Dall’orango di Sumatra alle api di Viggiano. Non è un trattato di zoologia ma due progetti best practice in fatto di sostenibilità. Protagoniste due importanti realtà produttive che operano in Basilicata. In apparenza nulla di più diverso: la prima, la Di Leo Pietro, è un’impresa agroalimentare produttrice di biscotti che tramanda di generazione in generazione una storia che affonda le origini in secoli di storia; la seconda, la multinazionale dell’energia Eni, impegnata in terra lucana nella coltivazione del giacimento on shore più grande dell’Europa Occidentale. Distanti ma vicine per l’aver interpretato i paradigmi della sostenibilità come principale leva di evoluzione, come emerso nel corso del convegno “Sostenibilità: leva di sviluppo per l’economia regionale” promosso da Confindustria Basilicata l’11 dicembre scorso.
“Una scelta che ci ha premiato non solo per una questione etica di produzione maggiormente responsabile ma anche in termini economici – chiarisce Francesco Altieri, amministratore delegato della Di Leo –. Abbiamo realizzato maggiori utili e sviluppato nuove quote di mercato”. Valorizzazione del legame con il territorio, attenzione all’ambiente e produzioni bio sono, ormai da anni, gli ingredienti che, mescolati alla tradizione, hanno reso vincente la ricetta della Di Leo biscotti.
Primi in Italia ad aver dichiarato in etichetta l’assenza di olio di palma, hanno sfornato passione ed entusiasmo a sostegno della candidatura di Matera a Capitale della Cultura 2019. Solo una parte del lungo curriculum che ne fa uno dei più autorevoli interpreti del tema. Vi rientra, ad esempio, anche il progetto per la diffusione di una cultura alimentare maggiormente responsabile che ha riguardato circa 15mila studenti e oltre 50 istituti scolastici della provincia di Matera. “Un’iniziativa – spiega Altieri – che ci ha consentito di coinvolgere i ragazzi in lezioni per stili di vita più sani, attraverso le testimonianze di nutrizionisti e personaggi dello sport. Purtroppo, circa il 20% di individui ricadenti in questa fascia di età è in sovrappeso, il 10% obeso. E il problema è ancora più sentito al Sud”.
Dalle aule alle foreste dell’Indonesia: dall’altra parte del pianeta l’azienda si è impegnata in un programma di salvaguardia degli oranghi a rischio estinzione sull’isola di Sumatra, a causa della deforestazione di ettari di terreno a favore della coltivazione delle palme per la produzione dell’olio. Destinando l’un per cento di ogni prodotto venduto al progetto “All’orango io ci tengo” sono stati reintrodotti 15 esemplari nel loro habitat naturale, con la riforestazione di un ettaro attraverso la piantagione di 1.000 alberi. Fino all’ultima novità di casa Di Leo: il recente lancio della linea “Fattincasa”, realizzati con 100% di grano italiano da filiera controllata, proveniente esclusivamente da produttori locali del materano e suggellato dal marchio FDAI (Firmato Dagli Agricoltori Italiani).
Punta alla valorizzazione dell’agroalimentare lucano anche una parte del vasto progetto “Energy valley” lanciato da Eni in Basilicata. Un programma complesso nella sua globalità, che mira alla promozione di un modello di sviluppo che fa leva su innovazione, tecnologia e sostenibilità per coniugare crescita economica, inclusione sociale e rispetto per l’ambiente. Tra le altre cose, prevede la realizzazione di una macroarea agro-produttiva attrezzata, di 70 ettari, adiacente al Centro olio Val d’Agri per una maggiore integrazione tra contesto industriale, naturale e sociale.
Tra i punti più qualificanti del progetto, quello relativo alla creazione di una sala controllo ambientale denominata GEA (Geomonitoraggi emissioni ambientali), dove confluiscono e vengono elaborate, h24, informazioni sullo stato dell’ambiente del Centro Olio e delle aree afferenti.
Ma il biomonitoraggio è affidato anche alle cosiddette “sentinelle” dell’ambiente, le api, che durante il loro volo esplorano l’ambiente circostante, ingeriscono e trattengono sulla loro peluria le sostanze presenti nell’aria, nell’acqua e quelle che si depositano sui fiori e sulle piante. Inoltre, le grandi potenzialità delle tecnologie digitali hanno consentito alla multinazionale di aumentare anche l’efficienza dei consumi energetici del Centro Olio di Viggiano, primo impianto di Eni interamente digitalizzato.
“Essere sostenibili oggi – ha spiegato Francesca Zarri, director technology, R&D & Digital di Eni – implica ripensare a tutto tondo alle proprie attività per integrarle al meglio nell’epocale transizione energetica che stiamo vivendo. Per questo Eni ha adottato un modello di business che, facendo leva sulle competenze interne, sull’applicazione di tecnologie innovative e sulla digitalizzazione, combina in modo organico il nostro piano industriale con i principi di sostenibilità ambientale e sociale. La sostenibilità passa dall’innovazione”.