

EDOARDO LUIGI GAMBEL
Proseguendo nell’esame dell’azienda guidata che amplifica il concetto di quella gestita (si veda l’articolo “L’azienda guidata, un modello da seguire”), abbiamo ricordato come questa dovrà operare utilizzando nuove logiche di governance per raggiungere risultati di sopravvivenza o di successo. Oggi più di ieri, in tempi di coronavirus, è necessario cercare nuovi vantaggi strutturali e nuove logiche manageriali che possano aiutare le aziende a raggiungere questi obiettivi.
In attesa che lo scenario esterno intervenga con azioni di sostegno, le imprese devono trovare al proprio interno soluzioni operative immediate e a costo zero. Uno dei suggerimenti può essere l’applicazione della curva di Pareto, dove aggiungo una lettura finale che permette alla curva di dimostrare ancora di più la sua efficacia nel cercare soluzioni di vantaggio che a prima vista potrebbero sfuggire.
La curva di Pareto
Il principio di Pareto che dà luogo alla curva è il risultato di analisi empiriche di natura statistica che legano fra loro i principi di causa ed effetto. La curva ha diversi nomi: è chiamata anche curva 80/20, curva abc, curva universale delle priorità o anche curva causa/effetto.
Il nome generico di “curva universale delle priorità” le viene attribuito perché quanto presenta è giustificatamente valido per ogni manifestazione dell’universo che ci circonda. In questo immenso ambito, quasi tutti i fenomeni si porgono con una simile prospettiva in base alla quale generalmente il 20% delle cause produce l’80% degli effetti. In altre parole: una limitata parte delle cause produce un effetto decisamente più ampio.
Vilfredo Pareto è un ingegnere, economista e sociologo che insegna a Losanna sul finire del 1800. Studiando la distribuzione dei redditi si rende conto che solo pochi individui possiedono la maggior parte della ricchezza. Approfondendo riscontra la possibilità di affermare che il 20% dei redditieri detenga l’80% della ricchezza complessiva. Ampliando le esperienze, dopo di lui si inizia a notare che queste proporzioni si estendono anche a un grandissimo numero di soggetti.
La curva di Pareto è stata quindi riconosciuta come un indicatore generale della lettura dei fenomeni e ha avuto un forte sviluppo particolarmente con il mondo della qualità per lo studio del miglioramento aziendale, in quanto per ottenere significativi risultati non è necessario intervenire su tutto il problema ma è sufficiente intervenire su quel 20%, preventivamente valutato.
Alcune applicazioni…
La curva può quindi essere applicata a moltissimi elementi della vita di tutti i giorni. Può interessare le masse del sistema solare come le dimenticate guide telefoniche. Ad esempio, in quest’ultimo caso risulta interessante notare come l’80% delle pagine siano formate dal 20% delle lettere dell’alfabeto che compongono le iniziali dei cognomi. Nessuna guida, infatti, distribuisce equamente le 27 lettere dell’alfabeto.
Naturalmente essendo le analisi di natura statistico-empirico, l’attendibilità sarà sempre più realistica con l’aumentare del numero dei fenomeni considerati.
…ancora qualche esempio
In azienda: il 20% della clientela produce l’80% del fatturato; il 20% dei fornitori gestisce l’80% degli acquisti; il 20% di certe merci sviluppa l’80% della movimentazione del magazzino; il 20% degli sforzi commerciali produce l’80% del successo delle vendite e così via sino a concludere che il 20% del tempo dedicato alle riunioni produce l’80% dei risultati.
Nella vita di tutti i giorni: il 20% di criticità di una coppia produce una gran parte delle tensioni. Non risponde alla verità l’affermazione che si ascolta generalmente, ovvero: “siamo in disaccordo su tutto”. Le tensioni sono date da quel famoso 20% che produce crisi per l’80% del rapporto. Naturalmente è necessario analizzare le vere cause.
Infine, se si apre un frigorifero di qualsiasi abitazione si scopre che pochi prodotti presentano una forte rotazione, mentre altri restano sui ripiani inutilizzati da molto più tempo. Allo stesso modo aprendo un armadio si nota che pochi indumenti vengono usati spesso, mentre altri giacciono nella naftalina per molti mesi. Se si intraprende un percorso di analisi si scopre che tutti questi esempi si muovono con le fatidiche percentuali del 20 e del 80.
La figura qui sotto esprime graficamente con maggiore completezza quanto si è detto.

METÀ DEGLI SFORZI PORTANO A MINIMI RISULTATI
Un passo avanti
La figura presentata facilita la lettura e illustra l’andamento della curva: il 20% delle cause produce l’80% degli effetti, il 50% crea il 95%, il 100% delle cause conclude naturalmente con il 100% degli effetti.
Proseguendo nell’analisi direi che se il 50% delle cause produce il 95% degli effetti, il restante 50% (ascissa rossa) produce un effetto del solo 5% (ordinata rossa). In altre parole, la metà dei nostri sforzi non produce risultati o li determina in piccolissima parte.
Una presa di coscienza
Uscendo adesso dalla ricerca di base per entrare nell’esperienza aziendale, è giustificato affermare che utilizzando questo principio si possono trovare sacche di inefficienza da migliorare. Più che per una ragione empirico/statistica, il richiamo deve essere quello di una presa di coscienza per tutti gli imprenditori e manager.
Se si affrontano i problemi con questa mentalità, automaticamente ci si pone in un nuovo atteggiamento decisionale, che è già vincente per l’attenzione impiegata.
Se poi si stimola tutto il management a operare con questo protocollo, si raggiunge un ulteriore miglioramento a costo zero, fondamentale strategia in momenti di difficoltà per tutti.
Prime conclusioni
Il nostro Paese e le nostre aziende devono poter guardare al futuro con serenità e credibilità. Il percorso è lungo e irto di ostacoli. In attesa di strumenti esterni di sostegno, operiamo con suggerimenti interni. Se riusciamo ad aiutare anche una delle Pmi italiane, abbiamo fatto anche noi una piccola parte del nostro dovere.
Concludo con una piccola notazione basata sulla mia esperienza diretta. Ultimamente, parlando dell’applicazione della curva mi è stata posta la seguente domanda: “Tutto chiaro per la ricerca di miglioramenti aziendali. Nel caso invece che io dovessi chiudere la mia attività a cosa mi serve quanto scrive?”. Rispondo che il principio è valido anche in questo caso estremo. Se sono consapevole che metà dei miei sforzi non porterà a risultati, cerco di concentrarmi su quelle poche azioni fondamentali che massimizzano le strategie di sopravvivenza. Il valore aggiunto sta nel cambio di mentalità.
(L’autore è componente del Comitato Scientifico Consultivo di Piccola Industria)