
È una storia piena zeppa di risvolti interessanti quella di Giulia Petronella (nella foto in alto) e della sua Woo, azienda a trazione femminile partita da Mesagne, in provincia di Brindisi, alla conquista del mondo. Fin dal 1985 produttrice di cerate per il settore della nautica e della pesca, la prima generazione della famiglia Petronella ha fatto venire voglia a Giulia di provare a capire se si potesse allargare il perimetro di influenza commerciale di questi particolari capi. E così la loro figlia, dopo diverse esperienze fatte lontano dalla Puglia, ha deciso di dare una possibilità ai propri sogni non solo imprenditoriali e di tornare a casa per mettersi in gioco in un progetto che all’inizio, probabilmente, presentava più incognite che certezze.

BOZZETTO PRELIMINARE
Dopo aver partecipato a fiere a Milano e mandato alcuni impermeabili ad una blogger, le cose hanno decisamente iniziato a muoversi. I riscontri positivi per la Pmi pugliese sono stati praticamente immediati. La giovane imprenditrice, che, prima di specializzarsi in communication design a Venezia aveva studiato ingegneria informatica, poteva incassare i primi complimenti per la propria intuizione. “Lasciato un ottimo lavoro a tempo indeterminato in una multinazionale francese e quello che era stata la mia vita fino a quel punto, ho preso ispirazione da un viaggio in Nord Europa per lanciarmi nel mondo della moda. Un rischio, anche se calcolato. Ma era ciò che volevo fare veramente”, spiega Giulia Petronella, titolare di Woo.
Ad aprile 2020 Woo si è lanciata nell’e-commerce e subito dopo si è scatenato un notevole interesse mediatico per i capi realizzati, con la collaborazione di due dipendenti, da Petronella. “Vanity Fair e Vogue hanno voluto conoscere la mia storia, mentre l’anno successivo ho partecipato a Pitti Uomo e il mio iter imprenditoriale, la riconoscibilità del brand sono stati raccontati anche in un servizio televisivo trasmesso da Rai2”.
Adesso la produzione dell’azienda pugliese è presente in 17 boutique italiane, negli aeroporti di Venezia, Palermo e Roma Fiumicino e in alcuni grandi magazzini della penisola, oltre che a Riga, in Lettonia e online in vari marketplace. “Il cliente tipo di Woo è quello che viene definito un nomade urbano, considerato che le giacche della nostra collezione sono decisamente versatili e si possono portare sopra un abito elegante o un semplice maglione nel tempo libero. Inoltre, hanno un’altra caratteristica che le distingue dalla concorrenza: sono le uniche in Italia termosaldate e anche per questo motivo sono ultra resistenti, durabilità che permette al capo di essere anche tramandato, diventando in certo qual modo iconico. E per le nostre giacche offriamo alla clientela pure un servizio di riparazioni sostenibili”, sottolinea Petronella.

UNA GIACCA DI UNA RECENTE COLLEZIONE W00
Sono capi unisex con un’abbottonatura maschile e genderless dal costo medio-alto, che possono essere nel guardaroba di un businessman tra i 30 e 50 anni, come suggerisce l’imprenditrice di Mesagne, oppure venire usati da chi ha la possibilità di andare in giro per il mondo con lo zaino in spalla. “L’idea è venuta qualche tempo fa parlando con un ragazzo tedesco. Mi ha fatto pensare alle potenzialità di un impermeabile che potesse venire associato alla Puglia per i classici sole e mare come per la pioggia. Capisco che questo genere di mix possa sembrare strano, ma sentivo la necessità di provare a cambiare l’attitudine di quelli che si rattristano alla prima goccia caduta dal cielo, realizzando capi dai colori caldi, verde oliva e senape su tutti, tipici della mia terra. E poi l’essere buddista ha sicuramente contribuito a fare andare avanti il progetto partendo da queste basi”, commenta con un sorriso Giulia.

INTERNO AZIENDA
Oltre a portare sul mercato capi estremamente apprezzati per la loro bellezza e curati per andare incontro ai desiderata di un pubblico spesso esigente, Woo tiene gli occhi ben attenti su tutto quello che riguarda sostenibilità e, conseguentemente, economia circolare. “Per esempio, la stoffa di scarto nel processo del confezionamento degli impermeabili viene usata per creare piccoli accessori come portamonete, borsettine o porta cellulari. Cerchiamo pure noi, insomma, di fare qualcosa per l’ambiente”. Un modo di porsi verso l’esterno che Petronella ha acquisito anche nel viaggio fatto anni fa in Kenya, mesi spesi a scrivere la tesi di laurea, ma pure a comprendere, in maniera ancora più diretta i punti chiave della responsabilità sociale, economica e, soprattutto, ambientale. “Detto che posso sicuramente confermare che il mal d’Africa ti resta dentro, lì ho maturato l’idea di provare a dare una mano alle donne keniane che vivono nelle baraccopoli. Il progetto Villaggio Kijiji, una volta completato, permetterà infatti a 15 famiglie di Korogocho di avere case sostenibili fuori Nairobi. Il tutto con il fattivo contributo dell’associazione Hiupalas”.
Il sogno nel cassetto, per Giulia Petronella, è riuscire ad arrivare con i suoi prodotti in Giappone, posto piovoso in cui, oltretutto, amano molto il made in Italy, mentre un secondo obiettivo resta crescere progressivamente nell’e-commerce, meritando così ulteriore considerazione e credibilità internazionale.