
Avendo come scopo quello di produrre una mascherina anti Covid-19 alternativa a quelle “usa e getta”, nei mesi scorsi tre aziende della provincia di Torino hanno deciso di creare una mini filiera sinergica in grado di aiutarle a centrare l’obiettivo che avevano messo davanti a loro. Progetto ambizioso che Oscalito, azienda tessile ideatrice e confezionatrice del prodotto, Pertile, responsabile della realizzazione del tessuto in cotone e Ahlstrom Munksjö, produttrice dei filtri SMS, hanno tradotto in Opmask, prima mascherina green oltre che lavabile e certificata, interamente made in Italy e prodotta in Piemonte a km 0.
Dispositivo di protezione individuale di ultima generazione di cui va molto fiero Dario Casalini, amministratore delegato di Oscalito – 8,8 milioni di euro di fatturato nel 2019 e 86 dipendenti – e primo promotore dell’iniziativa pensata in Piemonte.

DARIO CASALINI
“Si tratta di una soluzione semplice ma che concilia tre esigenze fondamentali, oltre alla sicurezza di indossare un dispositivo medico certificato CE. Siamo stati infatti attenti alla salute di chi la indossa, questo perché la pelle non è a contatto con la plastica del filtro ma solo con il cotone che riveste la mascherina. Ma abbiamo tenuto conto anche della sua sostenibilità ambientale, visto che il filtro removibile può essere smaltito a parte, mentre la mascherina in cotone ha una durata molto più lunga. Inoltre, il costo dei filtri di ricarica è parecchio inferiore rispetto al prezzo delle mascherine basiche, quindi il risparmio economico è piuttosto rilevante”, spiega Casalini.
Nonostante tutte queste caratteristiche innovative, l’iter per l’entrata in opera di Opmask è stato però rallentato da alcuni fattori. “Il problema fondamentale resta l’incertezza sui tempi di permanenza del Covid-19 tra di noi. Alcuni tra gli interessati al nostro prodotto sono convinti che entro il 31 luglio ne saremo fuori, ad altri, invece, basta consegnare due mascherine “usa e getta” al giorno ai propri dipendenti per tenere a bada la questione pandemia. Detto in altre parole, la domanda è stata molto inferiore all’attesa e anche chi, come Eni e Rai aveva espresso interesse, ora valuta il tutto con minore impellenza”.
Ad Opmask, che ha un costo complessivo attualmente di poco superiore ai 10 euro, basta sostituire periodicamente il filtro (venti centesimi l’uno) per poter andare avanti tranquillamente per un lasso di tempo che va dai quattro ai sei mesi. “In genere diciamo che con tre delle nostre mascherine si può coprire un anno – chiarisce l’ad di Oscalito e portavoce della neonata sinergia torinese –. Una soluzione efficiente pure nel lungo periodo, insomma, considerato che lavandole delicatamente a mano in acqua tiepida con amuchina o un altro disinfettante, come suggerisce anche il Politecnico di Torino, possono avere una vita anche più lunga”.
Oltre al progetto legato alle mascherine anti Covid-19, che potrebbe tornare d’attualità nel caso ci dovesse essere quel ritorno di fiamma autunnale paventato da alcuni virologi, Oscalito è pronto a tuffarsi, assieme a Oscar Farinetti, in Green Pea. Al Lingotto, in un edificio ecologico e sostenibile, l’azienda torinese trasferirà le sue conoscenze e principi cardine legati alla salute del consumatore per dare ulteriore sostanza all’idea di made in Italy (stavolta non solo legato al cibo) pensata dal “papà” di Eataly. “Da sempre utilizziamo solo fibre naturali nell’ambito di una filiera cortissima. Perché crediamo che la pelle sia la parte più importante del nostro corpo e vada preservata quando si indossa un capo, che sia di cotone, seta o altro – sottolinea Casalini –. Ed ora che queste nostre linee guida sono un po’ più generalmente apprezzate, questa possibilità offerta da Green Pea è un’occasione che vogliamo sfruttare al massimo”.