Ieri si è tenuta la prima giornata di lavori del Consiglio europeo (foto Copyright European Union). Tra i temi caldi in agenda, il rafforzamento del coordinamento per la gestione della pandemia, soprattutto alla luce dei successi delle campagne vaccinali e della diffusa crescente preoccupazione per le varianti del Covid, la ripresa dei flussi migratori, lo stato di diritto in Ungheria e le relazioni con la Turchia di Erdogan e la Russia di Putin.
Inoltre, l’analisi della situazione economica e una prima riflessione sui Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza e il dibattito sull’idea del Presidente del Consiglio Michel di una nuova Agenda strategica per indirizzare i lavori del Consiglio.
Dell’Ungheria i leader hanno discusso a cena. La legge contro la comunità Lgbt appena promulgata ha avuto l’effetto di aprire un inedito quanto intenso dibattito sui valori dell’Unione tra i leader.
Diversi Stati membri hanno evocato la necessità di attivare la procedura ex articolo 7 del Trattato, che prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all’Unione europea (ad esempio il diritto di voto in sede di Consiglio) in caso di violazione grave e persistente da parte di un paese membro dei principi sui quali poggia l’Unione (libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani, etc), mentre il premier olandese Mark Rutte ha chiesto apertamente al premier ungherese Victor Orban di attivare l’articolo 50 del Trattato e di uscire dall’Unione come ha già fatto il Regno Unito.
Solo il premier polacco Mateusz Morawiecki e lo sloveno Janez Jansa – il cui paese assumerà la presidenza di turno dell’Ue dal 1° luglio al 31 dicembre – sono intervenuti per difendere Viktor Orban.
In ogni caso, l’Ungheria ha svolto utilmente il ruolo della “pecora nera” per far passare in secondo piano sia il nulla di fatto sul meccanismo di ricollocazione dei migranti che i 3,5 miliardi di euro alla Turchia di Erdogan, nonostante il #sofagate, per bloccare la cosiddetta rotta balcanica dei flussi migratori.
Covid-19
I 27 leader, registrando gli effetti positivi della campagna vaccinale, apprezzando l’entrata in vigore del Certificato Covid europeo come primo passo per il ripristino della libertà di circolazione, ma esprimendo anche preoccupazione per la virulenza e pervasività delle varianti del Covid-19, chiedono alla presidenza di turno slovena di portare avanti i lavori in seno al Consiglio per migliorare il coordinamento tra Stati membri, la capacità di risposta e la resilienza alle crisi future dell’Unione e per proteggere il funzionamento del mercato interno.
In particolare, Angela Merkel ha preso di mira il Portogallo, accusato di aver aperto le frontiere ai cittadini britannici con troppa disinvoltura, nonostante il rischio rappresentato dalla variante Delta del virus.
Il Consiglio considera inoltre necessario portare avanti rapidamente il lavoro in corso per contribuire a promuovere la produzione globale di vaccini e l’accesso universale ad essi, in particolare attraverso Covax. Tutti i paesi produttori e i produttori sono invitati a contribuire attivamente agli sforzi per aumentare la fornitura mondiale di vaccini, materie prime, trattamenti e terapie Covid-19 e a coordinare l’azione in caso di strozzature nella fornitura e nella distribuzione.
Migrazione
Sulla migrazione, tema di discussione voluto e ottenuto dall’Italia, c’è stato da subito consenso nell’affrontare la dimensione esterna del fenomeno, attraverso la cooperazione con i paesi snodo delle partenze, a cominciare dalla Libia, mentre è stato confermato il disaccordo sulla gestione interna del fenomeno e, in particolare, sul meccanismo di solidarietà, che dovrebbe sgravare il carico dei paesi di primo approdo.
Il Consiglio, in dieci minuti di dibattito, ha così avallato l’idea di un approccio “pragmatico, flessibile e su misura”, che consenta l’uso uso coordinato, come Team Europe, di tutti gli strumenti e gli incentivi disponibili dell’Ue e degli Stati membri, in stretta collaborazione con l’Unhcr e l’Oim.
