data ufficiale di arrivo della pandemia in Italia – che il mondo andava in un determinato modo. Ci siamo svegliati in un mondo che andava in un modo tutt’altro che bello. Facciamo in modo d’ora in avanti di addormentarci tutte le sere e di svegliarci la mattina in un mondo a misura d’uomo con la consapevolezza che, nella vita come sul lavoro, siamo tutti interdipendenti. Il destino di ciascuno di noi, infatti, è legato al destino delle altre persone.
Il terzo proposito, strettamente collegato al secondo, è la consapevolezza che divisi cadiamo. Ricordate l’arpeggio della chitarra acustica con cui si apre la canzone Hey you composta dai Pink Floyd: quattro quarti datati al 1979 e dedicati a chi è prigioniero delle pareti. “Ehi tu, lì fuori al freddo, sentendoti solo, sentendoti vecchio, riesci a sentirmi?”, scriveva Roger Waters, immaginando un colloquio con la vita fuori dal muro. “Ehi tu, non aiutarli a sotterrare la luce, non arrenderti senza lottare”, prosegue la canzone. È un crescendo di emozioni, sottolineate dall’ingresso degli strumenti musicali: in sequenza, prima il basso elettrico senza tasti, poi il piano e la batteria, infine il sintetizzatore che fa il verso agli insetti. “Ehi tu, non dirmi che non c’è alcuna speranza. Insieme restiamo in piedi, divisi cadiamo”, tirava le somme la band britannica, seminando la speranza di un altro mondo.
Proprio così: divisi cadiamo. E, dunque, non resta che unire le forze anche nel 2022. È questo il senso della nuova rivoluzione, quella Covid, così travolgente come la prima, la seconda, la terza e la quarta rivoluzione industriale. Una rivoluzione iniziata esattamente due anni fa.
NOTA SULL’AUTORE
Top voice ufficiale di LinkedIn in Italia, dal 2017 Filippo Poletti (nella foto in alto) cura sulla piattaforma la rassegna quotidiana dedicata ai cambiamenti del lavoro ed è promotore del portale Rassegnalavoro. Giornalista professionista, dal 1996 a oggi ha scritto per oltre 30 testate tra le quali il Corriere della Sera. Speaker in eventi nazionali e formatore, è guest speaker del MIP Politecnico di Milano. Tra i suoi libri “Tempo di IoP: Intranet of People”, dedicato alla comunicazione interna ai posti di lavoro.
L’ultimo lavoro, Grammatica del nuovo mondo, edito da Lupetti con la premessa di Salvatore Veca e la postfazione di Luigi Ballerini, elenca in ordine alfabetico 50 parole chiave dell’universo inaugurato dal coronavirus