
Apprezzato da molti perché in grado di “realizzare anche quello che non si trova sul mercato”, il team di Clamp Studio – 1,5 milioni di euro di fatturato nel 2022 e 22 dipendenti – nel tempo è stato capace di mettere a terra le conoscenze accumulate nel settore della progettazione, assemblaggio e produzione meccanica e industriale a partire da quel 2010 in cui è decollato il progetto dei tre soci fondatori. Un piano industriale, poi sviluppatosi nell’attuale stabilimento di Castel Bolognese, in provincia di Ravenna, che, nel 2014, ha raggiunto un successo sostanziale con l’apertura a Chennai, in India, della prima filiale estera.
“Qui arrivano clienti che hanno un’idea e, partendo da quelle basi, siamo in grado di creare un prodotto o una linea industriale – spiega il general manager di Clamp Studio Marco Montanari (nella foto in alto), alla guida dell’azienda assieme a Suraj Lanzoni, Chief technical officer –. Abbiamo insomma le competenze per occuparci delle due tipologie principali di persone che si avvicinano a noi. Chi non ha all’interno dell’impresa sufficiente know how per sviluppare un nuovo prodotto o portare a termine un miglioramento del processo produttivo e sceglie di coinvolgerci in una collaborazione, ma anche quelli che hanno una fantasia non applicabile perché molto astratta e a cui, perciò, almeno inizialmente non si riesce proprio a dare una forma”.
Clamp Studio, che ha un raggio d’azione industriale abbastanza ampio, è attivo, tra i vari ambiti, anche nei campi della progettazione di software, design e stile industriale, nella realizzazione prototipi, progettazione e stampa 3D di materie plastiche oltre che nell’automazione meccanica, robotica ed attrezzature per reparto. “Ci muoviamo in parecchi ambienti, dal packaging alla robotica, sempre passando per l’osservazione tramite benchmark di ciò che è presente sul mercato, suggerimenti poi girati agli stilisti interni che così possono fare capire al cliente quale sarà il risultato finale del progetto. Un altro passaggio fondamentale del nostro lavoro è quello relativo alla realizzazione di prototipi, come maschere di saldatura, assemblaggio o nastri trasportatori e stazioni robotiche, macchinari che certifichiamo prima che vengano installati. In più, per un’azienda veneta, stiamo ricreando in maniera automatica processi che attualmente vengono portati a termine manualmente, mentre siamo operativi pure nel mondo dei veicoli fuoristrada come escavatori, pale e altro”, chiarisce Montanari.
Per la Pmi romagnola anche il 2019 è stato un anno importante, visto che ha consentito di allargare la propria l’influenza commerciale aggiungendo la sede statunitense di Chattanooga, in Tennessee, alla geografia aziendale. “Sicuramente un ulteriore passo avanti, anche se questo progetto oltreoceano resta per adesso un foglio bianco ancora da scrivere a causa della pandemia che non ci ha permesso di portare a compimento gli investimenti necessari per farci conoscere appieno pure in Nordamerica”.

ESEMPI DI PROGETTI CLAMP STUDIO
Spesso interpellata da clientela con necessità di “portare aria fresca nel proprio settore”, Clamp Studio è chiamata a spendersi nel ruolo di qualificato traghettatore di cose mai sperimentate in quello specifico contesto. “Ci contattano pure per portare know how da un campo industriale all’altro, per provare a cambiare le carte in tavola alla ricerca di un qualcosa capace magari di anticipare la concorrenza – sottolinea il general manager dell’impresa di casa a Castel Bolognese –. Comunque, al di là di questo aspetto, le aziende che ci cercano sono molto diverse tra loro: c’è chi fa macchine per pannellature per grossi player internazionali, altri invece si interessano di linee per tetrapak, del settore medicale, di macchine per i gelati oppure di attrezzature da montaggio. Un universo, come si può capire, parecchio allargato in cui cerchiamo di far arrivare compiutamente il nostro modo di approcciarci all’imprenditoria”.
Presente al momento con i propri prodotti in Stati Uniti, India, Germania, Olanda e Turchia, Clamp Studio genera in ogni caso la maggior parte del fatturato in Italia. “Questo perché il grosso viene dai grandi clienti che abbiamo all’interno dei confini nazionali, mentre la parte export si ferma, per adesso, al 15-20%”.
Un altro punto centrale nel giornaliero della Pmi romagnola è legato ai problemi del ricambio generazionale, pur se l’età media dei dipendenti non supera i 26 anni. “Per questo abbiamo avviato contatti con istituti tecnici, con università come quella di Bologna e un ragazzo è pure venuto a scrivere la tesi da noi. Il futuro passerà da qui, non c’è alcun dubbio”.
Intanto alla Clamp Studio si continua a puntare su un orario di lavoro estremamente flessibile, con permesso di entrare o uscire secondo necessità. “Siamo convinti sia importante responsabilizzare i nostri dipendenti, dando loro la libertà di scegliere quando venire in azienda. Il tutto a patto di completare le 40 ore settimanali e non trascurare progetti non differibili nel tempo. Lavorare con la mente sgombra e serena crediamo porti, tra le altre cose, ad una resa più elevata”, commenta Montanari.
Per l’immediato futuro, infine, i vertici della Pmi di Castel Bolognese sono pronti per mettere sul mercato qualcosa di nuovo. “Si chiamerà Mach Badger ed è la sintesi del viaggio fatto finora nella progettazione di veicoli. Una macchina compatta impiegabile sia in interni che all’esterno con una modularità che le permetterà di essere presentata nelle versioni benzina, diesel o full electric. La stiamo ultimando e dovrebbe entrare in produzione entro la fine dell’anno”.