
Il recente disegno di legge sul made in Italy, approvato dal Consiglio dei ministri a fine maggio, contiene, all’interno del Titolo III “Misure di promozione”, importanti novità per le imprese che operano nel settore culturale e creativo. Nel suo insieme il provvedimento prevede una serie di misure e iniziative volte a incentivare il sistema imprenditoriale di eccellenza italiana con l’obiettivo di dotare il nostro made in Italy di nuove risorse, competenze e tutele. Una specifica attenzione viene dedicata, per l’appunto, al comparto culturale e creativo al quale il ddl riserva gli artt. 21-24.
Prima di tutto nasce la qualifica di imprese culturali e creative attraverso la creazione di un’apposita sezione presso le Camere di Commercio, riconosciuta ad enti che ideano, creano, producono, sviluppano, diffondono, promuovono, conservano, valorizzano e gestiscono beni, attività e prodotti culturali inerenti a musica, audiovisivo e radio, moda, architettura e design, arti visive, spettacolo dal vivo, patrimonio culturale materiale e immateriale, artigianato artistico, editoria, libri e letteratura.
Le imprese così qualificate potranno, inoltre, decidere di denominarsi nell’intestazione sociale “impresa culturale e creativa” o “ICC”.
Per dare un impulso concreto alla nascita e allo sviluppo di queste realtà imprenditoriali, viene istituito un Fondo per lo sviluppo delle attività culturali e creative diretto, tra le altre cose, a sostenere la formazione di nuova impresa, collaborazioni interdisciplinari, misure per l’accesso al credito. Con decreto del ministro della cultura, di concerto con il ministro delle imprese e del Made in Italy e con il ministro dell’economia e delle finanze, verranno stabilite le modalità per la concessione e per l’utilizzo delle risorse. È infine prevista la realizzazione di un Piano triennale nazionale strategico per la promozione e lo sviluppo delle imprese culturali e creative che, tra le altre finalità, si propone di incentivare la collaborazione e il coordinamento tra le diverse amministrazioni, la formazione di adeguate competenze (con particolare attenzione agli sviluppi tecnologici) e la promozione all’estero. Per conoscere tutti i dettagli del piano bisognerà attendere, entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, il decreto attuativo del ministero della cultura, di concerto con il ministro delle imprese e del made in Italy.
L’elemento di maggiore novità di queste misure dedicate alle ICC non si esaurisce unicamente nella nascita di una qualifica loro riservata o nella previsione di un fondo di sostegno e di sviluppo – cosa, peraltro, non nuova visto che già con la Legge di bilancio 2021 era stato introdotto un Fondo, pressoché analogo, per le Pmi creative –. La novità sostanziale è legata, piuttosto, all’approccio adottato nella costruzione di una strategia che punta, sia nella forma che nella sostanza, alla filiera culturale e creativa come elemento di crescita del Paese, sottolineando in questo modo la connessione realmente esistente tra cultura e sviluppo economico.
Il quadro delle misure previste per la promozione del patrimonio culturale stabilisce, inoltre, l’estensione delle competenze, anche di gestione e valorizzazione economica, del ministero della Cultura (MiC) anche ai beni culturali immateriali, intesi come beni intangibili espressione dell’identità culturale italiana, lasciando intatte quelle relative ai beni paesaggistici, spettacolo, cinema e audiovisivo. Viene, inoltre, attribuita agli istituti e ai luoghi di cultura la possibilità di registrare il marchio che li caratterizza e, nell’ottica di incrementare la capacità di automantenimento finanziario, gli stessi potranno concederne l’uso a terzi a titolo oneroso.