Da oltre 120 anni, a Stra, in provincia di Venezia, c’è chi continua a proporre al pubblico calzature d’eccellenza che non passano mai di moda. All’interno della storica palazzina di via Venezia, da sempre quartier generale del Calzaturificio Voltan – 5 milioni di euro di fatturato nel 2020 e 50 dipendenti –, la voglia di stupire la clientela non è mai mancata, arricchendo nel tempo i contenuti di una saga famigliare che parte da molto lontano.
“Il mio bisnonno se ne andò negli Stati Uniti, per la precisione a Boston, per lavorare in una fabbrica che produceva scarpe – ricorda Emanuele Voltan (in foto), amministratore delegato dell’azienda veneta e parte della quarta generazione –. Dopo qualche anno, riuscì ad acquistare alcuni macchinari, poi importati in Italia nel 1898, funzionali per dare vita al primo calzaturificio meccanizzato del nostro Paese. Da quel momento i prodotti Voltan hanno superato due guerre, sono stati esposti in negozi monomarca presenti in tutta la penisola e, dopo che la proprietà è stata divisa, il ramo rimasto in attività siamo noi”.
La scelta che ha indirizzato la storia della Pmi di Stra, il momento di svolta nella politica aziendale, è collocabile temporalmente negli anni Settanta, quando i vertici di Voltan decisero di concentrare la produzione su un settore ben preciso. “Quello delle scarpe da donna, mentre in precedenza si erano seguiti pure i filoni uomo e bambino. Senza dimenticare i palloni da basket e i guantoni da box, entrambi in pelle, che mio nonno aveva prodotto in un periodo ancora antecedente”.
Calzature da donna di alta gamma che alla Voltan, al momento, sono declinate in quattro linee in grado di spingere l’interesse della clientela verso scarpe mai banali. “Ognuna può vantare una propria identità, essenziale per essere competitivi in mercati diversi tra loro – sottolinea l’ad dell’azienda di Stra –. La linea Voltan 1898 è venduta soprattutto in ambito europeo, in negozi a conduzione familiare o anche da gruppi più grandi e ha come target una signora elegante dai quarant’anni in su. In Russia, invece, ci proponiamo ad una donna più giovane con scarpe molto distintive, mentre in Giappone Voltan è presente con una linea minimalista, essenziale, adatta ad incontrare il gusto nipponico”.
E poi c’è anche la quarta, ancora più legata all’Italia ed in particolare ad un luogo del cuore per la famiglia che guida lo storico calzaturificio straense. “Quella che porta il nome di Alexandra Voltan, mia madre, è dedicata a Venezia. In questa nuova collezione è protagonista il velluto, come del resto il Leone alato di San Marco, fatto e cucito a mano, simbolo della città lagunare”.
Nel frattempo, il brand calzaturiero veneto continua a mantenere un ampio raggio d’influenza commerciale, arrivando con i propri prodotti anche in Australia, Cina e Medio Oriente, anche se il grosso del fatturato viene comunque dall’Europa. “Dal Benelux abbiamo tutt’ora ottimi ritorni, mentre si è leggermente raffreddato un mercato in cui in precedenza eravamo forti: in Germania, infatti, da qualche tempo hanno iniziato a cercare prodotti più economici, scelte che hanno causato una contrazione di fatturato per le aziende della nostra fascia di prezzo”.
Tutto questo mentre nella zona più centrale di Venezia, Voltan prosegue a far innamorare la clientela maggiormente affezionata alle proprie calzature. “Sì, nel centro storico abbiamo il nostro showroom e là accogliamo solitamente i nostri clienti più importanti. Venezia ha spesso inspirato le collezioni che abbiamo creato negli anni, scarpe abbellite da molti accessori fatti artigianalmente e perciò piuttosto costose, apprezzate in particolare da una clientela di nicchia proveniente dalla Russia e dall’area balcanica”, tiene a sottolineare Emanuele Voltan, interessato per il futuro prossimo ad ampliare ulteriormente la rete commerciale.
“Stiamo lavorando su questo aspetto, nell’ottica di una presenza ancora più capillare del marchio Voltan nel mondo. Vorremmo essere più visibili pure in altre zone, magari investendo in quell’e-commerce da dove, durante la pandemia, sono arrivate risposte notevolmente positive in termini di vendite”.