Valutare lo stato di salute dei nostri confidi richiede la disamina di elementi diversi, omettendo o trascurando alcuni dei quali si rischierebbe di fornire un quadro superficiale e per certi versi addirittura fuorviante.
Limitando il giudizio alle dinamiche di tipo quantitativo che si riscontrano ormai da qualche anno, se ne trae infatti un quadro critico sotto diversi profili. Il volume dei finanziamenti garantiti registra un trend in calo, a riprova delle difficoltà di accesso al credito che le nostre imprese stanno vivendo. Le imprese non trovano, nel credito, il giusto supporto agli sforzi che stanno compiendo per uscire dalla zona grigia nella quale si trovano, dovuta a un mercato che stenta ancora molto a ripartire e, di contro, alla forte esigenza di crescita, di sviluppo e diversificazione che esse stesse sentono, in un contesto caratterizzato da incertezza e rapidità evolutiva.
La patrimonializzazione dei confidi risente della stessa dinamica e inoltre, a fronte dell’incremento delle escussioni in questi anni di crisi, si è anche assistito al fenomeno della contrazione dei contributi pubblici da parte delle Regioni e delle Camere di Commercio.
Il nostro sistema si fonda quindi prevalentemente sulle risorse patrimoniali apportate dalle pmi socie e il sostegno pubblico non assume sempre una forma patrimonialmente fruibile da parte dei nostri confidi. Un esempio per tutti: la recente destinazione ai confidi delle risorse stanziate con la legge di stabilità 2014, che ha impegnato non poco questa Federazione. Essa rappresenta senz’altro una opportunità per i confidi, in quanto si tradurrà in una maggiore operatività, ma queste risorse hanno trovato la strada della costituzione di specifici fondi rischi, quindi i confidi non ne beneficeranno in via diretta in termini di maggiore patrimonializzazione.
Il livello di patrimonializzazione dei confidi vigilati, che per legge deve rispondere a precisi criteri, ha subìto in questi anni un pericoloso decremento.
In questo contesto i confidi di matrice confindustriale continuano comunque a onorare la propria mission e a raggiungere un numero cospicuo di imprese.
Malgrado una lieve contrazione nell’ultimo periodo, il numero di pmi socie si mantiene intorno alle 90mila unità, con un ammontare di crediti garantiti pari a circa otto miliardi di euro (al 31 dicembre 2015, ndr). I confidi continuano quindi a svolgere azione di sostegno alle imprese, continuando a perseguire, non senza difficoltà, la propria economicità aziendale.
Ma ciò introduce una considerazione importante. L’economicità dei confidi non può valutarsi in termini semplicistici attraverso i cosiddetti “economics”, quand’anche valutati in modo aggregato, adeguatamente ponderati e rapportati alle diverse aree geografiche di riferimento e, in altri termini, pur rappresentando un quadro tecnicamente veritiero del sistema nel suo complesso.
L’economicità del sistema va piuttosto valutata in base alla utilità prodotta in capo alle pmi socie, per le quali il sostegno dei confidi rappresenta sempre più motivo di sopravvivenza. Teniamo a mente che il sostegno finanziario fa la differenza tra un’impresa capace di evolversi e un’impresa destinata al più a sopravvivere, spesso a soccombere.
La vitalità delle aziende dipende dalla capacità del mercato di credere in esse, dalla abilità degli operatori del credito di saper valutare i risultati delle imprese e di saper leggere la bontà dei loro piani aziendali; e non sempre il canale bancario ha mostrato tale sensibilità dei confronti delle piccole imprese.
Per la natura dei confidi e per disposto normativo, le nostre garanzie vengono rilasciate a beneficio di imprese piccole e medie; proprio quelle imprese che, nel loro complesso, rappresentano numericamente la quasi totalità delle imprese italiane e occupano circa l’80% degli addetti. La nostra mission, dunque, è strettamente legata agli obiettivi di politica economica del nostro Paese e l’economicità del nostro sistema deve essere valutata in termini super-aziendali, direi a tutti gli effetti in senso “macro-economico”. In primo luogo al decisore pubblico, in altri termini, dovrebbe stare a cuore la salute e quindi l’efficacia dei confidi, al pari delle altre leve di politica industriale.
Come Federazione, questo è il lavoro che quotidianamente svolgiamo: portare all’attenzione degli interlocutori economici, in primo luogo pubblici, l’istanza di un efficace svolgimento dell’attività istituzionale dei confidi.
Reclamiamo una maggiore attenzione ai nostri sforzi e una lettura più critica della dinamica che il credito alle pmi sta mostrando in questi anni. Chiediamo pertanto un nuovo impianto normativo che ci consenta di ampliare le nostre attività istituzionali, distinguendo le nostre tipicità gestionali da quelle degli operatori bancari.
Negli ultimi mesi abbiamo lavorato, interloquendo anche come Assoconfidi con i competenti organi politici, affinché la riforma normativa dei confidi prendesse la direzione auspicata. La legge delega recentemente approvata dal Parlamento, cui seguirà nei prossimi mesi – in virtù della recente proroga – l’emanazione dei decreti attuativi, ha accolto tra i propri principi ispiratori la maggiore patrimonializzazione dei confidi, lo sviluppo di strumenti innovativi adeguati alle mutate esigenze delle pmi, il contenimento dei costi, la semplificazione amministrativa, il riconoscimento del carattere accessorio della garanzia.
Allo stesso modo ci siamo adoperati affinché l’imminente riforma del Fondo centrale di Garanzia per le pmi avesse tra gli obiettivi quello della affermazione del principio di neutralità di copertura, nella prospettiva delle imprese, tra garanzia diretta e contro-garanzia e quello dell’ampliamento della platea delle imprese beneficiarie.
A breve saremo inoltre impegnati per l’avvio dei lavori dell’organismo deputato alla tenuta dell’elenco dei confidi minori, per il quale abbiamo speso molte energie nei mesi scorsi; abbiamo già stabilito i primi contatti con i commissari e manifestato la nostra piena e fattiva collaborazione.
Ci auguriamo che l’avvio dell’organismo renda più definito il contorno operativo dei confidi minori, commisurando correttamente i vincoli normativo-regolamentari alle loro specificità e valorizzandone i tratti distintivi, legati alla prossimità alle imprese, con positive ricadute per queste ultime.
Continueremo, sia nell’immediato futuro che nel lungo periodo, a far sentire la nostra presenza nell’economia reale, auspicando che le imprese possano beneficiare presto di una politica creditizia meno penalizzante e di una ripresa economica che vogliamo credere ormai avviata.
Al contempo i confidi devono certamente impegnarsi in prima persona, perseguendo un recupero di efficienza gestionale, da realizzarsi tra l’altro attraverso fenomeni aggregativi; è tuttavia evidente che, senza una contribuzione pubblica sistematica, il conseguimento dell’equilibrio di bilancio sarà difficile da realizzare e mantenere, rischiando di pregiudicare la stessa sopravvivenza del nostro sistema.