Con il Covid-19 e con l’emergenza sanitaria che ha indotto, ormai l’abbiamo capito, dovremo convivere per un certo tempo, anche se nessuno è in grado di sapere quanto lungo sarà questo tempo. Per ricominciare a vivere e a produrre dobbiamo stare all’erta e prevenire il diffondersi del contagio. Il punto non è tanto quando riaprire le aziende – dal 4 maggio, forse prima, per comparti, cicli di lavorazione e regioni il lockdown gradualmente si allenterà – piuttosto come riaprirle o, per chi ha continuato in queste settimane a produrre, anche a scartamento ridotto, come strutturare stabilmente in maniera diversa l’attività.
“Adesso è il momento di agire. Il tempo che ci separa dalla ripartenza, un tempo che sembra lungo ma non lo è, va impiegato a ri-progettare l’organizzazione aziendale, i processi produttivi insieme al layout fisico, per mettere in sicurezza tutti, dipendenti, fornitori, clienti. E per avviare attività di formazione e informazione del personale”: si conclude con questa indicazione la chiacchierata con Angelo Camilli, vice presidente per Pmi e mercato degli appalti di Piccola Industria.
Romano, titolare di Consilia, società che fornisce consulenze e servizi integrati su tutela della salute e sicurezza sul lavoro, compliance e formazione a imprese, professionisti e pubbliche amministrazioni, Camilli è l’uomo giusto per spiegare quanto sia necessario lavorare sin da ora per essere nelle condizioni di ripartire a pieni giri. “Molte aziende si siano già mosse – racconta –. Questa emergenza, che le proiezioni ci dicono avrà un impatto molto preoccupante sull’economia, è l’occasione per mettere alla base della nostra attività imprenditoriale la cultura della prevenzione”. Ex malo bonum avrebbero detto gli antichi.
“Il driver principale che ci deve guidare in questa riorganizzazione è il mantenimento delle distanze di sicurezza – Camilli insiste più volte su questo aspetto –, evitare gli assembramenti è d’obbligo. Quindi l’organizzazione del lavoro e delle linee produttive, degli uffici e di tutti gli spazi comuni, dagli ingressi agli spogliatoi alle mense, vanno ridisegnati in questa logica. La prima necessità è dotare chi tornerà in azienda di protezioni individuali adeguate, mascherine, guanti, gel disinfettanti, occhiali, termoscanner, mentre per tutte le mansioni per cui è possibile si dovrà optare per il lavoro a distanza. Questo implica un’accelerazione nell’acquisizione delle infrastrutture tecnologiche adeguate a garantire la sicurezza informatica dei dati a chi opera da casa, sia hardware che software”.
Il vero quesito, che rimbalza negli articoli dei giornali e da cui pare abbiano preso il via anche i lavori della nuova commissione presieduta da Vittorio Colao, è se oggi i dispositivi di protezione personale e i potenziali test virologici e sierologici indispensabili per tenere sotto stretto controllo le future mosse del Covid-19, siano reperibili sul mercato. “Per le piccole e medie imprese è sicuramente più complicato reperire le forniture – risponde Camilli – che per i grandi gruppi internazionalizzati. Per questo, per aiutare gli imprenditori a reperire le dotazioni necessarie con maggiore celerità, avere la certezza che siano a norma ed evitare frodi e ingiustificati rialzi dei prezzi, Confindustria ha siglato un accordo con il Commissario Arcuri, un’intesa fortemente voluta da Piccola Industria nell’ambito dell’attività del Programma Gestione Emergenze. È una delle attività di assistenza ai nostri associati che abbiamo messo in atto nell’emergenza, insieme a quelle tradizionali sulla cassa integrazione e l’interpretazione dei decreti del governo”.
Mascherine e guanti pongono anche un problema di smaltimento, visto che se ne useranno a milioni, in capo a un anno addirittura miliardi. “Mi auguro che insieme alle linee guida per la riapertura si chiariscano presto anche le procedure per disporre di questi materiali una volta utilizzati”, l’auspicio del vice presidente di Piccola Industria, che non vede, invece, problemi particolari per quel che riguarda l’attività di sanificazione degli ambienti di lavoro, visto che le imprese di pulizia già forniscono questo servizio. “Ma anche i singoli lavoratori dovranno preoccuparsi di tenere sanificata la loro postazione”, aggiunge.
Problemi di approvvigionamento, segnala Camilli, le aziende li hanno avuti anche nel reperimento delle dotazioni tecnologiche, i personal computer indispensabili per lo smart working, e dell’assistenza per l’installazione e gli interventi sui software: “C’è stata un’accelerazione fortissima nel lavoro distanza e quindi le aziende hanno dovuto acquisire sia l’hardware che i software, per esempio i sistemi di videoconferenza, le webcam. Il salto in avanti tecnologico è stato davvero notevole”. Un altro effetto collaterale della pandemia decisamente positivo. Di nuovo, ex malo bonum.
Per ripartire in sicurezza si darà attuazione al protocollo firmato a marzo con governo e sindacati, che resta la cornice entro la quale inserire accordi per filiera produttiva, per settore, per dimensione, area geografiche o per azienda. Come hanno già fatto Fca e altri gruppi di grandi dimensioni: “Sono certo che i responsabili interni della sicurezza e i medici aziendali sapranno adattare le indicazioni più generali al singolo luogo di lavoro”, chiarisce Camilli. Un’altra misura sollecitata in questi giorni dalla ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, è la flessibilità degli orari di entrata e uscita per evitare l’affollamento sui mezzi pubblici.
“Più in generale, come è accaduto per lo smart working, è necessaria una vera discontinuità, un salto in avanti nella cultura della prevenzione, della sicurezza e della gestione del rischio – conclude – a livello aziendale e soprattutto nei comportamenti del singolo dipendente. Per questo insisto sulla necessità di avviare al più presto attività di formazione e informazione. Se anche la burocrazia si adegua a questo tempo di emergenza, diventa più veloce, smart e meno diffidente verso le imprese, sono certo che possiamo far ripartire le attività produttive, sia manifatturiere che terziarie, con gradualità e in sicurezza”.