In questo periodo per le imprese, in particolare piccole e micro, i problemi sono sia sul breve che sul medio-lungo termine. Nel breve, la questione principale è la liquidità. Il decreto ad hoc del governo riprende molti obiettivi del documento di Confindustria “Affrontiamo l’emergenza economica per la tutela del lavoro” del 20 marzo. Ma mentre le aziende hanno bisogno di liquidità ora, il provvedimento necessita dei suoi tempi di attuazione.
Inoltre, il tetto di 25mila euro per finanziamenti senza istruttoria è basso: la stragrande maggioranza delle imprese dovrà quindi affrontarne una. Oltre ai tempi lunghi, c’è il secondo aspetto: le garanzie per imprese con esposizioni classificate come “inadempienze probabili” e per imprese ammesse a concordati con continuità aziendale o che hanno stipulato accordi di ristrutturazione o presentato un piano attestato. Riguardo a queste ultime, l’accesso all’agevolazione è condizionato al fatto che l’avvio della procedura sia successivo al 31 dicembre 2019: quindi l’accesso al decreto non è concesso a chi ha avuto inadempienze, a meno che queste non si siano manifestate a gennaio e febbraio 2020 (!). E le aziende che erano in difficoltà già prima? Lo saranno ancor di più: la norma dovrebbe essere rivista, perché il rischio è che i 400 miliardi messi sul piatto dal governo non vengano movimentati appieno.
Ma la tenuta del sistema e delle filiere dipende anche da noi. Devono essere garantiti i pagamenti. Molte Pmi liguri sono strategiche per alcuni grandi player del territorio: il puntuale pagamento di forniture e servizi nei mesi scorsi garantirebbe ossigeno vitale nel breve periodo ed eviterebbe che molte siano costrette a chiudere. Senza presunzione, le Pmi hanno una funzione di garanzia di tenuta sociale.
Diversa è la visione a medio-lungo termine. Nulla sarà più come prima. In molte aziende è stato introdotto o incrementato lo smart working. Per molte Pmi che hanno dimostrato di essere pronte, moltissime si sono trovate impreparate. In quest’ottica va il bando regionale recentemente approvato per la digitalizzazione delle micro, piccole e medie imprese nell’ambito dell’asse 3 “Competitività delle imprese”, che deve utilizzato appieno. Molte zone della Liguria non dispongono di una adeguata copertura di rete. Molte aziende operano in aree non raggiunte da infrastrutture in banda ultra-larga.
Quando l’emergenza sarà finita, dovremo pensare a un piano di digitalizzazione per le Pmi, non più rimandabile. Come Piccola Industria nazionale, seguiamo il progetto “Risorgimento digitale”. Ma per le Pmi c’è anche un aspetto culturale. Molti processi dovranno essere digitalizzati, penso per esempio alla filiera logistica e dei trasporti. Sento molto parlare di “modello Genova” per il modo con cui si è affrontata un’emergenza; io auspico che domani, si parlerà del “modello Italia”, dove tutti avremo fatto la nostra parte e le Pmi liguri saranno ancora protagoniste.