
Olive, arance, limoni e fichi d’India. Sono solo alcuni dei prodotti che regalano i campi della Sicilia, una terra dalle forti tradizioni. Ed è proprio da una di queste che è nata una sorta di medicina per quelle più aride, in grado di combattere la desertificazione. È un nuovo fertilizzante organico-minerale; è composto da polvere di arance ed è frutto dello sguardo attento dell’ingegnere Giovanni Calamarà, presidente di SBS Steel Belt Systems, azienda attiva nella produzione di macchine industriali, con sede sia in provincia di Varese, a Venegono Inferiore, sia in provincia di Messina, a Villafranca Tirrena.
È proprio girando per i terreni siciliani che il presidente Calamarà si è reso conto della necessità di innovare quella vecchia tradizione che, ancora oggi, vede i contadini usare le bucce delle arance come concime per i campi, in sostituzione ai comuni fertilizzanti chimici disponibili sul mercato.

RENATO CALAMARÀ
Il fertilizzante messo a punto da SBS permette non soltanto il recupero degli scarti delle arance, ma anche di riutilizzare quel derivato del petrolio presente in abbondanza tra le numerose raffinerie della Sicilia: lo zolfo. In natura può essere usato come correttivo del pH dei terreni, per agevolare una serie di processi come quello dell’assorbimento dei fertilizzanti. La SBS, infatti, attraverso i suoi macchinari, lo pastiglia già dalla sua nascita nel 1984. “Siamo attivi da almeno 15 anni nel settore petrolifero e petrolchimico con il recupero dello zolfo, che altrimenti andrebbe a inquinare l’atmosfera – spiega il managing director Renato Calamarà (in foto) –. Ecco che allora abbiamo pensato di trasformare questo gas serra in fertilizzante tramite l’aggiunta della componente organica. L’effetto acidificante dello zolfo insieme alla polvere di buccia di arancia dà vita al nostro fertilizzante, che appartiene al gruppo di quelli organico-minerali. Si tratta del risultato di un forte connubio tra economia e tecnologia verde, in linea con le richieste dell’ambiente e del mercato”.
Da qui l’idea di far convergere i due filoni sostenibili: il riciclo delle bucce di arance, tipico della tradizione siciliana, e il recupero degli scarti di zolfo dei processi di fabbrica. Il tutto unendo una terza componente: la bentonite, una specie di argilla che fa da veicolo allo zolfo per permettergli di essere assorbito dal terreno lentamente. Quindi, ricapitolando, l’arancia reintroduce la fertilizzazione che si era persa, lo zolfo corregge il pH e la bentonite facilita il tutto.

IL FERTILIZZANTE PRODOTTO DALLA SBS
L’impresa varesina, però, non ha solo scoperto questo nuovo fertilizzante organico-minerale; lo sa anche produrre attraverso il macchinario industriale studiato e realizzato dalla stessa azienda. Un risultato che arriva da una serie di passi importanti. A partire dagli esperimenti fatti “in casa”, nello stabilimento di Venegono, attraverso cui SBS ha creato il fertilizzante miscelandolo in differenti composizioni. Poi i test in serra, nei vasi di ortaggi, per valutare le cosiddette “curve di carico”, cioè per comprendere le migliori composizioni e quantità di fertilizzante da utilizzare sui terreni.
Una fase importante che ha dato come risultato il brevetto sul prodotto e che ha visto la collaborazione di Adele Muscolo, professoressa di agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che secondo una classifica della Stanford University è tra l’1,5% dei maggiori esperti mondiali del suolo. E poi lo sviluppo del macchinario produttivo attraverso tutto il know how interno, proprio della SBS, che ha portato ad un altro brevetto; questa volta sul processo. E, infine, l’ok da Bruxelles dell’Unione europea: un finanziamento, nell’ambito del Programma Life, di 1,7 milioni di euro a fondo perduto, che ha decretato il via al progetto denominato “LIFE RecOrgFert PLUS” dal valore totale di quattro milioni. Quarantadue, invece, i mesi per vederlo realizzato. La data sul calendario è già fissata: 28 febbraio 2025.
“Con il progetto Life abbiamo due grandi obiettivi – chiarisce il project coordinator Antonio Scialletti –. Da un lato, la costruzione della prima linea pilota per la produzione dei fertilizzanti nello stabilimento siciliano, che arriverà a produrre ventimila tonnellate di fertilizzante all’anno. Dall’altro, i test sulle categorie di ortaggi e grano duro in 27 ettari di terreno che abbiamo a disposizione tra Italia e Grecia, più precisamente su 12 ettari della scuola di agraria American farm in Tessalonica. Così da sperimentare il nostro prodotto su terre in via di desertificazione europee, ma fuori dall’Italia”.
Negli stabilimenti è tutto pronto per raggiungere quel traguardo che i rappresentanti aziendali si sono prefissati: andare nelle aree del mondo in via di desertificazione, installare i macchinari firmati SBS e produrre i fertilizzanti a livello locale. Non resta che testare il fertilizzante su larga scala e passare alla commercializzazione sul mercato.
Un’ennesima soddisfazione per una realtà che non si accontenta; dall’azienda, infatti, prevedono per il futuro una crescita del +10/15% all’anno. Il loro fatturato, ad oggi, gira intorno ai 12 milioni di euro, di cui l’80% è frutto di export. Questo perché, come spiega il Technical consultant, Luigi Lisciandra, “SBS è un po’ in tutto il mondo. Si rivolge a diversi mercati, dall’industria chimica e petrolchimica a quella alimentare con macchine per la produzione di chewing gum e di caffè, ad esempio, fino a quella della gomma, servendo case come Pirelli e Michelin, e a quella delle vernici in polveri ecologiche, con l’obiettivo di lavorare sempre di più nella green economy”.
Ad affiancare SBS nelle fasi della progettualità, come sottolinea il Technical director, Sergio Contesi, “è stata una rete di collaborazione che si è creata tra le varie realtà coinvolte. Un supporto importante è arrivato da Univa, sia dal punto di vista normativo sia per metterci in collegamento con i contatti istituzionali, della Confindustria nazionale, di Roma, ma anche direttamente con Bruxelles”.