Le organizzazioni, di qualsiasi natura e dimensione, vivono oggi un momento unico. L’Italia e molte parti del mondo sono piombate in una crisi atipica che non ha precedenti, a causa dell’emergenza sanitaria, che ha ed avrà notevoli effetti non solo sul tessuto industriale ma anche su quello sociale.
Non è facile dire come cambieranno le organizzazioni e il “fare progetti”, ma sicuramente possiamo affermare che questi ultimi continueranno a rappresentare lo “spazio” in cui si realizza il patrimonio tangibile e intangibile delle aziende.
I progetti richiedono rigore e flessibilità, capacità sistemica e creatività, analisi accurate e sintesi tempestive e l’impiego di processi che, spesso e da molti, vengono percepiti inutili, onerosi e costosi. Ma da dove nasce la consapevolezza che il costo ad essi associato non è superfluo ma genera un vantaggio?
Le aziende definiscono il proprio business e la propria offerta attraverso piani industriali e generano ricavi con la stipula di contratti. Ciò, però, non garantisce profitti adeguati e un posizionamento competitivo opportuno. È necessario, infatti, sostenere la Strategy execution e la Contract execution con progetti di successo e Project Manager che, coniugando competenze tecniche, visione strategica e soft skill, navigano la complessità rendendola un’opportunità.
Il contesto in cui viviamo rende tali obiettivi non scontati e i tantissimi report elaborati dai maggiori brand mondiali di consulenza identificano nella bassa capacità di gestione dei progetti il fallimento di questi e, a volte, delle organizzazioni.
Il mercato è complesso, le varie crisi che si sono sovrapposte negli anni lo hanno reso più selettivo e con un maggiore livello di rischio; il cambiamento è diventato continuo e costante e le tante variabili dello scenario sono sempre più connesse e debolmente controllabili. La grande innovazione tecnologica, a cui stiamo assistendo, ha portato a novità prima neanche immaginabili e ha aumentato i livelli di ambizione, segmentando ulteriormente il mercato. L’accesso alla tecnologica non è più partizionato, non è più solo a disposizione di pochi eletti e ciò ha accelerato da un lato il processo di globalizzazione dall’altro l’intensità competitiva.
In questo contesto le aziende sopravvivono solo se competono e competono se sviluppano progetti in modo remunerativo, sostenibile e innovativo.
Noi crediamo che il fare bene i progetti – attraverso il mindset e i principi consolidati dopo vari decenni da professionisti di varia estrazione geografica e di business –garantisca il raggiungimento di un vantaggio competitivo concreto, riconosciuto dal mercato e che duri nel tempo. L’approccio di comando e controllo partecipativo, la programmazione strutturata e iterativa, l’attenzione continua alle variabili critiche – quali ambito, tempo, costo, qualità ed esposizione al rischio – una stakeholder analysis critica e inclusiva e una comunicazione multimodale rappresentano l’essenza di tale approccio e conferiscono alle organizzazioni affidabilità, credibilità e prontezza.
In ultimo come analizzato dal Pulse of Profession 2018 “Success in Disruptive Times” la combinazione di vari approcci — predittivo, incrementale, agile ed ibrido – permette ai progetti di seguire in maniera efficace e leggera l’evoluzione dello scenario.