Si tratta di una versione diplomatica del principio “aiutiamoli in casa loro”: un approccio globale che copra tutte le rotte, affrontando le cause profonde, sostenendo i rifugiati e gli sfollati nella regione, sviluppando capacità di gestione della migrazione, sradicando il contrabbando e la tratta, rafforzando il controllo delle frontiere, cooperando nella ricerca e nel soccorso , affrontando la migrazione legale nel rispetto delle competenze nazionali e garantendo il rimpatrio e la riammissione.
I leader hanno chiesto alla Commissione e all’Alto Rappresentante per la Politica estera di coordinarsi con gli Stati membri per afforzare azioni concrete e un sostegno tangibile per i paesi prioritari di origine e di transito entro novembre 2021, indicando obiettivi chiari, tempistiche concrete e ricorrendo ad almeno il 10% della dotazione finanziaria dell’NDICI, nonché ai finanziamenti nell’ambito di altri strumenti pertinenti, per azioni relative alla migrazione.
Nell’ultimo capoverso dedicato al tema migrazione si legge che il Consiglio condanna e respinge ogni tentativo da parte di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici: un diplomatico riferimento alla Turchia di Erdogan.
Turchia
Le Conclusioni, sottolineano l’importanza di assicurare la stabilità del Mediterraneo orientale e di costruire un rapporto di collaborazione reciprocamente vantaggiosa con la Turchia, secondo un processo graduale e reversibile.
L’accento viene inizialmente posto sulla modernizzazione dell’Unione doganale con Ankara, sottolineando l’avvio dei lavori a livello tecnico per la definizione di un mandato negoziale e la necessità di superare le difficoltà tuttora esistenti, ad esempio in merito alla sua effettiva applicazione a tutti gli Stati membri. A tal proposito, si conferisce al Consiglio dell’Ue la facoltà di adottare il mandato sulla base di ulteriori orientamenti da parte del Consiglio europeo.
I leader hanno ricordato inoltre l’avvio del dialogo bilaterale su temi quali sanità pubblica, clima e terrorismo.
L’attenzione si sposta poi con linguaggio deciso su spinosi temi di attualità, quali la richiesta alla Commissione di presentare al più presto un piano per continuare a supportare finanziariamente i rifugiati siriani in Turchia, Giordania e Libano, l’importanza di trovare una soluzione globale per il problema di Cipro secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite, la preoccupazione per il rispetto dello stato di diritto e delle libertà fondamentali in Turchia e l’importanza di lavorare insieme per risolvere le crisi che affliggono la regione.
Un approccio “bastone e carota”, insomma: salvaguardando il patto con Erdogan sulla gestione dei flussi migratori e sulla lotta al terrorismo, ma puntualizzando principi “fondamentali”, emersi politicamente e a livello di opinione pubblica con il caso “sofa gate”, e rassicurando Cipro e Grecia sull’intenzione dell’Ue di proteggerne la sovranità, nonostante il peso di questo partner ingombrante.
Libia
La Libia è uno dei paesi con i quali l’Unione intende rafforzare la cooperazione per limitare e gestire i flussi migratori. Per questo è di fondamentale importanza il suo processo di stabilizzazione.
Il Consiglio europeo ha ribadito che tale processo deve essere condotto sotto l’egida delle Nazioni Unite. I leader hanno inoltre espresso il proprio supporto per il proseguimento del dialogo politico all’interno del paese e hanno richiesto il ritiro di tutte le forze armate straniere e mercenarie dal territorio libico.
Russia
Sulla Russia, alla vigilia del vertice, Francia e Germania hanno tentato un colpo di mano, inviando un documento nel quale chiedono di riprendere i Summit tra Ue e Russia, che erano stati interrotti dopo l’annessione della Crimea nel 2014, e di portare avanti con Putin un approccio “bastone e carota”: costringerlo a scegliere tra sanzioni e un’agenda positiva.
