Uno “scudo virtuale” in grado di assicurare il distanziamento sociale. È Sheeldy, il dispositivo indossabile che avvisa l’utente quando i contatti diventano troppo ravvicinati e potenzialmente pericolosi per la salute. Lo ha lanciato negli scorsi mesi l’azienda ligure Swhard, associata a Confindustria Genova. Uno strumento particolarmente utile, di questi tempi: tanto che Confindustria Salerno, che a metà novembre organizza il Premio Best Practices per l’Innovazione, se ne servirà per garantire la sicurezza sanitaria in presenza.
“Sheeldy – spiega Alfonso Mantero (nella foto in alto), amministratore della Swhard – è un apparecchio grosso come un mouse da computer. Fa sostanzialmente due cose: ti avverte quando sei troppo vicino a un’altra persona che lo utilizza e al tempo stesso controlla se hai avuto dei contatti troppo stretti. Intendiamo meno di due metri e per più di un quarto d’ora, come da definizione dell’Oms. Questo permette sia che la gente mantenga la distanza, perché viene avvisata; sia che, nel momento in cui una persona dovesse essere positiva, possiamo ottenere schiacciando un pulsante la lista dei contatti stretti che questa persona ha avuto. Un sistema di tracciamento facile e veloce”.
Wearable technology al servizio della sicurezza: Sheeldy controlla la distanza quattro volte al secondo, anche mentre si è in movimento. Si può appendere alla cintura, mettere al collo o nel taschino della giacca.
“La risposta del mercato? Non è eccezionale, finora. L’interesse – dice Mantero – è alto, tutti fanno domande, lo trovano interessante ma poi non lo utilizzano. Ci siamo interrogati sul perché. Il prodotto è stato lanciato in piena pandemia, ci siamo concentrati sulla realizzazione e sulla tecnica, ma non ci siamo fossilizzati sul modello di business anche perché non c’era il tempo di fare una vera e propria indagine di mercato. Si tratta di un oggetto che può servire a dare una mano contro il Covid, a preservare la salute delle persone: era funzionale fare tutto nel più breve tempo possibile. Il problema è molto semplice: non è previsto dalla normativa. C’è l’agevolazione del credito d’imposta, quindi ti costa meno, ma non ci sono altri vantaggi tecnici, automatismi. Non è che se lo uso posso fare entrare in un luogo tutte le persone che voglio: devo comunque sottostare a una serie di regole. Di suo il prodotto è bellissimo, ma purtroppo costicchia un po’. È molto preciso, molto veloce: però questo chiaramente ha dei costi”.
Ma com’è nata questa idea? “La Swhard – racconta Mantero – nasce come una piccola azienda genovese che mette insieme delle competenze molto elevate nel campo dell’elettronica. Questo ci consente di fare una cosa come Sheeldy, un oggetto tecnologicamente avanzato, in un paio di mesi. I tempi tecnici ci sono tutti ma la progettazione è andata molto spedita. L’idea è nata dovendo fronteggiare il virus, e quindi avendo l’obbligo di stare distanti e tracciare i contatti. Abbiamo individuato la tecnologia più adatta: niente bluetooth, niente wi-fi, niente radar addosso alle persone. Per Sheeldy è stata sfruttato il sistema UWB, che in teoria non era adatto al caso nostro ma pensato per la navigazione indoor: cioè localizzare un oggetto dentro una stanza chiusa. Abbiamo lavorato non per localizzare ma per calcolare la distanza e senza infrastruttura, con il metodo del “tempo di volo” invece di usare la potenza del segnale”.
Cosa manca affinché questo tipo di strumenti abbiano più visibilità? “Secondo noi – conclude Mantero – è estremamente importante che le istituzioni vaglino con attenzione questo tipo di dispositivi. Perché esistono, Sheeldy non è l’unico, oggetti sulla carta simili ci sono. Ma non se ne vedono in giro. È importante che le istituzioni se ne rendano conto, capiscano quanto semplificherebbero alcuni meccanismi e si interroghino su come farle utilizzare. Fare tracciamento è difficile: questo è uno strumento automatico che lo fa per noi, ma se non lo si usa non si può ottenere il risultato”.