Come nasce l’idea di W-her?
L’idea di W-her nasce perché io sono una viaggiatrice solitaria. Mi è capitato di organizzare viaggi per partire da sola e le informazioni su quali siano i posti migliori per soggiornare sono sempre carenti, soprattutto non sono mai informazioni fornite dagli abitanti del luogo.
Da questa ispirazione iniziale è partita l’idea di W-her, un’app sulla sicurezza percepita in strada dalle ragazze, che è di sicuro una percezione molto diversa rispetto a quella maschile. Basti pensare ai dati dell’ultimo sondaggio Istat 2018 sulla percezione della sicurezza dei cittadini, questi ci dicono che una donna su tre in confronto a un uomo su dodici dichiara di non uscire da sola la sera. Si tratta indubbiamente di una limitazione della vita personale.
A partire da questi dati ci siamo sentiti pronti a fare un tentativo: realizzare un prodotto che rispondesse a questo bisogno. Si tratta di un bisogno spesso non dichiarato, se non a volte con un po’ di vergogna dalle donne, di avere una percezione di sicurezza differente. Questo mi ha permesso di mettere insieme i miei studi di psicologia con il lavoro in ambito tecnologico, che fino a quel momento era in Telecom Italia. Grazie a questo progetto ho avuto l’occasione di mettere insieme le due anime. Un contesto di social impact con un progetto tecnologico.
Da quanti anni è attiva la startup e dove avete reperito i fondi iniziali?
La startup è stata creata nel 2017 mentre l’applicazione è disponibile negli store da gennaio 2018. Da quel momento è iniziata la nostra strategia di crescita. Per ciò che riguarda i fondi iniziali abbiamo partecipato alla “call for startup” di TIM Working Capital: la piattaforma per le startup di Telecom Italia. Abbiamo avuto così il denaro per avviare i lavori e fare le prime fasi di test del nostro prodotto mentre eravamo ancora in beta.
Ad ottobre 2017 invece abbiamo vinto un altro bando per startup organizzato da un acceleratore ad impatto sociale di Torino che si chiama “SocialFARE” e, tramite un finanziamento convertibile, gli investitori di quel momento sono entrati a far parte della nostra compagine societaria. Grazie a quel finanziamento abbiamo potuto investire nelle attività di crescita, di sviluppo del prodotto e di lancio, a quel punto eravamo nella fase di lancio e di prime metriche di marketing.
A settembre del 2018, infine, abbiamo ottenuto un Round di investimento dal fondo Oltre Venture da 450mila euro e questo ovviamente ci ha permesso di assumere persone, di continuare a lavorare sempre con i nostri due obiettivi: crescita del prodotto e crescita della community di utenti. Questi siamo noi ad oggi.
A livello di risorse umane com’è formata la vostra startup?
Il team è composto da sette persone e siamo in cerca dell’ottavo membro. Con un’età media di 27 anni abbiamo figure tra le più varie: informatici e ingegneri informatici, mobile developer, laureati in economia e online/offline marketing e grafici.
Siamo principalmente donne, gli uomini sono due, perché crediamo che il tema debba essere affrontato dalle donne, in quanto esse hanno la capacità di comprendere questo progetto in maniera più intuitiva e inconscia, e questo vale anche dal punto di vista motivazionale: ovviamente una donna è più coinvolta.
Non nascondo però che anche gli uomini possono essere desiderosi di lavorare su questo progetto. La motivazione a lavorare su un progetto sociale in generale è molto personale. Non ha a che vedere col genere o con l’orientamento sessuale, ma con quello in cui una persona crede e con quanto abbia voglia di investire in un progetto così. Tendenzialmente cerco sempre di mantenere un equilibrio nella composizione del team.
In parole semplici come definiresti questa innovazione e in che modo un utente può interagire con l’app?
Aprendo l’app visualizziamo una mappa all’interno della quale, dopo una brevissima registrazione del profilo, le informazioni raffigurate graficamente sulle strade sono recensioni lasciate dalle nostre utenti sul grado di sicurezza di quella strada. Dove per grado di sicurezza si intende quanto quella strada è illuminata, quanto affollata e quanto quella donna consiglia di transitarci o sostarci a seconda di quanto si è sentita personalmente serena nel passarci. C’è la possibilità di lasciare anche un commento alle recensioni per dire se si è d’accordo o meno con la valutazione lasciata, essendo essa basata su una percezione soggettiva. Quindi, in base ai calcoli dell’algoritmo, vengono visualizzati dei simboli verdi, gialli o rossi che corrispondono al livello di positività delle recensioni di quella strada, ogni utente di sesso femminile può recensire le strade dando vita ad una mappa collaborativa.
Gli utenti sono tutte donne?
Quando si scarica l’app tutti possono visualizzare la mappa, ma solo le donne possono lasciare recensioni. Questo è un punto chiave del nostro progetto perché, pur non volendo escludere totalmente il sesso maschile, lo scopo è creare una community di donne.
Ora una priorità per noi è quella di integrare tutte le differenze che rientrano nel concetto di femminile, che è complesso. Per questo motivo stiamo strutturando degli incontri con alcuni gruppi di studenti che si occupano dei diritti LGBT per studiare con loro cosa possiamo integrare nella nostra app per permetterci di includere e osservare tutta le identità femminili. Vogliamo includere tutto ciò che è femminile nella nostra community per dare più spazio possibile alla diversità.
Il femminile non è una cosa ascrivibile al genere alla nascita, ma ha a che fare con ciò che è l’espressione soggettiva di femminilità.
Attualmente a livello di estensione fin dove arriva la mappa?
Le mappe di Milano, Torino e Catania sono già perfettamente funzionanti perché abbiamo già avuto modo di verificare l’attendibilità delle recensioni.
Adesso siamo presenti in tutte le principali città italiane con un servizio che è più o meno completo nelle diverse città. Stiamo lavorando quindi su: Venezia, Bologna, Firenze e Roma. Ovviamente il lavoro sulla capitale è molto complesso essendo molto estesa, ma da subito abbiamo avuto un grandissimo interesse da parte degli utenti nel recensire le strade.
Alla fine del 2019 apriremo le prime città estere, principalmente in Spagna perché l’utenza si è spostata lì autonomamente, sono arrivati spontaneamente dei download da Barcellona e Madrid senza che facessimo alcuna comunicazione. Perciò seguiremo sicuramente il flusso e andremo dove il servizio è più richiesto e sentito come bisogno impellente.
Si tratta di una app gratuita?
È un’app gratuita, come tutte le mappe deve esserlo. Ora stiamo costruendo le prime partnership di business. Abbiamo fatto un evento di lancio lo scorso 20 giugno a Milano e la prima partnership conclusa è con Car2go. Su Milano l’azienda di carsharing ha offerto dei codici sconto per le nostre utenti e l’idea è continuare a interloquire con chi si occupa di questi prodotti.
Il nostro navigatore può sicuramente essere interessante per chiunque si occupi di mobilità nelle città. Se io donna posso raggiungere una macchina che si trova in una zona categorizzata come verde, ho un valore aggiunto che il servizio mi sta offrendo. Questo vale sia per tutte le aziende che si occupano di mobilità, le quali possono appunto fornire i nostri dati per offrire un servizio migliore alle utenti, sia per le pubbliche amministrazioni. I Comuni possono fare interventi mirati identificando quali aree urbane vengono valutate come critiche da parte delle cittadine, dando così modo di prendere delle misure di intervento più mirate e strutturate. Per questo appunto la nostra presenza all’evento MCE 4×4 è stata fondamentale.