Abituati come eravamo a vivere l’approssimarsi della pausa estiva sognando di immergerci in tutto quanto fosse il più lontano possibile dal nostro quotidiano, oggi ci sembra strano l’approccio fortemente condizionato al quale siamo obbligati dal post pandemia. Condizionamenti vecchi e nuovi si incrociano e gonfiano come nel mare in tempesta rendendo la navigazione insidiosa anche ai più provetti marinai.
Ricordate la minaccia “dell’autunno caldo” che puntualmente spuntava all’ombra del solleone? Oggi quel ricordo fa quasi tenerezza al cospetto dei rischi che si prospettano per la prossima stagione, i dubbi sulle priorità da affrontare, le riforme necessarie e non più rinviabili, i tempi e le modalità della spesa pubblica, l’uso delle cospicue risorse in arrivo dall’Europa, gli investimenti industriali per la ripresa della produzione e delle esportazioni. In tutto questo coacervo di dubbi e rischi, come esser certi della nostra capacità di tenuta sociale?
E ancora, ricordate il dibattito agostano sul “caro libri”, che neppure l’avvento del digitale è riuscito a stemperare? Almeno su questa partita, qualcosa di positivo potrebbe accadere, a condizione che la trasformazione digitale innescata nel mondo della scuola diventi strutturale, trovando una coesistenza virtuosa con l’insegnamento in presenza.
E la manovra d’estate? Ricordate quel ritocchino alle entrate che si insinuava in tanti noiosi dibattiti tra località balneari più o meno famose e feste di partito, fra sagre paesane e presentazioni di libri, premi e mostre di pittura?
Tutto accadeva senza ansie eccessive e con ripercussioni sopportabili. Certamente anche allora erano cifre importanti, ma ci appaiono minime rispetto a quelle oggi necessarie per riaccendere i motori dell’economia e riscaldare una domanda interna che resta gelida a dispetto delle temperature stagionali.
Per molti italiani sarà una pausa condizionata da serie preoccupazioni economiche, molto più che nel passato. Lo sarà altrettanto per chi, come noi, ha la responsabilità di una impresa – delle sue lavoratrici e lavoratori – al pensiero che le nostre Pmi lasciano sul terreno un calo di fatturato del 12,8% e una previsione di rimbalzo al prossimo anno di un timido 11,2%.
Molte imprese, fra quelle che possono, resteranno aperte. Ne abbiamo incontrato una piccola rappresentanza nel corso di questa settimana. Le loro priorità sono tornare a produrre e conservare i livelli occupazionali.
Noi dell’Imprenditore vi diamo appuntamento a settembre per tornare a sentire le loro voci e non solo. Restate sintonizzati!