Dal caschetto di monitoraggio per ictus al coinvolgimento nella ricostruzione del ponte di Genova: Fos, Pmi innovativa genovese di consulenza e ricerca tecnologica, lavora a diversi progetti di ampio respiro ma senza perdere il forte legame con il territorio. Tutto questo in un momento speciale, quello che segue la quotazione in Borsa dello scorso anno. Ne parliamo con l’amministratore delegato Enrico Botte (a destra nella foto con il presidente Brunello Botte, al centro, e il vice presidente e Ad Matteo Pedrelli)
Quali sono le difficoltà che Fos ha dovuto affrontare e risolvere nei suoi oltre 20 anni di storia, e quale consiglio darebbe – alla luce di questa esperienza – ad un collega imprenditore?
L’azienda ha vissuto in questi 20 anni di vita diverse fasi: startup, consolidamento e ora crescita. La fase di startup è sempre entusiasmante perché c’è la voglia di fare, di diventare “impresa”, seppur la difficoltà di accedere al credito bancario e la credibilità sul mercato siano due elementi molto difficili all’inizio. Il duro lavoro e l’aver chiaro l’obiettivo ci ha permesso di creare valore e consolidarci diversificando il nostro business con una evoluzione da azienda informatica ad azienda tecnologica molto spinta sulla ricerca e sviluppo.
La fase di consolidamento ha portato nuove sfide come una maggiore consapevolezza della managerialità, una nuova visione del modello del business con nuove linee in ambito elettronico e automazione e una costante attenzione alle dinamiche del nostro mercato ampliando i settori di attività da industria ed energia a telecomunicazioni e trasporti.
Quando la competizione si è alzata di livello abbiamo deciso di accelerare e di puntare ad una crescita più sostenuta con la quotazione in Borsa. Ad un collega imprenditore direi che per perseguire gli obiettivi è fondamentale non essere o ritrovarsi soli, quindi dare molta cura alla scelta del team.
Cosa ha rappresentato per voi la quotazione in Borsa?
È un’esperienza molto impegnativa ed entusiasmante. Impegnativa perché impone un ripensamento della visione di impresa e dell’imprenditore nel rapporto con la sua creatura. Per noi la quotazione rappresenta un punto di svolta. Abbiamo definito un piano industriale per la crescita sia organica che per acquisizioni e siamo molto concentrati su questo. In questi sei mesi sul mercato abbiamo imparato tanto e siamo sempre più convinti che anche in Europa come in Cina e negli Stati Uniti il modello finanza e tecnologia debba andare a braccetto. La tecnologia ha necessità di equity e non di debito e per creare campioni internazionali l’unica via è la Borsa.
È un percorso costoso sia in termini economici che umani, ma offre una piattaforma di crescita unica per imprese che vogliono diventare leader.
Qual è il progetto di cui è più orgoglioso e quale quello da cui si aspetta di più per il futuro?
I progetti di cui andiamo più orgogliosi sono quelli che di fatto ci aprono anche la strada per il futuro. Sono i nostri due brevetti: “Microcosmo” e “Brain Stroke Helmet”. In azienda abbiamo una linea di business denominata “Engineering and Technology Transfer” dedicata allo sviluppo, prototipazione, testing e ingegnerizzazione di soluzioni innovative e tecnologicamente molto avanzate, la cui attività di ricerca e sviluppo opera attraverso laboratori congiunti e/o accordi di collaborazione con enti di riferimento per sviluppare le capacità di trasferimento tecnologico verso il mercato.
Attualmente abbiamo realizzato sei centri di ricerca: due a Genova, uno a Portici (Napoli) e poi Bolzano, Enna e Kaunas, in Lituania. Il progetto “Microcosmo”, simulatore di campo per far crescere le piante in ambienti non convenzionali sviluppato con l’Enea di Portici, risponde alle esigenze del settore ambientale e agroalimentare per ripensare la catena di produzione e distribuzione del cibo. Il progetto del caschetto dedicato al monitoraggio post ictus, invece, è diventato da pochi mesi un brevetto europeo. Un sistema di telemedicina per monitorare pazienti colpiti da ictus sia in fase emergenziale che in fase post monitoraggio.
Per concludere la risposta, come si dice spesso, e mi sento di condividere pienamente, il progetto di cui andiamo più orgogliosi è quello che deve ancora venire.
Siete stati parte attiva nella ricostruzione del futuro ponte di Genova, oltre che di un altro progetto più recente chiamato “Genova sicura”. Che rapporto ha l’azienda con il suo territorio di riferimento?
Genova è la nostra casa. Una città in trasformazione che vede nel nuovo ponte un simbolo di rinascita. Ci riteniamo figli della Genova industriale e oggi siamo onorati di poter contribuire nel nostro piccolo a una transizione digitale delle attività “pesanti” che hanno caratterizzato la nostra città.
Con Cetena Spa (Gruppo Fincantieri) abbiamo vinto il progetto “Cymon” (Cyber Monitoring) finanziato dal Centro di competenza Start 4.0 per realizzare il gemello digitale di un’infrastruttura, applicabile al nuovo ponte di Genova.
Con Leonardo siamo coinvolti nel progetto “Genova Sicura”, dedicato alla realizzazione prototipale del Security Center a difesa da atti terroristici o criminali e da fenomeni estremi a carattere idrogeologico, grazie alla realizzazione di una piattaforma che, integrando diversi sistemi e tecnologie specialistiche, sia in grado di fornire servizi evoluti a supporto del monitoraggio ambientale.
(Articolo tratto dal numero di luglio dell’Imprenditore)