Mentre molte imprese riducono gli spazi e ottimizzano gli uffici, in Bcame, a Catania, si va in controtendenza e tutto il team si trasferirà a breve da una sede di quasi 300 metri quadrati a una di oltre 800, sempre nel cuore della città. Un dettaglio tutt’altro che trascurabile in tempo di pandemia, segno della crescita dell’azienda siciliana che, in poco più di due anni dalla sua costituzione, è passata dal presentarsi come una promettente startup di otto collaboratori – con un fatturato, alla fine del 2019, di circa 600mila euro – all’essere una solida realtà imprenditoriale con 40 persone a bordo (fra dipendenti, consulenti e stagisti) e un fatturato che, a fine 2021, si attesta sui due milioni di euro.
Che cosa fa concretamente Bcame? “Siamo system integrator – spiega Salvo Leonardi, Ceo dell’azienda – supportiamo le imprese nell’ammodernamento dei servizi digitali. Quando siamo nati il nostro core business era essenzialmente legato all’e-commerce. Siamo partner, infatti, delle maggiori piattaforme presenti sul mercato, come BigCommerce, Salesforce Commerce Cloud, Adobe Magento o Shopify, e abbiamo in portafoglio, soprattutto, clienti nazionali nel settore retail. Pensi che, durante lo scorso Black Friday, con i nostri sistemi abbiamo gestito per un importante brand 13.500 ordini in soli tre giorni”. Dietro il click per ogni acquisto, infatti, c’è una lunga e complessa sequenza di passaggi che, per semplificare, va dalla presa in carico dell’ordine alla preparazione del pacco (picking), sino alla cattura dell’importo sulla carta di credito dell’acquirente (capture). Questo processo è gestito da un OMS, ovvero un Order Management System, e Bcame ha sviluppato Wishandle, un software progettato in modo da garantire una piena integrazione tra gli store fisici e quelli digitali.
Quello dell’e-commerce non è, tuttavia, l’unico campo d’azione, in quanto l’azienda catanese opera anche nel settore delle telecomunicazioni, in quello del turismo e nelle soluzioni per l’Industrial Internet of Things. Nel primo caso, Bcame offre servizi di gestione e monitoraggio di reti e data center – fra i suoi clienti annovera Telecom Sparkle, per la quale si occupa del data center di Catania –. Per il settore dell’ospitalità, invece, l’azienda ha messo a punto per la Pubblica amministrazione l’Osservatorio turistico della Regione Siciliana, uno strumento per monitorare i flussi turistici dell’isola. Avviato da una precedente società fondata da Leonardi, il portale è operativo da qualche anno. “L’Osservatorio nacque inizialmente per rispondere agli adempimenti informativi chiesti dall’Istat, – spiega il Ceo di Bcame –. Lo step successivo, al quale oggi stiamo lavorando, è l’integrazione con gli Sportelli unici per le Attività produttive regionali, in modo da avere un aggiornamento costante delle anagrafiche delle strutture ricettive. L’obiettivo è ottenere un’unica banca dati ufficiale relativa al turismo”.
La specializzazione nell’Industrial Internet of Things – settore per il quale Leonardi sviluppa prodotti che processano ed elaborano Big Data, consentendo, per fare un esempio, alla macchina di allertare in caso di guasto o di pianificare una manutenzione – non trova, invece, ancora applicazione su aziende locali e, in generale, tutte le imprese clienti di Bcame hanno sede da Roma in su.
Nonostante ciò, l’imprenditore non ha mai pensato di trasferire altrove l’azienda. “Sono molto legato alla mia terra e faccio fatica a pensarmi in un luogo diverso da Catania – racconta –. Posso anche partire ogni settimana, ma per me è importante tornare a casa. E nel corso della mia vita professionale ho sempre cercato di fare impresa con l’obiettivo di creare valore sul territorio”. Le collaborazioni con altre realtà al di fuori dell’isola non sono mai mancate, anzi. Per un periodo, Salvo Leonardi è stato il referente di una sede a Catania di H-Farm, il celebre incubatore di imprese con sede a Roncade, in provincia di Treviso, e il lavoro lo ha portato a collaborare, come consulente, anche per società del calibro di Engineering.
Oggi, però, la direzione intrapresa è chiara, così come la volontà di abbattere stereotipi, a suo avviso, ormai fuori tempo. “In Sicilia esistono belle realtà. A Catania, nel nostro settore, benché non vi siano grandi gruppi, c’è una moltitudine di micro e piccole aziende (in media con 7-8 dipendenti) che occupano, nel complesso, molti laureati. Ed ecco spiegato perché si comincia oggi a fare fatica a trovare risorse valide”, chiarisce Leonardi, che confessa il proprio dispiacere per la continua emorragia di studenti, che scelgono subito dopo il diploma di proseguire gli studi al Nord. “Per arginare questa fuga – aggiunge – cerco sempre di stimolare le università locali a collaborare di più con le imprese per ‘catturare’ questi talenti, facendo capire loro che non c’è alcun motivo di andare via per forza. Le opportunità esistono anche qui”.
Quali sono i profili maggiormente ricercati in Bcame? Sono naturalmente gli informatici, sia ingegneri che laureati in informatica, come lo stesso Salvo Leonardi, che fu uno dei primi a completare il suddetto corso di studi, nuovo in quegli anni, nell’ateneo catanese con una tesi sperimentale in azienda presso la ST Microelectronics (dove poi rimase, come dipendente, dal 1998 al 2002).
Ma la concorrenza sulle risorse umane arriva oggi pure da altre direzioni. “Sono le multinazionali, che cominciano a proporre contratti con il full remote working – spiega l’imprenditore –. E così i giovani, tra i 25 e i 35 anni, che vogliono lavorare in un’azienda internazionale possono esaudire il loro desiderio senza la necessità di andare all’estero ma restando a casa. Se vogliamo, quindi, trattenere questi diamanti grezzi, noi aziende del Sud dobbiamo essere ancora più attrattive e determinate”.