La scelta dei tempi di invio del documento ha provocato una reazione negativa da parte di molti Stati membri, soprattutto quelli dell’Est e quelli scandinavi, mentre l’Italia si è attestata su una posizione intermedia. Alla luce di tale documento e nonostante i malumori, l’ultima bozza di Conclusioni è stata modificata a ridosso del vertice nel tentativo di trovare un (difficile) equilibrio tra posizioni così distanti.
In conferenza stampa alle 2 del mattino, Angela Merkel ha chiuso il primo giorno di Consiglio dicendo che i leader non sono riusciti a mettersi d’accordo su come procedere con la Russia, che non c’è accordo per tenere “un incontro immediato dei leader con Putin” e che per questo nelle Conclusioni è stata scelta la formula “il Consiglio europeo esplorerà formati e condizioni del dialogo con la Russia”.
Una sconfitta negoziale per la cancelliera, al suo ultimo Consiglio europeo, e per Macron, alle prese con una difficile situazione politica a livello interno.
Piuttosto che approvare il linguaggio proposto da Germania e Francia, che avrebbe lanciato l’idea di “riunioni a livello di leader”, il Consiglio ha approvato una dichiarazione incentrata sulla definizione di aspettative e richieste per il Cremlino, come prerequisito per un nuovo impegno diplomatico. Il Consiglio ha anche minacciato nuove sanzioni economiche nel caso in cui Mosca persista in attività nocive, illegali e distruttive.
In linea con le Conclusioni del vertice del 24-25 maggio scorsi e sulla base del rapporto presentato dall’Alto Rappresentante e dalla Commissione, i leader hanno confermato i cinque principi che guidano la politica dell’Ue sulla Russia.
Le Conclusioni presentano un testo molto articolato sul punto Russia.
Si ribadisce l’importanza dell’implementazione degli accordi di Minsk sull’Ucraina e di agire in modo coordinato per affrontare ulteriori attività illegali d’ingerenza da parte di Mosca, con la richiesta alla Commissione e all’Alto Rappresentante di presentare delle opzioni per ulteriori misure restrittive da introdurre, incluse le sanzioni economiche.
Inoltre, si sottolinea la necessità d’intensificare la cooperazione economica e politica con il Partenariato orientale e con l’Asia centrale. Allo stesso tempo, i leader hanno invitato la Commissione e l’Alto Rappresentante a formulare delle opzioni per un’apertura selettiva e con condizionalità alla Russia su temi d’interesse per l’Unione, come ambiente, energia, sanità, terrorismo, Siria e Libia, affermando che il Consiglio europeo rivaluterà le attuali modalità di dialogo con Mosca.
Infine, i leader hanno criticato le limitazioni alle libertà fondamentali nel paese e hanno ribadito il proprio supporto alla ricerca della verità in merito all’abbattimento del velivolo MH17 in Ucraina nel 2014.
Bielorussia
Il Consiglio europeo ha espresso soddisfazione per la celere implementazione delle sanzioni contro Minsk, in linea con le Conclusioni del vertice del 24-25 maggio scorsi.
Inoltre, i leader hanno chiesto nuovamente il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici, inclusi il giornalista incarcerato in seguito al dirottamento del volo Ryanair e la compagna, la fine delle repressioni nei confronti dei media e della società civile e la possibilità per il popolo bielorusso di eleggere il proprio Presidente tramite elezioni libere e democratiche.
Le Conclusioni affrontano poi i temi della stabilità nel Sahel e del conflitto in corso nella regione del Tigray in Etiopia.
Infine, un paragrafo delle Conclusioni è stato dedicato alla Cyber sicurezza.
Il Consiglio europeo condanna le recenti attività informatiche dolose contro gli Stati membri, anche in Irlanda e Polonia e invita il Consiglio dell’Ue a vagliare le misure più appropriate da mettere in campo nel quadro degli strumenti della diplomazia informatica.
(Gli autori sono componenti della Delegazione Confindustria presso l’Unione europea)