
Idee nuove, fresche. Partorite da chi ha sì confidenza commerciale con i numeri con l’ovvio obiettivo di generare utili, ma anche la voglia di non arrendersi alle consuetudini, alla lunghezza spesso eccessiva delle catene alimentari di casa nostra. Partendo anche da competenze digitali sopra la media, quattro ragazzi hanno così dato vita a Soplaya, startup friulana nata per avviare un processo virtuoso che possa contribuire a rinnovare il settore dalle sue fondamenta.
In altre parole, nel quartier generale di Udine si è pensato di accorciare sensibilmente la filiera agroalimentare. Consegnando per adesso nell’area geografica del nord-est uova e formaggi, ma anche verdure, frutta, grani antichi e molto altro, si stanno insomma aiutando produttori, negozianti e chef a non venire più frenati (anche da un punto di vista economico) nel loro lavoro giornaliero dalle intermediazioni. Compito legato anche alla ricerca di una sempre maggiore sostenibilità che Soplaya – 1,7 milioni di euro di fatturato nel 2020 e 30 dipendenti – riesce a portare avanti attraverso la propria piattaforma di e-commerce.
“Dal 2016 ad oggi siamo riusciti a fare parecchia strada per rendere funzionale questo progetto – spiega Gian Carlo Cesarin, cofondatore e amministratore delegato (nella foto) –. L’idea è sempre stata quella di creare una catena alimentare corta e dotata di hub logistici snelli e gestiti da noi, in grado di permettere soprattutto a ristoratori e chef di ricevere gli ingredienti necessari per il loro lavoro nella maniera più comoda possibile. Materie prime non comuni, cioè locali, artigianali e biologiche, che la grande distribuzione in genere non può offrire loro. Soplaya, invece, lo fa con l’aiuto di driver, metà dei quali dipendenti, che assicurano una delivery success rate del 98%”.
Cresciuta inizialmente in Friuli Innovazione e poi passata per l’accurato screening dell’acceleratore ABC di Lubiana (Slovenia), l’azienda friulana ha avuto subito un grande seguito da quando è sbarcata sul mercato udinese proponendosi come un team affiatato e pronto ad andare a scovare anche le più nascoste eccellenze agroalimentari. “Nell’arco delle due ore concordate con i clienti riusciamo a consegnare quello che ci hanno chiesto. Dal 2018 lo facciamo ad Udine, mentre dall’anno successivo siamo presenti pure a Padova, nonostante l’immaginabile rallentamento del processo dovuto agli effetti del Covid-19 – conferma Cesarin –. Progetto che implica un costante aggiornamento delle tecnologie, sforzi innovativi capaci di farci raggiungere i 1.300 utenti registrati in un marketplace che arriva a mettere a disposizione fino a 12mila prodotti. Inoltre, stiamo arricchendo regolarmente l’offerta, aiutati in questo dall’entrata nel circuito Soplaya di uno, due nuovi produttori a settimana”.
La totalità degli ingredienti è messa in commercio da chi li produce, circolo virtuoso che consente a loro e al compratore di avere un ritorno economico superiore al passato. “Senza intermediazioni il produttore riesce a realizzare un aumento della marginalità intorno al 40%, mentre ristoratori e chef, per esempio, risparmiano il 20% rispetto a quanto accadeva con la distribuzione tradizionale”. Che è immaginabile non sia troppo contenta delle idee messe in campo da Soplaya. “Sì, effettivamente non facciamo simpatia a molti, ma ormai il trend avviato è questo. Crediamo di fare bene al settore agroalimentare come all’ambiente, non fosse altro per la scelta di non utilizzare packaging e ottimizzare i viaggi quando consegniamo i prodotti: possiamo, infatti, garantire anche quantità giornaliere minime alla nostra clientela, che ora, per esempio, non ha più il problema dei 200 chili di un prodotto arrivati tutti assieme”, fa capire Cesarin.
Nel frattempo, Soplaya sta per allargare ulteriormente il proprio raggio d’azione in altre regioni del nord, step fisiologicamente necessario per dare maggiore respiro ad un progetto di ormai tangibile successo. “Non posso ancora ufficializzare le città dove arriveremo con i nostri servizi agroalimentari, però le regioni coinvolte saranno sicuramente Lombardia ed Emilia Romagna. Per questo avremo bisogno anche di migliorare la tecnologia per andare ad intercettare in maniera più precisa, tenendo conto del trend di crescita e decrescita dei prodotti, la domanda commerciale del futuro”.