“La situazione già critica da mesi ora è diventata insostenibile. Siamo sull’orlo di un baratro. Non c’è più tempo da perdere. Governo e Unione europea devono prendere provvedimenti urgenti nei prossimi giorni, altrimenti le conseguenze economiche, produttive e sociali rischiano di essere senza precedenti. Sulla capacità di reazione allo choc energetico che sta colpendo imprese e famiglie si gioca la credibilità di quelle forze politiche che si candidano a governare il nostro Paese. Che almeno su questo non ci siano divisioni di parte”. Roberto Grassi, presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, lancia l’allarme per la drammatica situazione che le imprese del territorio stanno vivendo a causa dell’impennata dei prezzi del gas e dell’energia elettrica.
Un quadro comune a tutto il settore manifatturiero italiano e sul quale nei giorni scorsi era intervenuto nuovamente il presidente di Confindustria Carlo Bonomi in un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera. “Finora – aveva dichiarato Bonomi – le imprese italiane sono state abbastanza capaci e flessibili ma ora nell’industria abbiamo casi di bollette decuplicate, non possiamo reggere. In autunno arriveranno nuovi rincari energetici, mentre l’inflazione dei mesi scorsi sulle materie prime continuerà a scaricarsi sui prezzi al consumo. Ci saranno seri problemi su redditi e potere d’acquisto delle famiglie. Il grido di dolore delle imprese fin qui è stato un po’ ignorato, ma ora c’è urgenza di nuovi interventi”.
La situazione descritta dal presidente degli industriali trova conferma nel quadro tratteggiato dalla territoriale varesina. Le segnalazioni giunte al Consorzio Energi.Va riferiscono, ad esempio, di imprese del settore della plastica che hanno pagato nei primi 6 mesi di quest’anno bollette per un totale di 1 milione di euro, contro i 300mila del 2021.
Tintorie tessili – si legge nel comunicato stampa diffuso dall’associazione – che pagavano a luglio di un anno fa bollette di energia elettrica di 47mila euro e di gas di 52mila e che a luglio di quest’anno hanno affrontato livelli, rispettivamente di 166mila e 266mila euro. E ancora, aziende attive nella lavorazione dell’acciaio che sono passate da bollette di 280mila euro nel luglio del 2021 a bollette da 1,3 milioni di euro.
Lo scenario si ripete nelle fonderie specializzate nei componenti dell’automotive: “Qui l’esempio è di un’impresa che pagava a luglio del 2021 152mila euro di energia elettrica – prosegue la nota – e il mese scorso ha dovuto affrontare una bolletta di 516mila. Il settore delle cartarie non è da meno”.
Per il presidente Grassi il trend è in peggioramento: “Sono in crescita le chiamate di imprese che hanno deciso di non riaprire dopo le ferie e di quelle che hanno già deciso di bloccare la produzione perché a questi livelli, pur di fronte a un buon portafoglio ordini che caratterizza tutta la nostra industria, è ormai ampiamente diseconomico produrre”. Occorre dunque intervenire al più presto. Da Varese viene dunque rilanciato il pacchetto di proposte avanzato da Confindustria e cioè:
- immediata introduzione del tetto del gas a livello europeo;
- sospensione temporanea del sistema delle autorizzazioni ETS (per le emissioni di gas serra);
- destinazione all’industria della quota di energia di produzione nazionale (anche da fonti rinnovabili) a prezzo calmierato;
- riformare o comunque sospendere l’attuale meccanismo della formazione del prezzo dell’elettricità sganciandolo dalle quotazioni del gas.
“Quest’ultimo provvedimento – spiega Grassi – fermerebbe l’irrazionale vendita a prezzi folli dell’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili che in alcune ore della giornata garantiscono anche il 60% dell’offerta e i cui costi di produzione non sono aumentati”. Mentre per quanto riguarda la politica energetica di lungo periodo, occorrerebbe aumentare la produzione nazionale di gas, ripensare alla possibilità di sviluppare impianti di energia nucleare e proseguire con i rigassificatori.
“Le imprese faticano a capire l’immobilismo di fronte alle bollette che stanno arrivando nei loro uffici di amministrazione – aggiunge il presidente degli industriali varesini –. Forse non ci si rende conto delle ripercussioni che stanno per concretizzarsi e si spera sempre nelle illimitate capacità di reazione del sistema imprenditoriale. Ma questa volta il quadro è completamente diverso. Siamo impotenti, occorrono interventi urgenti per garantire la tenuta industriale del Paese e dei suoi territori più manifatturieri come Varese”.