Quando si parla della universalmente celebrata cipolla rossa di Tropea si deve per prima cosa sottolineare il lavoro, per nulla banale, che c’è dietro ogni singolo esemplare di questa gustosa pianta bulbosa, diventata ormai da tempo uno dei simboli della Calabria. Un impegno giornaliero portato a termine da 180 produttori, tra cui spicca l’Azienda Agricola Santacroce Natale – parte primaria di un Gruppo Santacroce capace di chiudere il 2023 con un fatturato di 22 milioni di euro a fronte di 950 dipendenti tra fissi e stagionali –, piccola realtà che, partendo negli anni ‘60 dal quartier generale di Francavilla Angitola, in provincia di Vibo Valentia, si è progressivamente trasformata in un’industria sotto la guida delle tre generazioni che ne hanno saputo accrescere di molto il raggio d’azione.
“La crescita in termini produttivi della cipolla rossa di Tropea Calabria Igp è stata così marcata negli ultimi quindici anni da fare aumentare, fino a raggiungere i 300 ettari attuali, lo sviluppo agricolo dell’impresa di famiglia – spiega il titolare dell’Azienda Agricola Santacroce, Natale Santacroce (nella foto in alto) –. Consolidato il sito originario di Francavilla Angitola, siamo andati alla ricerca di terreni adatti a questa specifica coltivazione verso Curinga, per poi fare il definitivo salto con l’acquisizione di altri spazi nella zona di Lamezia Terme, dinamiche che ci hanno di fatto permesso di non dover più acquistare prodotto anche da altri”.
Uno spostamento geografico in ogni caso non troppo ampio da un punto di vista chilometrico per non rischiare di cambiare le preziose caratteristiche organolettiche della cipolla rossa. “Si, perché, per esempio, portare le coltivazioni cento chilometri più lontano significherebbe cambiarne completamente il sapore. Tutto ciò che è legato al microclima di questa zona risulta infatti decisivo per preservare l’integrità della cipolla rossa”.
In più è stato creato da tempo il Consorzio cipolla di Tropea Calabria Igp, al quale tutti i produttori pagano una fee, contributo necessario per dare sostanza ai controlli per la tutela del marchio, ma pure per garantirne la corretta promozione commerciale. “Un’attività tanto costosa quanto indispensabile, che viene svolta da enti vigilatori sia entro i confini italiani che all’estero – chiarisce Santacroce -. Noi, assieme a vari chef, continuiamo intanto a spiegare in giro le qualità e le performance organolettiche della cipolla rossa di Tropea, come cucinarla magari in abbinamento a piatti della tradizione e non, intento divulgativo che è sfociato piacevolmente pure in un libro di ricette, edito da Rubbettino, nel quale la cipolla è protagonista sia cruda che cotta”.
Produttore di più di un terzo dei 300mila quintali di cipolla rossa di Tropea Calabria Igp che vengono messi sul mercato mediamente in un anno, il Gruppo Santacroce si affida a tecniche di coltivazione molto tecnologiche e altrettanto sostenibili. “L’idea alla base di tutto è quella di riuscire a tutelare l’ambiente attraverso soprattutto il controllo dell’uso dell’acqua sfruttando tecniche innovative. Stiamo così estremamente attenti ad evitare sprechi, senza che ci sia mai un eccesso di nutrimento. Inoltre, ci basiamo su un disciplinare di produzione parecchio restrittivo: rispetto alla quantità di pesticidi consentiti dalle leggi europee, noi ne usiamo solo il 30% per questo prodotto bio, mentre, per quanto riguarda le erbe infestanti, pacciamiamo i campi, cioè posizioniamo sugli stessi dei teli plastici che ci aiutano a ridurre la nascita di erbe infestanti. È un tipo di lavoro ormai diventato di stampo industriale, tanto da impiegare centinaia di addetti nelle varie fasi della produzione”.
Nonostante questa crescita esponenziale, i principi a cui si rifà la realtà del vibonese sono ancora gli stessi di prima. “Dobbiamo continuare ad essere sempre più attenti e bravi a cercare di risolvere i problemi restando sostenibili. Il nostro è un prodotto che alle spalle ha tanta ricerca e che ci impegniamo a mantenere biologico anche nel futuro attraverso i tipi di colture molto performanti che abbiamo adottato nel tempo”.
Veicolata sui mercati principalmente dalla grande distribuzione italiana, la produzione di cipolla rossa di Tropea del Gruppo Santacroce viene promossa attraverso un lavoro di co-branding che prevede, tra le altre cose, pure uno scrupoloso screening da parte dei grandi marchi della Gdo del quotidiano della Pmi calabrese. “Hanno investito su di noi e così vogliono essere sicuri del risultato finale controllando periodicamente la filiera – sottolinea il titolare dell’azienda agricola Santacroce –. Varie catene di alto livello che, per le loro linee top, hanno bisogno del meglio e per ottenere ciò vengono a fare anche quattro, cinque verifiche a sorpresa l’anno”.
Nel frattempo, la dinamica Pmi calabrese, dopo essersi specializzata in prodotti di prima gamma e pure nei semilavorati per l’industria, si sta preparando ad affrontare un ulteriore step di sviluppo. “La fase due, che partirà a breve, consisterà nell’iniziare a produrre tutto all’interno delle nostre strutture con l’obiettivo di sbarcare presto sui mercati internazionali”, conclude Natale Santacroce.