di Domenico Gammaldi, Capo del Servizio Supervisione mercati e sistema dei pagamenti Banca d’Italia
L’innovazione nei prodotti e nei processi produttivi e organizzativi è una costante nell’evoluzione dei sistemi economici che negli ultimi anni, con l’evoluzione tecnologica, ha assunto una dimensione e una velocità del tutto nuove nel campo finanziario e, in particolare, nell’ambito dei servizi di pagamento anche per accompagnare lo sviluppo dell’e-commerce. È in questo contesto in cui tecnologia ed economia reale ricercano un nuovo equilibrio che nasce il fenomeno delle cosiddette valute virtuali, di cui il bitcoin è quella più nota ed entrata nel dibattito quotidiano e non solo fra esperti di tecnologia ed economia. In un periodo caratterizzato da una forte crisi economica, il bitcoin è stato identificato come una nuova “moneta” che potesse fare a meno, e superare, il ruolo del sistema bancario e il valore fiduciario che lo stesso assicura alla moneta e al sistema nei pagamenti nel suo complesso.
La fiducia è la base fondante di un sistema di pagamenti, è l’essenza stessa della moneta. Senza di essa la moneta non potrebbe svolgere le funzioni che le sono proprie e che sono alla base della vita sociale: unità di misura del valore di un bene o di un servizio, mezzo di pagamento, riserva di valore. Questa fiducia è il risultato di un complesso sistema di regole costruite nel tempo, che hanno al centro la banca centrale, che “stampa” moneta; gestisce i sistemi elettronici di pagamento; ha funzioni di supervisione, regolamentazione e indirizzo in materia di sistemi e servizi di pagamento. Inoltre, la fiducia del pubblico nelle operazioni di pagamento in moneta legale effettuate con strumenti elettronici (ad esempio, bonifici, addebiti diretti, carte di pagamento) è preservata da un quadro normativo che negli ultimi anni si è evoluto per tenere il passo della tecnologia. Oggi consumatori e imprese possono contare su un ampio sistema di garanzie in termini di tempi certi per l’esecuzione delle transazioni, revocabilità dei pagamenti, informazioni chiare e complete sui costi, sicurezza delle operazioni, tutele in caso di furto o smarrimento dei mezzi di pagamento. L’idea centrale del bitcoin è di poter sostituire la “fiducia nelle istituzioni” con una fiducia frutto di una tecnologia, la blockchain, che però non assicura nessuna delle tutele prima richiamate. Il possesso di bitcoin, inoltre, non attribuisce un diritto di credito nei confronti di un’istituzione pubblica o di un operatore privato; non dà certezza di poter acquistare beni o servizi presso esercenti o imprese, che non hanno alcun obbligo legale di accettarli in pagamento; nessuno è obbligato ad assicurarne la conversione in moneta legale. Le criptovalute, sebbene ideate per sostituirsi alla moneta nei pagamenti della vita di tutti i giorni, sono utilizzate prevalentemente per finalità speculative; i loro prezzi mostrano una elevata variabilità in quanto riflettono solo le aspettative che gli investitori hanno sul futuro valore di vendita. Per esempio, il prezzo di un bitcoin è progressivamente aumentato registrando una forte crescita nel 2017 – da circa mille dollari del mese di gennaio fino a un picco di circa 20mila dollari in dicembre – con non inusuali guadagni ma anche perdite giornaliere che, in qualche caso, hanno raggiunto anche il 20%. Questi andamenti hanno portato molti a parlare di bolla speculativa che prima o poi si sarebbe sgonfiata come è successo, all’inizio di questo secolo, alle azioni di aziende con il suffisso dot.com. Ciò in quanto, come molti ricorderanno, il rapido aumento dei prezzi tra il 1997 e il 2000 di queste azioni era legato alla mera convinzione che queste avrebbero prodotto profitti in futuro. Per tutti questi motivi bitcoin e altre criptovalute non possono essere definite valute, in quanto non possono svolgere le tre funzioni della moneta sopra richiamate.
Le criptovalute, per le loro caratteristiche, si prestano anche a utilizzi per finalità illecite poiché gli scambi avvengono tra soggetti non facilmente individuabili e, a differenza del contante, rendono possibile trasferire valore a distanza sul web. Negli anni recenti si sono verificati episodi, anche gravi, di attacchi informatici alle piattaforme di scambio che hanno comportato la perdita parziale o totale dei soldi investiti in valute virtuali da parte di numerosi soggetti. Si sono registrate inoltre situazioni di estrema volatilità dei prezzi di molte valute virtuali. Ad oggi la normativa non prevede limiti o divieti in merito all’uso delle valute virtuali e non assicura nessuna tutela in quanto non sono valute. Per questi motivi, la Banca d’Italia ha pubblicato sul proprio sito avvertenze già nel 2015 e, più di recente, nel febbraio 2018 in quanto l’eventuale uso da parte di consumatori, risparmiatori, investitori deve avvenire nella consapevolezza dei rischi potenziali. Così come altre istituzioni europee e internazionali, l’istituto segue gli sviluppi delle criptovalute per i problemi che ne possono derivare, laddove il fenomeno non fosse più circoscritto, alla stabilità finanziaria. Se la componente ‘valuta’ solleva diverse preoccupazioni, quella relativa alla loro tecnologia blockchain/DLT sottostante è seguita con interesse da imprese finanziarie e non per i potenziali benefici che possono portare in termini di riduzione dei costi di gestione delle informazioni. Per i pagamenti, imprese e consumatori possono contare sull’ecosistema che si è venuto a creare con gli investimenti economici, organizzativi e regolamentari per realizzare lo spazio unico dei pagamenti in euro, la Sepa, che, insieme alla Direttiva sui servizi di pagamento (Psd), hanno profondamente innovato e standardizzato i pagamenti più utilizzati dalle imprese (bonifici e addebiti diretti), integrandoli sempre di più nei processi aziendali e nei mercati di sbocco, con importanti economie di costi. La Psd2 rafforza il processo innovativo grazie alla possibilità per nuovi operatori – Fintech – di accedere ai dati della clientela per fornire servizi transazionali e informativi, aprendo alle imprese nuove opportunità di digitalizzazione dei processi aziendali (ad esempio, integrazione, riconciliazione e monitoraggio dei flussi di pagamento, gestione della tesoreria e così via). La Banca d’Italia sostiene i processi di innovazione in campo finanziario e in quello delle stesse imprese per i riflessi che questi hanno per l’economia nel suo complesso. Con riferimento alla blockchain, e più in generale al fenomeno delle Fintech, ha recentemente attivato nel proprio sito un punto di contatto, denominato Canale Fintech, attraverso il quale gli operatori possono richiedere un confronto su progetti innovativi sia per la tipologia di servizi finanziari offerti, sia per la tecnologia utilizzata per la loro fornitura (ad esempio blockchain, intelligenza artificiale, machine learning, Big data).